Internazionale

BREXIT, QUALI CONSEGUENZE?

Il professor Damian Chalmers della London School of Economics ne parla agli studenti dell’Università di Trento

1 giugno 2016
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BREXIT, QUALI CONSEGUENZE?
di Piergiuseppe Parisi
Dottorando presso la Scuola di Studi Internazionali dell’Università di Trento.

Il 25 maggio scorso, l'ospite della Scuola di Studi Internazionali dell'Università di Trento Damian Chalmers, professore di diritto dell’Unione europea alla London School of Economics, ha discusso le possibili conseguenze giuridiche, economiche e politiche di un’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea, a seguito del referendum che si celebrerà il prossimo 23 giugno.

Emerge dalle parole del professor Chalmers uno scenario ancora in bilico. In particolare, il rapporto tra gli elettori che propendono per un “sì” e quelli che, invece, voterebbero “no” durante la prossima consultazione referendaria per il Brexit, appare invertito tra sud e nord del Paese. Se, infatti, l’Inghilterra sembra propendere per un “sì”, in Scozia il “no” sembra essere in vantaggio. Ma quali sarebbero le conseguenze di una exit?

Secondo il professor Chalmers, da un punto di vista giuridico, lo scenario post-UE dipende da quale strategia adotterà il governo inglese. La clausola di recesso formulata all’art. 50 del Trattato sull’Unione europea, infatti, prevede che l’uscita di uno Stato membro sia decisa in base ad un accordo concluso con il Consiglio europeo.
 
Si tratta di una questione più complessa di quanto possa apparire a prima vista. Un primo problema riguarda la mobilità dei lavoratori UE. Se da un lato, infatti, sembra improbabile che quelli già presenti nel Regno Unito vengano forzati a lasciare il Paese, dall’altro si profila la possibilità di restrizioni all’accesso alle prestazioni sociali ed assistenziali. In secondo luogo, sul versante economico, la vittoria del leave, cioè dell’uscita dall’UE, potrebbe comportare la necessità per il Regno Unito di negoziare con i rimanenti 27 Stati membri l’accesso al mercato unico. Si tratta di una questione cruciale, vista l’intricata rete di interessi che determina l’agenda dei singoli Stati membri. Un rischio concreto potrebbe essere rappresentato proprio dall’imposizione, da parte degli Stati membri dell’UE, di nuove barriere all’ingresso per i servizi ed i prodotti del Regno Unito.

Quanto all’influenza della legislazione UE sulla normativa interna, Chalmers ricorda come il tema sia spesso malinteso. Se è vero che la legislazione UE influenza importanti aree normative, quali l’ambiente, il commercio estero, l’agricoltura, essa risulta molto meno invasiva in aree quali il diritto penale, il diritto di famiglia, l’istruzione, la sicurezza sociale, l’assistenza sanitaria. Inoltre, emerge un chiaro contrasto tra la percentuale di atti che gli attivisti per il leave attribuiscono alla diretta influenza dell’UE (intorno al 64%) e quella che, invece, sarebbe stata calcolata dalla House of Commons Library (intorno al 13%), differenza che dipende dal metodo di calcolo.

Parlare di Brexit significa anche parlare di identità e cittadinanza: cosa rappresenta il referendum per l’identità britannica? E come si innesta il tema del nazionalismo britannico nel dibattito circa i rapporti tra l’Inghilterra e la Scozia? Se il Regno Unito si trovasse ad uscire dall’UE, Londra dovrebbe certamente ripensare gli assetti costituzionali alla base della devolution scozzese. In un simile scenario, infatti, fatti salvi i limiti imposti dalle convenzioni costituzionali, non sarebbe impossibile l’ipotesi di un nuovo referendum per la secessione della Scozia dal Regno Unito.

Le numerose tematiche che l’incontro con il professor Chalmers ha toccato durante il suo intervento delineano un quadro complesso, in cui si scontrano interessi compositi e spesso confliggenti, i cui sviluppi sono incerti, ma certamente determinanti non solo per il futuro del Regno Unito, ma di tutta l’Unione europea.

La lezione del professor Damian Chalmers, dal titolo “The Law, Politics and Economics of Brexit”, è stata organizzata dalla Scuola di Studi Internazionali dell’Università di Trento. L’incontro è stato introdotto dalla professoressa Luisa Antoniolli, Direttrice della Scuola di Studi Internazionali (SSI), il dialogo si è svolto con i professori Carlo Ruzza (SSI), Giorgio Fodor (SSI) e Marco Dani (Facoltà di Giurisprudenza), alla presenza di un nutrito gruppo di studenti, dottorandi, ricercatori e professori.