Seminario

I Bronzi di Riace (1972-2022)

Le nuove frontiere della ricerca scientifica
29 aprile 2022
Orario di inizio 
11:00
Palazzo Paolo Prodi - Via Tommaso Gar 14, Trento
Aula 001
Organizzato da: 
Corso di dottorato in "Culture d’Europa. Ambiente, spazi, storie, arti, idee
Destinatari: 
Tutti/e
Partecipazione: 
Ingresso libero con prenotazione
Online su prenotazione
Referente: 
Emanuele Vaccaro
Contatti: 
Staff Dipartimento di Lettere e Filosofia
0461 283456
Speaker: 
Maurizio Cannatà, Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria

Abstract

Le fonti letterarie antiche hanno descritto i santuari, le acropoli e le agorai delle grandi poleis della Grecia classica adorne di migliaia di statue di dei ed eroi realizzate in bronzo, materiale considerato più nobile e pregiato del marmo, specie nel V secolo a.C. I grandi donari (anathemata) ricostruivano attraverso il mito il passato più arcaico, veicolavano con le loro immagini il sistema di valori dei Greci, trasmettendolo alle future generazioni.
Quando con le vittoriose campagne militari nel Mediterraneo orientale (II-I secolo a.C.) Roma arrivò a controllare gran parte del mondo ellenistico nato dalla disgregazione dell’impero di Alessandro Magno, il fascino della Grecia e della sua indiscussa superiorità artistica e culturale divenne inarrestabile e migliaia di bronzi greci furono trasportati nell’Urbe dal Mediterraneo orientale.

Questo grande patrimonio è andato quasi interamente perduto durante i secoli, in primo luogo durante il medioevo, quando molte sculture furono fuse per ottenerne nuovo metallo. Già durante l’Umanesimo si sviluppò una vera e propria ‘nostalgia’ dei bronzi greci, ma ancora alla fine dell’800 le statue originali in bronzo note erano pochissime e la conoscenza di quell’arte, per noi moderni, è stata per secoli falsata dal concetto di classicità creato a partire da J. J. Winckelmann e poi dalla scuola filologica germanica, quando l’arte greca venne descritta e periodizzata solo attraverso lo studio delle copie romane in marmo.
È in questo contesto che irrompe la scoperta dei Bronzi di Riace (16 agosto del 1972), gli unici due originali integri in bronzo della metà del V secolo a.C. attribuibili ai grandi maestri della Grecia classica, sopravvissuti all’oblio dei secoli e restituiti dallo Jonio calabrese dove si interruppe misteriosamente il loro viaggio. Il loro stile, la loro iconografia, la loro storia sono paradigmatici di quello straordinario spostamento di cultura dal mondo delle poleis greche alla Roma imperiale, una delle radici più profonde della cultura occidentale.

Questo spiega perché, all’indomani della loro scoperta, i due eroi di Riace attrassero da subito l’attenzione degli archeologi e degli storici dell’arte antica di tutto il mondo, che formularono su di esse le più svariate ipotesi identificative, con il fine di individuarne i soggetti rappresentati e l’artista che li aveva prodotti.
Una vera e propria ‘caccia ai capolavori’ e all’artista che li aveva prodotti, mossa soprattutto dall’esigenza di sistematizzare le due opere nelle maglie crono-tipologiche della storia dell’arte, che ha omesso o male interpretato preziosi segni ed elementi iconografici presenti sulle due statue, oltre ai dati del contesto di rinvenimento.
Il proseguo della ricerca e le nuove frontiere aperte dalle scienze applicate all’archeologia hanno oggi fissato alcuni punti fermi con cui la tradizionale indagine storico-artistica deve necessariamente confrontarsi. Il dato in assoluto più importante è quello derivato dalle analisi chimico-fisiche sulle cosiddette ‘terre di fusione’, cioè sull’anima di argilla presente all’interno delle due statue e funzionale a sostenere la colatura del bronzo, che hanno indicato la regione di Argo, nel Peloponneso, come area di produzione delle due sculture.
Un più recente approccio, che si potrebbe definire ‘contestuale’ o ‘archeologico’, consente invece di rileggere alcuni segni presenti sulle due sculture, che permettono di formulare nuove ipotesi iconografiche e cronologiche, anche in relazione ad alcuni restauri subiti dalle stesse durante l’età romana. Infine il loro contesto di rinvenimento, spesso trascurato poiché ‘secondario’, ma da cui è ancora oggi possibile, a distanza di cinquant’anni, trarre alcuni elementi essenziali per formulare ipotesi sulla cronologia del viaggio della nave che li trasportava, che si interruppe bruscamente nelle acque calabresi.

Modalità di partecipazione

La partecipazione in presenza è possibile in aula 001 con Green pass rafforzato, previa registrazione al seguente form online.

Tutti gli interessati possono prendere parte all’iniziativa da remoto, previa iscrizione attraverso il form online. Il link per il collegamento Zoom verrà inviato un’ora prima dell’inizio dell’evento.