Forte Strino, Vermiglio (Tn). G.P. Sciocchetti, Fondo Sciocchetti, Sistema Bibliotecario di Ateneo.

Eventi

ARCHITETTURA DELLA PAURA O DELLA SPERANZA

La valorizzazione del fondo Sciocchetti. Una mostra alla Biblioteca Universitaria Centrale

20 febbraio 2017
Versione stampabile
di Marinella Daidone
Lavora presso la Divisione Comunicazione ed Eventi dell’Università di Trento.

Fino all’8 marzo la Biblioteca Universitaria Centrale (BUC) dell’Ateneo ospita la mostra “Architettura della paura o della speranza”, già allestita nei mesi scorsi a Torre Mirana.
L’esposizione è il risultato del lavoro svolto da un gruppo di giovani, nell’ambito del progetto CoDiCo (Conservazione Digitalizzazione Condivisione), sul fondo del generale Gian Piero Sciocchetti, ora custodito proprio alla BUC.
Attraverso l’utilizzo del materiale miscellaneo contenuto nel fondo e dei disegni originali del generale, è stato creato un percorso espositivo che ripercorre la progettazione e l’evoluzione delle opere fortificate costruite in Trentino tra ‘800 e primo ‘900. Particolare attenzione è stata posta all’impatto che tali costruzioni hanno avuto sul paesaggio e agli interventi di rivalutazione e restauro.
Ne abbiamo parlato con la professoressa Casimira Grandi del Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale che ha fatto da
trait d’union tra il generale Sciocchetti e l’Università di Trento.

Professoressa Grandi, Lei conosce il generale Sciocchetti e ha avuto delle collaborazioni con lui?
Ho avuto l’onore e il piacere di collaborare per molti anni con il generale Gian Piero Sciocchetti e sono stata conquistata dalla sua autentica umanità e grande competenza, comprendendo cosa significa “ufficiale gentiluomo”: di qui l’amicizia che nel tempo ha prodotto innumerevoli occasioni di ricerca, didattica, eventi e in ultima istanza il lascito delle sue carte alla biblioteca dell’Università di Trento. Generale ora in pensione del Genio Militare, è considerato il massimo esperto di edilizia istituzionale e fortificazioni in territorio italiano nel periodo asburgico, nonché stimato collaboratore dell’Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell’Esercito Italiano. La carriera dell’amico Gian Piero si è svolta al tempo in cui vigeva ancora il servizio militare di leva e la sua collaborazione ai miei corsi di Storia contemporanea si spiega anche col piacere che aveva nel ritrovare ragazzi ventenni, ai quali sapeva comunicare trasmettendo sempre nuove aspettative di conoscenza, usando un linguaggio diretto e scevro da dotta supponenza. 

Cos’è il Fondo Sciocchetti e cosa contiene?
Creato per trasmettere al futuro conoscenze ed esperienze maturate nel corso di una vita lavorativa intesa come “servizio”, in esso vi sono memorie prodotte dalla professionalità elaborata attraverso la solida cultura di una persona che con generosa lungimiranza le ha volute donare all’Università, istituzione che per antonomasia si occupa di conoscenza e giovani. Si tratta di un archivio personale, composto da una raccolta miscellanea di documenti di cui fanno parte anche molti disegni eseguiti dallo stesso Sciocchetti, come quelli delle fortificazioni trentine che sono ora in mostra alla BUC.

Le vicende della Grande Guerra sono state affrontate certamente come soggetto prioritario in questa raccolta (rendendola quindi di stretta attualità), ma esaminate attraverso un’ottica originale e affatto scontata nonostante l’epoca della commemorazione che stiamo vivendo; in estrema sintesi “costruire e ricostruire” costituisce il fil rouge della miscellanea, felicemente esplicitato nel titolo della mostra “Architettura della Paura o della Speranza”.

La mostra nasce dal progetto CoDiCo. Di cosa si tratta?
A fare da cornice virtuosa di quest’esperienza è stato il progetto CoDiCo (acronimo di Conservazione Digitalizzazione Condivisione), rivolto a giovani in età compresa tra i 20 e i 29 anni. Scopo mirato di quest’azione era la creazione di un percorso formativo volto a fornire le competenze necessarie per attivare le diverse fasi di realizzazione in un progetto culturale: digitalizzazione di un fondo cartaceo, sua promozione nel web, creazione di un sito dedicato e allestimento di una mostra per sponsorizzarlo. Il sistema vincente in quest’operazione è stata l’interazione tra diverse istituzioni e il coinvolgimento formativo dei giovani in ogni fase della realizzazione. Il progetto è stato sostenuto dalla Società di Studi Trentini di Scienze Storiche e promosso dai Piani Giovani di Zona di Trento e Arcimaga e dalla Biblioteca dell’Università di Trento, in collaborazione con la Fondazione Museo Storico del Trentino, la Biblioteca Comunale di Trento, l’Archivio Diocesano Tridentino e MarketingDesign. Al progetto ha aderito anche il Dipartimento di Sociologia e Ricerca sociale. Responsabili del progetto sono due nostre giovani laureate, Giulia Esposito e Giulia Porta, mentre il coordinamento, anche per la costituzione stessa del fondo e per le attività connesse, è stato svolto da Maria Barbone, funzionaria del Sistema Bibliotecario di Ateneo. 

Un’esperienza di divulgazione culturale e nel contempo di formazione al lavoro?
È stata un’operazione che a pieno diritto rientra nella strategia della disseminazione culturale, affrontata con lungimiranza in prospettiva di un diffuso elevamento di “qualità” della popolazione sul territorio, investimento di sicura resa in funzione del suo patrimonio immateriale e non solo. L’approccio transdisciplinare alla memoria paesaggistica è il metodo che ha ispirato l’acquisizione di questa peculiare documentazione, per una lettura del passato che ha avuto ampio sviluppo negli ultimi decenni e che è stata organizzata al fine di essere strumento didattico nell’innovazione verso la digital history.

Un’esperienza molto positiva dunque?
Certamente. Il lavoro che è stato fatto per il Fondo Sciocchetti ha implicato molte cose che ci stanno a cuore: cultura, imprenditorialità innovativa, disseminazione e sperimentazione didattica.