Luigi Negrelli. Foto Wikimedia Commons

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Un innovatore nell'ingegneria dei trasporti del XIX secolo. Luigi Negrelli

di Andrea Leonardi

18 marzo 2022
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Luigi Negrelli (1799-1858) è ricordato soprattutto per avere contribuito in modo decisivo al progetto del taglio dell’istmo di Suez, una delle realizzazioni di maggior rilievo dell’ingegneria civile dell’Ottocento. Tuttavia la sua opera di ingegnere si è estesa a una vasta rete di infrastrutture di comunicazione in tutta l’area mitteleuropea e nel Settentrione italiano, con effetti sicuramente meno eclatanti, ma capaci di far cogliere la versatilità progettuale e l’elevato profilo umano di Negrelli. Basato su un’ampia documentazione di prima mano, il libro di Andrea Leonardi getta luce sulla figura di questo ingegnere pienamente integrato nella plurietnica società asburgica del XIX secolo e sulla sua opera innovativa in molti ambiti del settore trasportistico. Nell’ideare e realizzare strade, ponti, ferrovie e canali, Negrelli fu sempre attento ai reali bisogni del territorio, all’armonia con la natura e alle risorse economiche a disposizione. In epoca di contrapposti nazionalismi, lavorò per favorire, in un clima collaborativo, le relazioni tra realtà e nazioni diverse

Andrea Leonardi  è professore senior presso il Dipartimento di Economia e Management

Dall'Introduzione (pagg. 16- 21); dal Cap. IV (pagg. 72-75); dalle Conclusioni (pagg. 326-328)

l ruolo di Luigi Negrelli nella predisposizione del progetto del canale di Suez, portato a compimento dalla Compagnie universelle du canal maritime de Suez, guidata da Ferdinand de Lesseps, era assai chiaro 150 anni fa, quando la gigantesca opera fu realizzata. Negli anni successivi tuttavia la sua figura cadde progressivamente in oblio, per essere rivisitata solo nella prima metà del XX secolo, quando un numero estremamente esiguo di studi condotti con rigore metodologico ne hanno consentito il recupero a tutto tondo, mentre un’abbondante letteratura, inficiata da impostazioni ideologiche di stampo marcatamente nazionalista, ne ha stravolto immagine e ruolo. Fu soprattutto nel periodo infrabellico che, sull’onda di rivendicazioni di carattere nazionale, venne attribuita a Negrelli l’impronta di “genio italiano”, finendo non solo per estrapolarlo completamente dal contesto politico-istituzionale in cui operava, ma stravolgendo anche la Weltanschauung a cui era saldamente ancorato. Anche studi condotti con metodologia rigorosa si lasciarono travolgere da tale impostazione, conferendo a Negrelli una fisionomia che assolutamente non gli apparteneva, attraverso una forzatura dell’idea di nazionalità, che prescindeva dal contesto storico e culturale in cui tale concetto era venuto gradualmente forgiandosi. Per contro anche una certa letteratura in lingua tedesca, animata dal medesimo tipo di demagogia di derivazione nazionalistica, rivendicò per Negrelli una matrice spiccatamente tedesca. 

Il guaio è che anche diversi biografi che si sono occupati di Negrelli nella seconda metà del XX secolo, quando a seguito dei disastri prodotti dalle esasperazioni nazionalistiche avrebbero potuto elaborare le proprie analisi in un clima scevro da certe devianze, hanno attinto, anziché all’abbondante documentazione prodotta direttamente dallo stesso Negrelli, a opere fuorvianti, che solo sporadicamente si erano confrontate con documenti di prima mano, contribuendo pertanto ad amplificare la distorsione della sua immagine [...]

Questo contributo si basa invece sul recupero, iniziato nel 2001, di tutta la documentazione che costituisce il Nachlaß Negrelli, un lascito riguardante l’intera vita professionale, pubblica e privata dell’ingegnere, raccolto dalla famiglia dopo la sua scomparsa e composto da 2.435 documenti di diversa natura. Tale documentazione è conservata nell’archivio del Technisches Museum di Vienna ed è stata fatta oggetto di studio da parte di chi scrive […] Attraverso questo volume, maturato a conclusione di una poliennale analisi dell’intera documentazione contenuta nel Nachlaß, supportata dallo scandaglio della letteratura che si è occupata dell’opera di Negrelli e, in termini più generali, del canale di Suez, si è inteso offrire una lettura plurale della vita e dell’opera di questo ingegnere. Non ci si è limitati alla verifica del suo apporto alla progettazione e alla realizzazione del canale di Suez, ma si è voluto ripercorrere per intero la sua attività nel settore trasportistico, sottolineando la sua visione innovativa tanto dal punto di vista tecnico, quanto da quello economico. In Negrelli infatti l’impostazione tecnica non si disgiunge mai da quella economica, posto che individuava nelle vie di comunicazione che progettava e di cui coordinava la realizzazione e il funzionamento un mezzo per facilitare i rapporti tra le persone e i popoli, attribuendo pertanto ad esse un ruolo economico e persino culturale.
[...]

