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TRENTA BREVI DISCORSI DI FISICA

di Stefano Oss

15 novembre 2017
Versione stampabile

Un viaggio che, senza pretese di raccontare l'inizio e la fine del mondo, porta alla scoperta di mille cose interessanti in trenta brevi discorsi. Si parla di un po' di tutto, dai forni a microonde alle onde gravitazionali, usando la fisica come linguaggio di base ma senza la fatica delle formule matematiche. È un racconto che si può leggere sull'autobus, in spiaggia, in bagno, comodi sul divano ma anche in piedi. Alla fine del libro non saprete cos'è il tempo - che tanto nessuno lo sa - ma avrete in compenso sentito parlare di Einstein e della sua cellula fotoelettrica (che gli ha fatto vincere il premio Nobel, mica l'ha preso con la relatività). Un libro rivolto a tutti, studenti e insegnanti (e non solo di fisica) inclusi.

Stefano Oss è professore del Dipartimento di Fisica dell'Università di Trento. 

Introduzione

Per appassionarsi di scienza, e della fisica in particolare, forse non sono necessarie vere e proprie “lezioni”, piccole o grandi che siano, sette come i nani o i colori dell’arcobaleno o in altri numeri “perfetti”. Forse non è neppure importante occuparsi di questioni meravigliosamente impossibili, come chiedersi cosa sia lo spazio, il tempo, da dove venga e dove vada l’universo. Nessuno lo sa. Men che meno chi dice di saperlo. Certo è che qualcosa gli scienziati hanno capito. Anzi, molte cose sono state chiarite grazie al lavoro appassionato, ostinato, attento, metodico, faticoso, critico, riproducibile, basato su fatti e non (solo) su opinioni. In altre parole: il lavoro imperniato sul metodo scientifico.

Viviamo in un mondo che è letteralmente esploso di tecnologia, di “cose” che fanno capo a schemi di funzionamento a volte semplicissimi, altre volte mostruosamente complessi. Comunque sia, queste “cose” funzionano. Ci fanno vivere non si sa a volte se meglio o peggio, sicuramente in modo diverso dal passato. Allora potrebbe (dovrebbe?) venire voglia di saperne di più, di queste “cose” che contengono, oltre a meccanismi – l’hardware – anche molte idee che spiegano l’hardware. Dunque il software. Materia e pensiero incrociati in una bellissima avventura del nostro tempo. Un’avventura da (ri)scoprire in modo definitivamente non formale, quasi una lettura da spiaggia (o da rifugio, a seconda delle preferenze vacanziere, oppure anche in pausa pranzo, o prima di dormire – o per dormire - se non si è in periodo di vacanza).

Ce ne sono molti, di libri di fisica “morbidi” in giro. Questa proposta vuol essere morbidissima anche se, come sempre in questi casi, attenzione: sotto la coltre soffice prima o poi si incontra una struttura di supporto rigida, magari spigolosa. Necessaria perché un cuscino da solo è un’illusione se non una grossa fregatura. In pratica, qui iniziano 30 (trenta) racconti di altrettante “cose” di fisica e di tecnologia. Formule no. Filosofie estreme neppure. Grandi questioni cosmiche purtroppo (o per fortuna) nemmeno.

Trenta chiacchierate, magari da considerarne una al giorno, per arrivare dopo un mese in vari stati d’animo, compreso quello di volerne sapere di più, oppure – e andrebbe molto bene lo stesso – di aver intuito che siamo molto viziati, coccolati da tecnologie, cure, macchine e altre “cose” ma che dietro le quinte di tutto ciò vi è una regia superba, una cura micidiale per il dettaglio e la profonda comprensione delle teorie, dei modelli, delle leggi del mondo fisico di cui siamo parte, internamente ed esternamente.

Si può fare fisica chiacchierando? No, esattamente come non si può imparare a suonare un concerto per pianoforte di Mozart solamente “provandoci”. Gli anni (molti, moltissimi) di studio sono la chiave di accesso per il palcoscenico: anche per quello della scienza. Ma nessuno ci vieta di gustarci la musica eseguita da un bravo pianista. Esattamente come succede quando la scienza è raccontata da un appassionato ricercatore. Non necessariamente l’autore di questo libro, in questo caso, che comunque appassionato lo è. Che la musica alla fine sia piaciuta o meno non lo dice l’autore, sia chiaro, ma lo spettatore.