Gustavo Corni | Archivio Università di Trento

Formazione

LA GRANDE GUERRA IN 56 PUNTATE

Lo storico Gustavo Corni presenta il Calendario digitale che ripercorre i fatti del passato

20 maggio 2014
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Paola Fusi
di Paola Fusi
Responsabile della Divisione Comunicazione ed Eventi, coordina la redazione di UNITRENTO Web Magazine.

Ricorre quest’anno il centenario dall’inizio della Prima Guerra mondiale (1914-1918). Tra le iniziative promosse dall’Ateneo per far conoscere e ricordare questo evento vi è il “Calendario digitale La Grande Guerra + 100”. Ne abbiamo parlato con il responsabile scientifico, lo storico Gustavo Corni, professore ordinario del Dipartimento di Lettere e Filosofia e della Scuola di Studi internazionali dell’Università di Trento.

Professor Corni, parte in questi giorni il “Calendario digitale - La Grande Guerra +100”, come è nata l’idea?

L’idea è nata da un gruppo di giovani consapevoli del fatto che il web è uno strumento fondamentale per la comunicazione, che si sono chiesti come fosse possibile riportare nel nostro tempo vicende che sono avvenute cento anni fa. L’idea è stata quindi quella di creare un calendario digitale, ripercorrendo mese dopo mese le principali vicende e presentando i principali protagonisti della Grande Guerra, attraverso lo strumento del web, sia con testi che con materiali grafici, cercando di portare ad un pubblico più ampio, e possibilmente anche ad un pubblico giovane, la riflessione sugli eventi di cento anni fa.

Un’iniziativa che durerà quattro anni, come si articolerà?

Il Calendario verrà presentato il 25 maggio a Gorizia in occasione del festival di storia “èStoria” e si concluderà nel dicembre 2018. Saranno quindi 56 mesi, 56 puntate nelle quali proporremo testi, brani di testimonianze coeve, elaborazioni grafico-artistiche e gallerie fotografiche coeve, tutti selezionati, curati o realizzati dal nostro gruppo di lavoro. Si proporrà una lettura il più possibile articolata delle vicende belliche, naturalmente non solo in senso stretto: certo anche gli eventi militari, le battaglie, ma anche le vicende politiche e gli aspetti sociali e culturali di una guerra che ha profondamente inciso sulla vita del continente europeo e anche fuori dall’Europa e ha lasciato un segno veramente durevole.

Le guerre del Ventesimo secolo e la memoria sono fra i temi che Lei ha trattato in modo approfondito nel corso dei suoi studi. Oggi la memoria passa attraverso il web?

I ragazzi non solo di 18, ma anche di 38 o di 48 anni non hanno idea di cosa sia una guerra. Le persone della mia generazione si sono sentite raccontare la Seconda Guerra mondiale direttamente dai propri padri e quindi in qualche modo sono più vicini a questa realtà. Quanto più le generazioni si allontanano da quei cento anni, tanto più si affievolisce la memoria. Noi pensiamo che il web, con questa sua straordinaria duttilità e flessibilità, sia in grado di avvicinare anche un po' criticamente le generazioni più giovani, che per loro fortuna sono cresciute e vivranno, ci auguriamo, in un’epoca di pace. 

Il Calendario digitale fatto da giovani per i giovani?

Sicuramente. Io sono il coordinatore scientifico, ma non sono colui che ha avuto l’idea. Ho recepito l’idea e mi faccio volentieri carico del coordinamento e della supervisione scientifica, ma è l’entusiasmo e la voglia di realizzarsi da parte del gruppo di ragazzi che lavorano con me il motore primo di questa iniziativa. Il gruppo è composto da sette giovani quasi tutti di età inferiore ai trent’anni. Il progetto patrocinato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri - Unità di missione per il Centenario - si sostiene con fondi che il Dipartimento di Lettere e Filosofia ha reperito attraverso anche l’impegno dell’Ateneo e soprattutto con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto.

Un’enorme mole di dati, immagini, testimonianze da recuperare e valorizzare e da rendere fruibili ai non addetti ai lavori. L’Università in questo caso si mette al servizio della società civile “per non dimenticare” per “creare memoria collettiva”?

Ritengo che l’Università non debba e non possa essere un elemento staccato dal contesto territoriale in cui è inserita e che essa debba invece interagire dando il meglio delle proprie capacità e potenzialità. Il centenario della Grande Guerra costituisce a mio parere un momento importante in cui noi docenti possiamo restituire al territorio elementi di conoscenza, di arricchimento, soprattutto di riflessione critica. In questo senso va inteso il progetto del Calendario digitale, assieme alle molte altre iniziative che abbiamo messo in cantiere per i prossimi due anni, e che spero faranno del nostro Dipartimento di Lettere e Filosofia un centro vivo e stimolante di aggiornamenti critici per tutta la cittadinanza, e non solo per il corpo studentesco.