Negrelli nel gennaio del 1836 decise di trasferirsi a Zurigo con la famiglia e di dedicare la propria opera a quella città. Lì realizzò la Münsterbrücke, il ponte sulla Limmat, che fu solennemente inaugurato il 20 agosto 1838, ma risultò impegnato in numerose altre opere, che contribuirono a diffondere la sua fama di ingegnere in tutta la Confederazione elvetica. Egli stesso lo mise in rilievo in un curriculum prodotto nel 1856: «Die Stadt Zürich wurde unter meiner Leitung förmIich umgewandelt — die grosse Granitbrüke zu Bern — der zweystökige Viaduct zu Losanne, die Limmatbrüke in Zürich, der Cataractentunnel in Neuchâtel sind einige ganz, andere zum grossen teil, meine Werke» .

La sua perizia divenne nota in tutta la Svizzera e ciò contribuì a renderlo conteso in diversi Cantoni affinché assumesse il ruolo di perito e arbitro di fronte a lavori pubblici complessi e con progettualità controverse. Certamente le doti di intuito e perspicacia che Negrelli rivelava erano apprezzate e anche se egli – come sottolineato da Roberto Contro – non manifestava interesse specifico per i grandi progressi che la meccanica strutturale stava facendo proprio in quel tempo, essendo influenzato da una formazione estremamente pragmatica, sapeva intervenire efficacemente in vari rami delle costruzioni. Nel complesso il suo lavoro in Svizzera si concretizzò nella progettazione di nuove strade e nel riassetto di strade esistenti, nella sistemazione di corsi d’acqua, nella realizzazione di sistemi di pompaggio per il rifornimento idrico agli impianti che fornivano forza motrice agli stabilimenti di lavorazione del cotone. Numerose furono infatti le opere di cui Negrelli curò la progettazione, la direzione dei lavori, la gestione, o alle quali fornì semplicemente una consulenza…Ma ebbe soprattutto il compito di occuparsi del primo programma di realizzazione ferroviaria all’interno della Confederazione, a dimostrazione del fatto che la sua cultura ingegneristica spaziava oltre i confini tradizionali della disciplina trasportistica, finendo per abbracciare il settore allora più innovativo: quello ferroviario.
[...]

Nella sua opera di ingegnere è possibile individuare una sorta di cammino ideale, volto inizialmente al rafforzamento delle infrastrutture di comunicazione terrestri, utilizzando le tecnologie più innovative a disposizione nei decenni centrali dell’Ottocento, per indirizzarsi poi verso orizzonti più vasti. Una volta potenziate le vie di terra, attraverso l’utilizzo soprattutto del mezzo ferroviario, adattandolo ai più diversi ambienti, la sua capacità progettuale si seppe rivolgere verso traguardi più impegnativi, capaci di interconnettere la ferrovia con i porti, con l’obiettivo di rendere possibile un potenziamento delle attività commerciali che non voleva circoscritte agli scambi intereuropei, ma che proiettava in una dimensione mondiale, anche attraverso l’apertura di nuove e più agevoli vie per la navigazione intercontinentale.

Le vicende della vita di Luigi Negrelli, i suoi studi, la sua Weltanschauung lo avevano portato - in un momento in cui si tendeva prevalentemente a mettere in luce l’insieme degli elementi di divisione più che non i motivi di collaborazione tra le genti di diversa lingua e cultura - a cercare un modo concreto per unire i diversi popoli non solo dell'Austria plurinazionale, ma dell'Europa intera, fino a spingersi verso orizzonti ancora più vasti. Non aveva mai avuto la possibilità di visitare direttamente l’Estremo Oriente, ma ne conosceva la rilevanza per la società occidentale, per la sua economia, così come per la sua cultura e, attraverso la sua opera di ingegnere, intendeva valorizzare e facilitare i rapporti tra questi due mondi.

La società del suo tempo gli appariva divisa, frammentata, incapace di dar vita a relazioni economiche e culturali di rilievo, che lui riteneva indispensabili per il progresso delle comunità con cui aveva avuto modo di confrontarsi. Negrelli era portatore di idealità che non mettevano in discussione l’ordine costituito, in quanto marcatamente radicate in una Weltanschauung che si ispirava ai valori di un cristianesimo tradizionale assorbito fin dalla prima infanzia a Primiero e che non aveva mai subito incrinature, né durante la permanenza in terra elvetica, né durante il suo peregrinare per la Mitteleuropa. Ciò nonostante egli sapeva proiettarsi verso posizioni di straordinaria apertura grazie alla fiducia che nutriva nei confronti della scienza e delle applicazioni tecnologiche che ne derivavano [...] Negrelli si dedicò in particolare alla realizzazione della rete ferroviaria di tutta l'Europa centrale, offrendo un contributo straordinario all'applicazione di una tecnologia, che in quel momento stava rivoluzionando i trasporti. La sua opera non si limitò tuttavia a fornire una serie di supporti tecnici di alto livello ai numerosi progetti ferroviari, o a quelli stradali e idraulici, in cui si trovò impegnato: essa andò oltre i contenuti squisitamente ingegneristici, manifestandosi in una spiccata curiosità per il contesto nel quale i suoi progetti, e nello specifico quelli ferroviari, venivano ad inserirsi. Tale curiosità, vissuta in modo pragmatico, portò Negrelli a studiare anche gli aspetti economici e organizzativi di numerose tra le opere in cui ebbe una diretta responsabilità, nella convinzione che da essi dipendesse in larga misura l'effettiva utilità, nonché l'importanza delle opere stesse.

Per gentile concessione della Casa editrice il Mulino.