Fare leggi “leggere”, che non impongano verità e che siano necessariamente riviste di frequente, in modo da poter tenere conto ed adattarsi all’incessante evoluzione delle conoscenze medico-scientifiche e del sentire sociale. Da questa esigenza è partito Carlo Flamigni, professore emerito di ginecologia ed ostetricia dell’Università di Bologna e attuale membro del Comitato Nazionale per la Bioetica, nel suo incontro con gli studenti che si è svolto il 21 marzo presso la Facoltà di Giurisprudenza. Un legislatore attento, secondo Flamigni, non può prescindere da questi presupposti e dal “sentire sociale”, che dovrebbe rappresentare il fondamento delle scelte politiche in materia medica e di ricerca scientifica. Il “consenso sociale informato” dovrebbe orientare le scelte del legislatore, considerato che la scienza è braccio intelligente e sistematico del senso comune.
L’occasione di queste riflessioni è stato uno degli Incontri interdipartimentali di Biodiritto, nel quale il Professor Flamigni ha dialogato con gli studenti sui risultati di un vero e proprio esperimento di “laboratorio giuridico”, svolto all’interno del corso di “Diritti fondamentali e scienze della vita” tenuto a Giurisprudenza dai docenti Carlo Casonato e Simone Penasa. Gli studenti, divisi in gruppi di lavoro, stanno infatti elaborando una proposta di disegno di legge in materia di procreazione medicalmente assistita (PMA). Gli studenti sono quindi chiamati a confrontarsi, secondo un approccio operativo e non solo teorico, su questioni giuridicamente complesse, quali il paradigma di genitorialità riconosciuto da un ordinamento giuridico (l’essere genitori è una questione biologica o anche sociale?), la gestazione per altri, la donazione di gameti a scopo riproduttivo, la ricerca con cellule staminali embrionali.
Il lavoro, svolto utilizzando gli strumenti del diritto comparato e un approccio interdisciplinare, prende spunto anche dalle iniziative legislative attualmente depositate presso il Senato. L’idea, la sfida, è quella di mettere in pratica le nozioni acquisite e le questioni affrontate nel percorso di studi, cercando di arrivare a una proposta che sia espressione di un diritto aperto nel suo “farsi” alle dimensioni sia scientifica, sia antropologica e filosofico-sociale; un diritto aggiornato, capace di metabolizzare la natura fluida e mobile delle scienze biomediche; un diritto attento alla specificità dei casi concreti. L’obiettivo finale è quello di predisporre un vero e proprio disegno di legge, che possa eventualmente costituire la base per un dialogo e una discussione che vada oltre l’aula della lezione e che tenga assieme le diverse competenze e sensibilità che le questioni affrontate fisiologicamente sollecitano.
L’incontro con il professor Flamigni ha consentito agli studenti di mettere alla prova le soluzioni prospettate, dal punto di vista della loro adeguatezza e fattibilità scientifica (centrale la questione delle definizioni e dell’uso improprio dei termini scientifici da parte del legislatore, come dimostra l’utilizzo concettualmente improprio della parola “eterologa” per qualificare la donazione di gameti a scopo riproduttivo) ma anche della identificazione – della scelta – di un preciso paradigma culturale a partire dal quale assumere decisioni in tale ambito, sintetizzabile nella domanda: fino a dove può legittimamente spingersi il legislatore nel disciplinare questioni eticamente e scientificamente complesse e in continuo divenire? Fino a che punto una soluzione legislativa può essere considerata “sostenibile” dal punto di vista sociale, morale, medico e individuale? Gli effetti prodotti dalla legge 40 in materia di PMA sono evidentemente paradigmatici nella prospettiva della individuazione del limite in questo contesto: limite che non riguarda solo il legislatore, ma anche il medico, posto di fronte all’autonomia individuale (o di coppia). Non è un caso quindi che l’incontro – dopo essersi sviluppato attraverso richiami alla scienza e alla mitologia, al diritto e alla letteratura – si sia chiuso con un potente riferimento al “buon senso” del medico e alla esigenza di sostituire a un modello di medicina difensiva e contrattuale il “modello delle piccole virtù,” fondato sulla capacità di ascolto, sulla compassione e sulla responsabilità.
Gli Incontri interdipartimentali di Biodiritto 2017 (dal 7 marzo all'8 maggio) sono organizzati congiuntamente dai Dipartimenti di Giurisprudenza, Lettere e Filosofia e dal CIBIO, presso l’Università di Trento. L'incontro con Carlo Flamigni dal titolo "La disciplina della PMA nella prospettiva del medico: dialogo con gli studenti" si è svolto il 21 marzo presso la Facoltà di Giurisprudenza.