Da sinistra Alberto Brodesco, David Kertzer, Francesca Decimo, Diego Quaglioni e Christian Zendri. Foto archivio Università di Trento

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DAVID KERTZER E IL CASO DI EDGARDO MORTARA

Battesimo forzato, sottrazione di minori e persecuzione degli ebrei nell’Italia risorgimentale. Annunciato un film di Steven Spielberg

18 luglio 2017
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DAVID KERTZER E IL CASO DI EDGARDO MORTARA
di Francesca Decimo
Docente di Sociologia delle migrazioni presso il Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale.

La storia non sempre si ripete ma sempre ci interroga, sollevando temi e questioni la cui significatività può rivelarsi intatta e attuale, indipendentemente dalla forma che assumono i fatti al variare dei tempi e dei luoghi. È questo certamente il caso di Edgardo Mortara di cui abbiamo discusso il 22 giugno con David Kertzer, visiting professor presso il Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale, autore di una magistrale ricostruzione degli eventi pubblicata nel 1998 con il libro The kidnapping of Edgardo Mortara, tradotto in italiano (Prigioniero del papa re, Rizzoli) e in molte altre lingue. Caso recentemente riportato all’attenzione dei media da Steven Spielberg, che ne ha annunciato la produzione di un suo prossimo film – su sceneggiatura di Tony Kushner e in collaborazione con lo stesso Kertzer – offrendoci l’occasione di discuterne per la prima volta all'Università di Trento, insieme con Alberto Brodesco del Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale, Diego Quaglioni e Christian Zendri della Facoltà di Giurisprudenza.

I fatti dunque. La sera del 23 giugno 1858 a Bologna la polizia si presenta alla porta di Momolo Mortara, rispettato commerciante ebreo, per prenderne in custodia il figlio di sei anni, Edgardo. L’ordine viene dall’inquisitore, ancora nel pieno esercizio delle sue funzioni nella tarda modernità, che è venuto a conoscenza del battesimo a cui il bambino sarebbe stato segretamente sottoposto dalla serva. Le leggi dello Stato Pontificio, di cui la città felsinea era parte, vietavano che un bambino cristiano venisse cresciuto da genitori ebrei, Edgardo viene così sottratto alla famiglia e portato a Roma, dove sarà destinato ad un’intensa ed esclusiva educazione cattolica. Siamo alla vigilia dei moti risorgimentali, lo Stato pontificio è in via di sgretolamento e l’opinione pubblica liberale, insieme a tutta la comunità ebraica italica e internazionale, si mobilita energicamente rivendicando la restituzione di Edgardo alla sua famiglia. Il caso finirà per divenire motivo di contesa avallata dallo stesso Pio IX, arroccatosi ad accanito sostenitore della potestà papale sul bambino, che di fatto sarà pienamente catechizzato fino a scegliere l’abito talare nella maggiore età.

Con il contributo di Alberto Brodesco, si sono esplorate le intrinseche qualità cinematografiche, per stile e costruzione, del libro di Kertzer, mentre con Diego Quaglioni e Christian Zendri si è aperto il dialogo storico. La storia di Edgardo Mortara è stata così riportata nell’alveo della lunga tradizione di battesimi e conversioni forzate a cui il Vaticano ha tristemente sottoposto gli ebrei e che, come ha sottolineato Quaglioni, legano drammaticamente le vicende di Bologna, alla fine della modernità, con i suoi albori a Trento e le terribili persecuzioni che furono inflitte alla locale comunità ebraica ingiustamente accusata dell’infanticidio di Simonino. Ma la storia di Edgardo Mortara non ci offre solo l’occasione di ripercorrere i modi odiosi e violenti riservati agli ebrei in Europa già ben prima della contemporaneità. Risulta di particolare significatività la specifica configurazione storica e sociale in cui avvengono i fatti e in particolare il regime di segregazione a cui si sarebbero dovuti più rigidamente attenere i Mortara, onde evitare di vedere lesa la patria potestà su Edgardo. Attraverso lo scrutinio degli atti giuridici sul caso, infatti, Kertzer fa emergere come l’accusa più volte viene rivolta in tribunale alla famiglia sia stata quella di aver trasgredito le norme che vietavano ad una famiglia ebraica di assumere lavoratori cattolici.

Questa dunque la responsabilità, la colpevole infrazione che avrebbe esposto la famiglia al sacramento esercitato dalla serva e quindi alla legittima sottrazione del bambino. Momolo Mortara e la sua famiglia sono ben integrati a Bologna, esponenti di quella borghesia liberale ed emancipata che si affacciava fiduciosa ai moti di cambiamento in corso lungo la penisola. Dunque è questo che veniva punito, l’aver abitato quel limen che regolava la categorica distinzione tra loro e gli altri, l’aver creato intenzionalmente occasioni di contatto che lungi dal favorire integrazione e coesione sociale si riveleranno foriere di assimilazione forzata: il battesimo e l’educazione cattolica sono di fatto imposti a Edgardo e per gli stessi genitori la conversione costituiva l’unica via loro accessibile per ristabilire il pieno diritto alla genitorialità.

Discendenza e appartenenza, dunque: questi i campi sociali su cui ci interroga il caso di Edgardo Mortara, campi in stridio e collisione all’origine delle formazioni nazionali, ma ancora drammaticamente controversi in tempi contemporanei di globalizzazione e riaffermazione dei principi e dei confini della nazionalità. Inevitabile per me attraverso queste riflessioni giungere alla nostra attualità e al dibattimento della legge in corso sulla cittadinanza dei figli degli immigrati in Italia: l’accanita difesa del principio di ius sanguinis nella trasmissione della nazionalità non rimanda forse all’affermazione di principi di esclusione e segregazione etnica che secondo le forze di destra ora come allora dovrebbero regolare appartenenza e discendenza? 

David Kertzer è professore di Scienze sociali, Antropologia e Studi italiani alla Brown University, ed è stato più volte visiting professor al Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale. I suoi interessi spaziano dalla storia della famiglia, all’antropologia demografica, alla storia sociale europea. Specialista in storia italiana è l'esperto americano di maggior spicco nella storia moderna delle relazioni tra il Vaticano e gli Ebrei. Il suo libro “Il patto col diavolo: Mussolini e Papa Pio XI le relazioni segrete fra il Vaticano e l'Italia fascista” ha vinto il Premio Pulitzer per la biografia e autobiografia nel 2015.