Emanuele Castano, foto archivio Università di Trento

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I PERSONAGGI LETTERARI CI AIUTANO A CAPIRE GLI ALTRI

Emanuele Castano ha presentato a Rovereto i suoi studi sul legame tra narrativa letteraria e teoria della mente

1 luglio 2014
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Giovanni Cassani
di Giovanni Cassani
Studente dell’Università di Trento, sta svolgendo uno stage presso l’Ufficio Stampa di Ateneo.

«Un giovane, espulso dall’università, di famiglia piccolo borghese, poverissimo, decide di uscire di colpo dalla sua triste situazione, per leggerezza di spirito, per instabilità di convinzioni, per essersi lasciato sedurre da certe idee strane, “non concrete”, che oggi sono nell’aria. Decide di uccidere una vecchia usuraia […] e divenire in seguito, e per sempre, un uomo onesto risoluto, inflessibile nel compiere “il proprio dovere verso l’umanità”». Così scrive Fedor Dostoevskij a Michail Katkov, direttore della rivista dove viene pubblicato a puntate “Delitto e castigo”. Viene tratteggiato un personaggio elaborato e complesso come pochi altri, che il lettore seguirà per tutto il romanzo, arrovellandosi per seguirne i mutamenti, comprenderne le decisioni e gli stati d’animo che di volta in volta ne orientano il comportamento.

Nelle poche righe di Dostoevskij è racchiusa la caratteristica che rende la lettura di opere di narrativa letteraria una palestra per allenare la capacità tutta umana di mentalizzare, capire cioè i pensieri, le emozioni, le intenzioni, i desideri degli altri senza bisogno che siano resi espliciti. Emanuele Castano, psicologo sociale e docente alla New School of Social Research di New York, ha presentato alla conferenza “Fictional minds, actual worlds”, svoltasi a giugno a Palazzo Fedrigotti, i risultati dei suoi studi sull’impatto che la lettura di narrativa letteraria ha sulla nostra capacità di capire gli stati d’animo altrui. «Il concetto di narrativa letteraria è scivoloso in italiano, ma fondamentale per la nostra ricerca» spiega Castano. «Con l’inglese literary fiction si intende quella letteratura fortemente orientata sulla vita interiore dei personaggi più che sulla trama, dove i protagonisti hanno una psicologia complessa. Al contrario la popular fiction, o narrativa popolare, è caratterizzata dall’importanza della trama e da personaggi più semplici, spesso stereotipati, che hanno sviluppi prevedibili e codificati». Alcuni dei maggiori critici letterari del Novecento, come Michail Bakhtin e Roland Barthes, si sono dedicati ad identificare le caratteristiche principali della narrativa letteraria, ma la ricerca di Castano ha per la prima volta posto l’attenzione sull’influenza che questa può avere sui comportamenti umani e le interazioni sociali.

Per mettere alla prova la propria ipotesi, il team di ricerca ha messo a punto una serie di esperimenti in cui sono stati usati i test più validi e aggiornati per misurare la capacità dei partecipanti di comprendere gli stati d’animo altrui. I gruppi che avevano letto brani di narrativa letteraria sono stati confrontati con gruppi che avevano letto saggistica, altri che avevano letto narrativa popolare e altri infine che non avevano letto affatto. I partecipanti sono stati assegnati casualmente ad uno dei gruppi, e hanno dovuto leggere un brano a testa lungo una quindicina di pagine. Gli estratti forniti al primo gruppo provenivano da autori come Anton Cechov, Don De Lillo, Alice Munro e altri, mentre per la narrativa popolare sono stati scelti i libri in vetta alla classifiche di vendita americane di Amazon. Per il gruppo che ha letto brani di saggistica, infine, i testi provenivano dallo Smithsonian Magazine, un’importante rivista culturale americana. Dopo aver letto il brano assegnato, ai partecipanti veniva chiesto di completare un test in cui dovevano abbinare alcuni volti ad un’emozione. In tutti gli esperimenti i partecipanti che avevano letto narrativa letteraria hanno avuto percentuali di errore minori rispetto a tutti gli altri gruppi, in tutti i tipi di test scelti, impiegando lo stesso tempo per rispondere. Inoltre, non sono emerse differenze significative tra i tre restanti gruppi, suggerendo che non è tanto la lettura in sé ad indurre l’effetto osservato quanto lo sforzo richiesto dalla complessità dei personaggi.

«Da questa ricerca non devono però seguire giudizi di merito, né sui lettori né sulla narrativa letteraria» precisa Castano. «Non si tratta di una letteratura migliore che crea persone migliori: dopotutto l’abilità di interpretare gli stati d’animo altrui può essere anche usata per manipolare le persone. Né si tratta di una letteratura alta per lingua e stile: si può scrivere in una lingua semplice e tratteggiare personaggi complessi. Quello che abbiamo studiato e mostrato è che c’è un'altra possibilità per imparare queste capacità così importanti: incontrare personaggi elaborati, per quanto immaginari, e seguire la loro evoluzione può migliorare le nostre interazioni nel mondo reale».