Andrea Baccarini sul monte Pico, foto di Claudio Mazzoleni

Formazione

CON LO ZAINO SUL MONTE PICO PER PREPARARE LA TESI

Andrea Baccarini ci racconta la sua esperienza alla stazione meteorologica sul vulcano delle Azzorre

22 luglio 2016
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di Sonia Caset
Lavora presso la Divisione Comunicazione ed Eventi dell'Università di Trento.

L’isola di Pico si trova nell’Arcipelago delle Azzore, in Portogallo e prende il suo nome dal vulcano Monte Pico. Quassù, a 2225 m di altitudine, sorge il Pico Mountain Observatory, la stazione meteorologica dove Andrea Baccarini, 26 anni e una laurea magistrale in Fisica conseguita a Trento nel marzo scorso (relatori i professori Dino Zardi dell'Università di Trento e Claudio Mazzoleni della Michigan Technological University), ha sviluppato uno studio nel settore della fisica dell’atmosfera. Andrea Baccarini ha effettuato le misure e raccolto i dati che sono confluiti nella sua tesi trasferendosi per due mesi a Pico delle Azzorre.

Dottor Baccarini, perché una tesi sul vulcano Pico delle Azzorre? Come è arrivata questa opportunità?
Tutto è nato grazie a un seminario organizzato dal professor Dino Zardi per i suoi studenti del corso di Fisica dell'atmosfera presso il Dipartimento di Ingegneria Civile, Ambientale e Meccanica (DICAM) dell’Università di Trento. Il seminario era incentrato sulle attività di ricerca del gruppo del professor Claudio Mazzoleni, ex ricercatore di UniTrento attualmente professore per la Michigan Technological University. Tra i vari argomenti trattati una parte preponderante era dedicata alla descrizione della stazione di Pico e delle attività di ricerca là condotte. Io già da un po' ero alla ricerca di un'opportunità per la tesi che mi permettesse di andare all'estero e di partecipare a una campagna di misure, Pico è arrivata al momento giusto. Guardando le foto sono stato attratto fin da subito da questo posto, una piccola stazione che può essere raggiunta soltanto a piedi camminando lungo i pendii di un vulcano, ormai inattivo, di oltre 2300 metri. Pico non è una montagna ma è la montagna in quanto unico rilievo significativo nell'arco di qualche migliaio di chilometri e l'isola omonima è un posto quasi idilliaco in cui le ortensie sorgono spontanee e le mucche sembrano essere più numerose degli esseri umani.

L'attività di ricerca che mi venne proposta da Claudio Mazzoleni consisteva nel raccogliere dati relativi alle proprietà ottiche degli aerosol analizzandone la distribuzione lungo la verticale. Gli aerosol sono piccole particelle disperse in atmosfera che, oltre ad assorbire e riflettere direttamente la radiazione (sia quella solare che quella riemessa dalla terra), hanno un ruolo chiave nel processo di formazione delle nubi. L'effetto di queste particelle è fondamentale per quanto riguarda il budget radiativo della terra, ovvero la quantità di radiazione solare che viene assorbita e riflessa dal nostro pianeta, alla stregua dei più famosi gas serra. La ricerca si sarebbe svolta utilizzando un instrumented backpack (zaino strumentato) da portare in spalla lungo i pendii di Pico fino in cima alla stazione, per un totale di circa 1000 metri di dislivello. In questo modo i dati raccolti avrebbero potuto completare le misure effettuate alla stazione di Pico e migliorarne l'interpretazione.

Ho scelto quindi di partire per Pico perché sapevo che mi avrebbe dato la possibilità di coniugare la mia passione per la montagna con il mio percorso di studi, di fare ricerca lavorando anche all'aria aperta e non soltanto in un laboratorio e di collaborare con un team di ricercatori internazionali. A posteriori aggiungerei che questa esperienza mi ha formato tanto, da un punto di vista professionale, insegnandomi cosa significhi fare ricerca sul campo e da un punto di vista personale.

Ci racconta la sua giornata-tipo alla stazione di Pico? 
La mia attività di ricerca era incentrata sulla raccolta di  misure lungo i pendii della montagna, quindi buona parte della mia giornata consisteva nel preparare lo zaino (spesso oltre i 15 kg), controllare gli strumenti e salire e scendere dalla montagna (in media impiegavo circa due ore a salire e un'ora e mezza a scendere). Una volta arrivati in cima, dopo aver aperto la stazione, si controllava che tutti gli strumenti funzionassero correttamente e si sostituivano i vari filtri utilizzati per raccogliere campioni di aerosol per analisi chimiche e ottiche. Dopo queste operazioni ordinarie si procedeva con la manutenzione, resa necessaria dalle condizioni metereologiche che in cima a Pico sono spesso critiche, con vento forte e temporali intensi in grado di danneggiare la stazione, compromettendone il funzionamento anche per svariati giorni. La sera verso il tramonto, o spesso anche dopo, si scendeva fino alla macchina per ritornare a casa. Il meteo, talvolta inclemente, mi impediva di salire a Pico tutti i giorni fornendomi un'ottima scusa per far riposare le gambe. Queste giornate erano spese a casa per controllare la strumentazione e lavorare all'analisi dati.

Quali consigli darebbe a uno studente desideroso di intraprendere un'esperienza come la sua? L’Università di Trento offre a suo giudizio opportunità interessanti?
L'Università offre alcune opportunità tramite il programma Erasmus e gli Accordi Bilaterali però può accadere che, come nel mio caso, queste possibilità non combacino con gli interessi degli studenti, quindi si rende necessaria un'attività di ricerca più personale. Per una ricerca fruttuosa, oltre ad internet, sfruttate l'esperienza e i contatti dei vostri docenti che spesso possono valere molto più di 1000 e-mail. Inoltre il consiglio che darei è di non scoraggiarsi e di non essere frettolosi, infatti la ricerca di un buon contatto all'estero può essere lunga e impegnativa. Io prima di conoscere Pico ho mandato molte mail e contattato diversi professori in giro per il mondo e ho percorso più di 600 chilometri in macchina per andare a parlare personalmente con uno di loro. Alla fine però, il contatto decisivo è arrivato per mezzo del seminario organizzato dal professor Zardi.

I suoi progetti per il futuro? 
Il mio interesse è quello di continuare nel mondo della ricerca tramite un dottorato. Vorrei poter proseguire nello stesso ambito della mia tesi, ovvero lo studio degli aerosol, perché è un settore che mi stimola e nel quale posso spendere con successo molte delle mie competenze. Il mio interesse in questo momento sarebbe quello di allargare le misure effettuate a Pico con quelle raccolte in una stazione simile, ovvero quella sul Monte Cimone in Emilia Romagna (gestita da un gruppo del CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche) di Bologna. Per poter fare questo sto preparando diverse domande di dottorato, tra cui anche a Trento. Per sapere dove andrò a lavorare devo però aspettare l'autunno.