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Formazione

CULTURE URBANE

All’Università di Trento la 4a edizione della International Summer School in Urban Ethnography

21 settembre 2016
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CULTURE URBANE
di Cristina Mattiucci
Docente di Pianificazione Territoriale del Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale dell’Università di Trento.

La città contemporanea è una realtà in costante trasformazione. Occorrono saperi interdisciplinari per comprenderne le dinamiche, aggiornare le nostre categorie interpretative e dotare i processi di pianificazione di elementi puntuali di analisi. Le dinamiche socio-spaziali, che si registrano su scala urbana, sono un indicatore significativo di queste trasformazioni e la loro comprensione sollecita le discipline che a vario titolo afferiscono agli Studi urbani.

Tra i differenti approcci conoscitivi, l'etnografia urbana consente di indagare in profondità le relazioni tra la città e chi la abita, nelle loro varie forme e culture, e nelle loro frizioni, a partire dall'osservazione delle diverse comunità nei diversi spazi. Lo sguardo ravvicinato che l'etnografia urbana propone si rinnova continuamente nei contesti cui si applica: il metodo è infatti strutturalmente sperimentale in quanto ogni suo esercizio costituisce un caso di studio, che potenzialmente aggiorna la ricerca.

In questa prospettiva, l'Università di Trento organizza da quattro anni la International Summer School in Urban Ethnography, le cui tematiche sono state quest'anno focalizzate sulle culture urbane. Gli obiettivi formativi di questa edizione hanno infatti individuato nelle culture un’espressione della città contemporanea. La comprensione delle culture urbane, nelle loro molteplici espressioni, si realizza attraverso l'interpretazione delle pratiche culturali registrate negli spazi urbani e permette di aggiornare i concetti nell'ambito della Teoria sociale, nonché di comprendere le relazioni tra i fenomeni culturali e le trasformazioni urbane, così da implementare le conoscenze nella fase analitica dei processi di governance territoriale. 

Perfezionando un format già consolidato, la Scuola ha costituito anche quest'anno un momento molto intenso di incontri interdisciplinari, che ha permesso a giovani studiosi e studiose di confrontarsi con ricercatori e ricercatrici in un contesto internazionale. I temi sono stati sviluppati sia nelle conferenze degli ospiti invitati, sia nei workshop paralleli, dove è stato proposto un esercizio di indagine etnografica negli spazi pubblici a Trento, come luoghi in cui riconoscere i segni materiali e immateriali delle culture urbane.

Ciascuno dei tre Guest Lecturers ha offerto una specifica interpretazione del tema.

Martin Jay, professore di Storia all'Università di California Berkeley, ha proposto una concettualizzazione dell'eroe nella modernità, poi attualizzata nelle culture urbane contemporanee in cui la dimensione soggettiva dell'eroe anima molto spesso le pratiche sociali. Jay ha analizzato quegli atti di eroizzazione ironica del nostro tempo per come proposti da Durkheim, Weber e Simmel, padri fondatori della sociologia moderna.

L’urbanista Tali Hatuka, direttrice del Laboratory of Contemporary Urban Design della Tel Aviv University, ha presentato una ricerca condotta su un'ampia casistica di piazze teatro di proteste di portata globale, da Plaza de Mayo a Taksim Meydan. Hatuka ha concettualizzato lo spazio urbano come arena in cui poter comprendere le relazioni tra spazio e forme di controllo o di resistenza all'ordine sociale. Il tema indica una prospettiva di ricerca per le teorie urbane a complemento dei processi di progettazione e pianificazione: gli spazi urbani come artefatti culturali all'interno dei quali le geometrie spaziali determinano gerarchie posizionali e conflitti.

Infine, il sociologo Sebastiano Citroni, ricercatore presso l'Università Milano Bicocca, ha presentato una riflessione metodologica a partire da una ricerca sulla vita quotidiana nella zona di via Padova a Milano, emersa da uno studio basato sulla combinative ethnography e sull'analisi situata delle interazioni urbane e le scene e gli stili culturali.

Le tre diverse prospettive disciplinari hanno rappresentato in qualche modo la complessità e inevitabilmente la parzialità dello sguardo etnografico, la cui ricchezza, tuttavia, emerge come elemento di conoscenza che aggiorna i protocolli di ricerca sociale e urbana.