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Eventi

UNISTEM DAY 2015

L’incontro tra il mondo della ricerca e quello della scuola nell’annuale appuntamento con gli studenti delle scuole superiori

27 marzo 2015
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Marta Tomasi
Simona Casarosa
di Marta Tomasi e Simona Casarosa
Marta Tomasi è docente presso la Facoltà di Giurisprudenza dell'Ateneo. Simona Casarosa è ricercatore presso il CIBIO-Centro di Biologia Integrata dell’Ateneo.

Si può mentire a quasi trecento studenti delle scuole superiori? A “fin di scienza”, forse sì.

È il tentativo che si è fatto venerdì 13 marzo presso il Dipartimento di Lettere a Filosofia dell’Ateneo nell’ambito dell’appuntamento trentino con Unistem Day 2015. La mattinata si è aperta con una provocazione, una breve presentazione sulle cellule staminali che conteneva esagerazioni e imprecisioni, di quelle che spesso si trovano nei giornali.

Lo scopo? Quello di catturare l’attenzione degli studenti, di sollecitare il loro senso critico, di metterli in guardia nei confronti della cattiva informazione. Quando sono emerse le prime perplessità, però, si è tornati a fare sul serio. La vera comunicazione scientifica è stata affidata a una tavola rotonda nella quale i ricercatori hanno spiegato cosa sono le cellule staminali, cosa fanno e soprattutto cosa non fanno. Gli scienziati partecipanti alla tavola rotonda hanno illustrato le principali caratteristiche delle cellule staminali, sia di quelle embrionali che di quelle derivate da tessuti adulti, mettendone in evidenza le differenze ai fini di un possibile utilizzo terapeutico. A questo proposito, si è cercato di spiegare ai ragazzi la complessità del lungo processo necessario per trasferire in campo clinico le conoscenze acquisite con la ricerca di base. A dispetto di quanto spesso si legge sui giornali, sono ancora poche infatti le malattie curabili mediante il trapianto di cellule staminali; tra queste, vale la pena di ricordare alcune malattie della cornea, della pelle e del sangue. Inoltre, sono state descritte le complesse procedure che regolano la sperimentazione delle cellule staminali sui pazienti, illustrando alcuni incoraggianti esempi di sperimentazioni attualmente in corso nel nostro paese contro malattie degenerative quali la distrofia muscolare. 

L’esigenza di mettere in campo tutte le considerazioni che si intersecano quando si parla di buona ricerca si è realizzata coinvolgendo anche figure diverse da quelle degli uomini e donne di scienza. Il dibattito è stato integrato dalle voci di chi rappresenta i pazienti, si fa ambasciatore della loro domanda di salute e affronta la dimensione del dolore e della sofferenza negli ospedali e da quella di chi studia il dettato costituzionale, le regole giuridiche e i principi etici che garantiscono la tutela dei diritti individuali e l’esercizio responsabile delle attività nei laboratori.

Dal confronto è emersa con forza la difficoltà tangibile di allineare la dimensione dell’immediatezza del bisogno di salute ai tempi di una ricerca libera, ma seria e rispettosa di regole giuridiche e standard etici indispensabili a coniugare creatività e rigore.

La seconda parte dell’incontro è stata ideata in modo da poter avvicinare i ricercatori ai ragazzi e i ragazzi alla ricerca. Per spiegare cosa significhi oggi essere scienziati si è scelta la forza dell’immagine: ritratti scattati in laboratorio da un ricercatore appassionato di fotografia che, appoggiandosi ad essa, è riuscito a raccontare insieme la normalità e la straordinarietà della professione del ricercatore. Immagini che hanno mostrato la banale quotidianità di successi e insuccessi, la bellezza e la fatica di una vita dedicata a un mestiere che appassiona, i volti e le storie di chi gira il mondo per capirlo e migliorarlo.

E per finire la parola ai protagonisti veri della giornata, che non deludono. Domande tecniche, dirette, provocatorie, relative ad argomenti di calda attualità o a vissuti personali di grande intensità. Dubbi e interrogativi che, piuttosto che rivelare la giovane età dei partecipanti, hanno messo chi maneggia quotidianamente la scienza di fronte all’esigenza di renderla accessibile, comprensibile e partecipata.