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Internazionale

ESPERIENZE DI QUALITÀ

Luca Reali: dalla laurea in Ingegneria dei materiali alla borsa Ermenegildo Zegna per un master a Londra

6 novembre 2016
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ESPERIENZE DI QUALITÀ
di Paola Fusi
Responsabile della Divisione Comunicazione ed Eventi dell’Università di Trento.

Luca Reali dopo una laurea triennale in Ingegneria industriale, una laurea magistrale in Ingegneria dei materiali con 110 e lode e un anno di lavoro ora torna a studiare. Farà un master a Londra grazie ad una borsa di studio messa a disposizione dal Gruppo Zegna. Luca è stato infatti uno dei 32 vincitori nazionali delle borse Ermenegildo Zegna.

Luca, come nasce la tua decisione di partecipare alla selezione per la borsa Ermenegildo Zegna, mentre già stavi lavorando. Merito di una grande voglia di specializzarsi? 
Sin da quando ho concluso l’università ho tenuto i rapporti con l’Ateneo. Di tanto in tanto mi collego al sito e seguo la comunicazione istituzionale di Unitrento. Ho scoperto sul portale UniTrento che l’Università aderiva al programma Ermenegildo Zegna Founder’s Scholarship e mi è sembrata subito un’occasione fatta apposta per me: borse di studio per finanziare la specializzazione internazionale di talenti italiani motivati a rientrare in Italia dopo il loro soggiorno all’estero. E così mi sono subito candidato. Mi è sempre piaciuto studiare, per me studiare è una passione e grazie alla borsa del Gruppo Zegna ho potuto pensare in grande, scegliendo il master in Theory and Simulation of Materials all’Imperial College of London. Questo master mette insieme il mio interesse per il mondo dei materiali con la possibilità di modellarli. E tra poco partirò. Sarà un anno di studio che mi permetterà di unire la praticità e l’immediatezza dell’ingegnere con la comprensione profonda del fisico. La fisica infatti mi ha da sempre affascinato, in particolare la fisica dello stato solido. Poter seguire questo master in un’istituzione ai primi posti a livello mondiale (ma purtroppo dai costi di accesso elevati) rappresenta per me la realizzazione di un desiderio. Non so bene dove tutto questo mi porterà. Mi piacerebbe al rientro trovare un dottorato di ricerca stimolante oppure fare ricerca di alto livello nel mondo industriale italiano. Ora intanto assaporo l’idea di trascorrere un anno all’estero, credo sia un’esperienza per me fondamentale che arricchirà il mio bagaglio di “strumenti per la vita” che ho iniziato a raccogliere nell’ultimo semestre di università quando, per il lavoro di tesi, sono stato alla Aalto University in Finlandia.

Torniamo un po’ indietro ai tempi del liceo, ricordi come è stata la tua scelta universitaria? Cosa hai considerato principalmente e quale consiglio vorresti dare a chi deve scegliere l’università e si sta orientando?
La decisione di intraprendere la strada dell’università è stata facile, quella riguardo al corso di studi è stata invece abbastanza travagliata. Al liceo scientifico andavo bene allo stesso modo più o meno in tutte le materie, e di conseguenza anche alcune discipline umanistiche mi attiravano. Poi mi sono deciso per il ramo scientifico e di questo non mi sono mai pentito. Ero indeciso tra fisica e ingegneria e alla fine ha prevalso la seconda, anche se oggi, più consapevole delle differenze tra le due discipline, data l’opportunità del master in Inghilterra, ho l’occasione per rimettere in pari la partita dentro di me. Mi sento comunque di suggerire entrambe le strade: direi che il grosso pregio dell’ingegneria è quello di semplificare i problemi, arrivando a modelli semplici che permettano di progettare cose che funzionino, mentre il bello della fisica è che permette una conoscenza più approfondita del perché le cose funzionano così. Servono entrambe. Comunque ciò che per me è davvero importante è scegliere di studiare ciò che piace e non tanto guardare alle statistiche di assunzione. Si possono certamente fare progetti a lungo termine ma io suggerirei soprattutto di farsi guidare dalle proprie inclinazioni e curiosità, in primis proprio per la scelta dell’università.  
Coloro che si iscrivono all’università ‘tanto per fare’ mi sento proprio di scoraggiarli: qualsiasi disciplina si affronti in università è importante affrontarla con curiosità e impegno, perché solo così si può ricavarne un’esperienza “divertente”, si può vivere il piacere di essere studenti. Senza curiosità e impegno magari si riesce comunque a prendere la laurea, ma il rischio è quello di trasformare l’esperienza universitaria in un vissuto frustrante. 

La laurea a Trento, perché?
Concluso il liceo scientifico a Belluno, ho scelto Trento perché mi avevano detto che era un ateneo in crescita e, numeri alla mano, avevano ragione. Io come molti ero attratto dalla possibilità di studiare in un ambiente meno caotico rispetto ad altri atenei più grandi, ed infatti posso confermare che raramente mi sono sentito trattato semplicemente come un numero di matricola. Posso anche dire che un professore disponibile e bravo è la norma, uno poco appassionato o preparato è l’eccezione. Inoltre qui le strutture sono nuove e funzionali e il rapporto numerico studenti-professori rende il tutto un tantino più semplice. Tra affollate videoconferenze per avere un professore di analisi matematica per centinaia di studenti (storia vera di miei amici che studiano in altre città) e quattro esercitatori per poter dividere la classe del primo anno della sola ingegneria industriale in gruppi quasi da scuola superiore, ce ne passa!