Credits: #54249016, ©HappyAlex | fotolia.com

Eventi

TURISMO, FEMMINILE, PLURALE

Differenze di genere nelle attività turistiche. Alcune riflessioni sul turismo femminile nel corso dei secoli fino ai giorni nostri

12 marzo 2015
Versione stampabile
Mariangela Franch
di Mariangela Franch
Professoressa ordinaria di Marketing presso il Dipartimento di Economia e Management dell’Università di Trento.

“Differenze di genere nelle attività turistiche: prospettive nazionali e testimonianze locali” è il tema dell’incontro che si è tenuto lo scorso 12 febbraio a Riva del Garda, che ha offerto una visione multidisciplinare del tema genere e turismi. La prospettiva storica ha permesso di condividere che fin dall’antichità è esistito un turismo “al femminile”, che è cambiato nei secoli per motivazioni e per consistenza, ma che oggi meno che in passato trova nell’offerta di ospitalità risposte adeguate. 

L’antropologo Duccio Canestrini ha ricordato comunque che nella mitologia greca la donna in viaggio godeva di cattiva reputazione perché non rispettosa della regola secondo la quale l’uomo “va” e la donna “sta”. Nel Medioevo l’affermarsi del pellegrinaggio verso i luoghi santi cambia tale visione e riconosce anche alle donne la possibilità di viaggiare da sole. Viaggiare era pericoloso sia per le donne che per gli uomini, ma, come registrano le cronache, circa un terzo dei pellegrini era formato da donne in viaggio verso Roma o Gerusalemme. Il turismo religioso femminile era così importante che i grandi ospedali nelle città simbolo della cristianità come Gerusalemme prevedevano già nel regolamento del 1182 una disponibilità di spazi e di cure speciali per le donne e i bambini. Verso la fine del diciottesimo secolo le donne in viaggio non erano più soltanto pellegrine, ma geografe e scrittrici come Ida Laura Reyer Pfeiffer, prima donna ammessa alla Società geografica di Parigi dopo avere documentato i due viaggi intorno al mondo e l’esplorazione della Malaysia.

I cambiamenti sociali del ventesimo secolo, ridefinendo i ruoli e la stessa identità femminile, legittimano pienamente la scelta delle donne di viaggiare non più soltanto per scopi religiosi o di studio. La risposta degli operatori turistici non ha, tuttavia, saputo adeguarsi a tali mutamenti, come bene ha rilevato la sociologa Elisabetta Ruspini nel corso del suo intervento. Anche se le donne hanno maggiore indipendenza di viaggio e non sono più necessariamente “al seguito” di qualcuno, l’offerta di accoglienza è per lo più gender-blind e quindi indifferente a specifiche preferenze o necessità. Altrettanto indifferente al genere è la comunicazione che accompagna l’offerta di viaggio, come spiegato da Sabrina Francesconi del Dipartimento di Lettere e Filosofia, che, partendo dall’analisi linguistica di un testo di Francis Bacon sul viaggio e giungendo fino ad oggi, ha dimostrato come la comunicazione scritta nel corso di quattro secoli non ha dato attenzione al genere e anche le immagini utilizzate per promuovere la vacanza riflettono ancora stereotipi di donne madri o mogli o pin-up e quasi mai valorizzano viaggiatrici indipendenti o single.

Sviluppare uno sguardo attento ai linguaggi di genere nei testi e nei discorsi nel campo del turismo rappresenta ancora oggi una sfida da superare per cogliere le opportunità che i molti turismi, tra i quali quello di genere, possono offrire. Altrettanto importante sarebbe rafforzare e valorizzare la presenza in questo settore delle imprenditrici che oggi raggiungono circa il 30%, differentemente da quanto avviene nel complesso dell’economia dove le imprenditrici sono solo il 17%, come evidenziato da Maria Pellegrini dell’Ufficio Studi e Ricerche della Camera di Commercio I.A.A. di Trento.

A proposito di valorizzazione di genere, Mariangela Franch del Dipartimento di Economia e Management dell’Università di Trento ha sottolineato come alcune caratteristiche della leadership al femminile potrebbero rafforzare la capacità di risposta a una domanda differenziata e plurale di turismo. La visione generalmente più ottimista nel futuro e l’impegno a costruire un ambiente di lavoro stimolante caratterizzano lo stile delle imprenditrici e incoraggia i collaboratori a prendere parte ai processi decisionali, rendendo più flessibili le risposte alle richieste dell’ospite. Il modello partecipativo femminile che pone al centro delle decisioni lo sviluppo della persona, l’ascolto e la guida può anche attrarre e trattenere i talenti migliori e creare attaccamento all’azienda. Questi elementi, indicati come punti di forza da alcune ricerche condotte a livello europeo, sono stati confermati dalle imprenditrici del settore turistico intervenute nella seconda parte dell’incontro, coordinate e sollecitate dalla curiosità di Syusy Blady.