Hackathon: foto di Giulio Dallatorre

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HACKATHON: UNA MARATONA PER GIOVANI CREATIVI DIGITALI

Una delle iniziative degli ICT Days: 30 ore di programmazione continua all’insegna di idee innovative

15 marzo 2016
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Vanessa Caleca
di Vanessa Caleca
Lavora presso il Dipartimento di Ingegneria e Scienza dell'Informazione dell’Università di Trento.

Due giorni di lavoro e co-creazione, una maratona di 30 ore ininterrotte da giovedì 10 marzo a venerdì 11 marzo negli spazi del Dipartimento di Ingegneria e Scienza dell’Informazione (DISI) dell’Università di Trento. Stiamo parlando di Hackathon, mix tra le parole hacker e marathon, da un format americano in cui diversi team di lavoro si sfidano in una maratona di programmazione software.

Hackathon è questo, 30 ore di programmazione continua all’insegna di idee innovative sulle tecnologie moderne, che ha chiesto ai giovani sviluppatori di sfidarsi per realizzare, testare e validare le loro applicazioni, con l’aiuto di esperti dell’Università di Trento e della Fondazione Bruno Kessler (FBK).
Ai partecipanti, organizzati in gruppi di lavoro separati, sono stati messi a disposizione dispositivi hardware per sperimentare e realizzare le proprie idee, creando soluzioni alle problematiche proposte valutate da un’apposita giuria alla fine delle due giornate. 

Alla maratona hanno partecipato 21 giovani appassionati di informatica, che hanno messo in gioco il proprio talento e la creatività di sviluppatori cimentandosi nei tre quesiti forniti loro all’inizio della competizione, che riguardavano problematiche reali per cui veniva richiesto di trovare una soluzione efficace e semplice da realizzare, quali ad esempio la raccolta e classificazione di dati sulle abitudini alimentari o medicali o la gestione di news provenienti da fonti web diversificate. 

Nel dettaglio queste le tre sfide proposte.

Quesito abitudini alimentari: uno dei maggiori problemi dei sistemi di tracciamento della propria dieta è la difficoltà a mantenere costante nel tempo l’inserimento dei dati sulle proprie abitudini alimentari, principalmente perché inserire quotidianamente i dati diventa, sul lungo periodo, noioso. Ai partecipanti è stato chiesto di trovare modalità innovative che non facessero perdere la motivazione ad utilizzare continuativamente uno strumento tecnologico per tracciare e gestire la propria dieta. In particolare l’attenzione doveva essere posta sull’interazione piuttosto che sulla precisione della misura, in modo che l’utilizzo fosse semplice e coinvolgente per durare nel tempo.

Quesito salute: tra le moltissime soluzioni per tracciare parametri quantitativi legati alla salute e al proprio benessere fisico, manca un sistema per tenere traccia dei sintomi (parametri qualitativi) in maniera efficace per il paziente e contemporaneamente significativa per il medico. Ai partecipanti è stato chiesto di porre attenzione su come raccogliere e gestire questi dati, magari integrando le informazioni con quelle già raccolte da applicazioni e dispositivi wearable (indossabili) esistenti.

Quesito associazioni no profit: queste organizzazioni utilizzano abitualmente strumenti di comunicazione che raggiungono però chi già le conosce (social network, sito web, newsletter). Ai ragazzi è stato chiesto di ideare una soluzione innovativa per fornire uno strumento il più possibile automatizzato che renda facile l’aggiunta di un evento da parte delle associazioni no profit (per esempio aggregando informazioni esistenti) e accattivante la presentazione di tali eventi ad un pubblico più ampio.

Alla fine della maratona di sviluppo ininterrotto sono stati premiati i due gruppi, entrambi impegnati sul quesito salute, che hanno saputo fornire la soluzione più congeniale alla sfida da loro scelta.
In generale, tutte le soluzioni proposte hanno offerto alla giuria di esperti, con membri provenienti sia dal mondo della ricerca che da quello aziendale, degli spunti interessanti.

L’evento, svoltosi nella cornice dell’ottava edizione degli ICT Days 2016 è stato organizzato dal Dipartimento di Ingegneria e Scienza dell'Informazione dell’Università di Trento e dalla Fondazione Bruno Kessler, in collaborazione con l’azienda GPI e l’associazione Mazingira.