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Formazione

LETTERATURA OGGI. PERCHÉ? PER CHI?

La letteratura come strumento che aiuta a capire le complessità e riflettere sul valore delle differenze

15 marzo 2017
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LETTERATURA OGGI. PERCHÉ? PER CHI?
di Carla Locatelli
Professoressa ordinaria presso il Dipartimento di Psicologia e Scienze Cognitive dell'Università di Trento.

La funzione tradizionale dell’educazione letteraria è stata quella di costruire l’Unità d’Italia. Nel 1800 e nel primo Novecento era in gioco una funzione civile e politica, diretta a creare valori comuni, come l’esercizio collettivo della lingua italiana (contrapposta ai “dialetti” regionali), l’incremento della capacità di lettura per le classi povere e la creazione di un “pacchetto” di letture ritenute indispensabili per identificare il cittadino colto.

Oggi, nel momento in cui la scuola include ancora nei suoi percorsi formativi l’obbligatorietà dell’educazione letteraria,  non pochi - perfino tra gli insegnati- si chiedono quale sia oggi il valore sociale e cognitivo dell’insegnamento letterario. Le domande vengono poste non solo dagli studenti, per la maggior parte poco interessati alla lettura di romanzi, poesie, ed opere teatrali, ma anche da adulti che poco valorizzano le competenze letterarie, ma ritengono utili  (ossia: “spendibili”), capacità informatiche, conoscenze linguistiche (in realtà per lo più solo dell’inglese), o abilità tecnico-professionali. 

Forse il problema sta proprio nel fatto che non si riconosce alla conoscenza della letteratura il valore di una competenza. Eppure di una specifica competenza si tratta, perché, la letteratura richiede attenzione, comprensione, analisi, ossia capacità di lettura complesse. Saper leggere, in ultima analisi significa capire le persone (“character reading” diceva Virginia Woolf), il mondo, se stessi. E lo si può fare con diversi gradi di competenza, di abilità, di preparazione.

La “lista della spesa” o “le istruzioni per l’uso” di un telefonino o di una lavatrice, per esempio, non richiedono una lettura che interroga la realtà. Il loro rapporto con “la vita” è strumentale, descrittivo, pratico. Non presuppongono che il mondo possa essere diverso, complesso, dotato di valori. Le “istruzioni” non interrogano, non esplorano, ma anzi considerano l’investigare una deviazione inutile rispetto alla realizzazione di uno scopo ben determinato. La velocità nel raggiungerlo è un merito; è misura di efficienza e di intelligenza. 

La letteratura invece, non solo costruisce mondi, ma presenta il mondo come un oggetto da scoprire, con le sue inesplorate varietà culturali ed antropologiche e con le sue sorprendenti definizioni di soggettività. Il mistero della psiche umana produce mondi definiti ed attraversati da interrogativi personali, collettivi, e “globali”. I mondi della letteratura parlano del mondo come di una realtà suscettibile di cambiamento e dunque non immediatamente consumabile. La letteratura non semplifica, diversamente dai discorsi populistici e demagogici. La letteratura non dimentica, non reprime, ma aiuta ad affrontare anche posizioni profondamente contrastanti con senso critico, senza rigidità esasperanti, senza che prevalgano conflitti insanabili. La letteratura mette diverse informazioni in prospettiva culturale, senza ridurne la complessità, senza ridurle a opposti irriconciliabili. In questo ci aiuta a capire noi stessi e il mondo; ci porta a riflettere sul valore delle differenze; aumenta la nostra capacità di ascolto critico e di approfondimento delle nostre posizioni.

Uno dei rischi cognitivi contemporanei consiste nel restare vittime dell’immediato, dell’attualità, e dunque della superficialità cognitiva (notizia vs. riflessione). Nietszsche, nella Prefazione alla seconda edizione di Aurora , già nel 1887 forniva un elogio della lentezza come antidoto alla precipitazione, al mito della velocità. La buona letteratura chiede tempo: ha i suoi tempi, quelli della lettura non superficiale. Quelli della lettura sapiente. Saper leggere è una competenza che non finisce con la “scuola dell’obbligo”, ma che può essere sviluppata per tutta la vita.

Ecco perché oggi, ancora, bisogna insegnare letteratura. E per chi? Per tutti e tutte.

Il 27 marzo, il 3 e il 10 aprile 2017 la professoressa Carla Locatelli terrà il seminario “Ancora letteratura? Per chi? Perché?” nell’ambito del ciclo di incontri di aggiornamento per insegnanti “Lo studio della mente e l'arte dell'insegnare” proposto dal Dipartimento di Psicologia e Scienze cognitive dell’Ateneo.