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Internazionale

VALERIA SOLESIN

Un omaggio dalle amiche e dagli amici dell’Ined alla giovane ricercatrice, laureata in Sociologia a Trento, vittima degli attentati di Parigi

27 novembre 2015
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Pubblichiamo qui la traduzione in italiano del testo comparso sul sito ufficiale dell’Institut National d’Etudes Démographiques (Ined) di Parigi. Questo testo contiene anche informazioni preziose sul lavoro portato avanti in Francia da Valeria Solesin e costituisce una testimonianza ulteriore del percorso scientifico e della solidità intellettuale di questa dottoranda. Diffonderlo ci è apparso come un dovere ineludibile verso la sua persona oltre che un omaggio a tutte le altre vittime di Parigi.


Sociologa e demografa di formazione, Valeria Solesin cominciava la fase finale del suo dottorato sul comportamento riproduttivo contemporaneo in Italia e in Francia. In particolare, si proponeva di analizzare la transizione al secondo figlio: il passaggio dal primo al secondo figlio si concretizza meno frequentemente in Italia, anche se la maggior parte delle coppie nei due paesi desidera avere almeno 2 figli.

Una giovane ricercatrice...

Di nazionalità italiana, Valeria Solesin ha conseguito gran parte dei suoi studi superiori in Francia. Iscritta inizialmente ad una doppia laurea in Società, politica e istituzioni europee a Trento e Sociologia a Nantes (2009), si è poi associata l'anno seguente a l'EHESS (Scuola di studi superiori in scienze sociali) a Parigi. I primi lavori, condotti durante il master in Sociologia e statistica, l'hanno portata ad interessarsi ai “fattori che influenzano i progetti di fecondità in uno studio comparativo tra la Francia e l'Italia” (2011). L'anno seguente, Valeria si è poi iscritta all'istituto di demografia dell'Università di Paris 1-Panthéon-Sorbonne (Idup). Il suo progetto di ricerca comincia quindi a definirsi ed è in questo momento che presenta la sua seconda tesi, questa volta in demografia: “Avere due figli in Italia? Vincoli e opportunità”.

Forte di una conoscenza del contesto italiano come delle politiche familiari e di fecondità in entrambi i paesi, e con una ottima padronanza degli strumenti sociologici e demografici, si è quindi impegnata in un progetto di dottorato più ambizioso su: “Uno o due figli? Un'analisi delle determinanti della fecondità in Francia e in Italia”. Questi due paesi, simili per svariati punti di vista (geografico, culturale e sotto certi aspetti anche demografico) sono nondimeno diversi sotto l'aspetto della fecondità e del tasso di partecipazione femminile: “L'indice congiunturale di fecondità è di 2 figli per donna in Francia, mentre è solo di 1,4 in Italia. Riguardo il tasso di occupazione, esso è superiore alla media europea nella prima nazione, laddove è inferiore nella seconda.” Partendo da questa constatazione, Valeria portò il suo interesse più specificatamente alla transizione dal primo al secondo figlio: “Ci si propone di studiare l'impatto del primo figlio sull'occupazione delle donne per analizzare in seguito le intenzioni di fecondità delle coppie che hanno già un figlio”.

Per portare a termine il suo lavoro, ottenne una borsa di dottorato alla Caisse nationale des allocations familiales (Cnaf) nel 2012. Iscritta alla scuola dottorale di geografia di Parigi e associata al centro di ricerca dell'istituto di demografia dell'Università di Parigi 1 (Cridup), Valeria è tra l'altro accolta all'Istituto nazionale per gli studi demografici (Ined). Decisamente ancorata ad una prospettiva di genere, come testimoniano alcuni suoi lavori - Nota 1, il suo approccio analizza allo stesso tempo le norme e le rappresentazioni della famiglia nei due paesi e mette al centro del ragionamento il ruolo delle politiche sociali e familiari, e il loro sviluppo storico. Per fare ciò, Valeria si propone un approccio pluridisciplinare fondato sull'analisi critica delle politiche, sullo studio dei dati statistici francesi e italiani come anche sulla realizzazione di interviste qualitative in entrambi i paesi. L'obiettivo è di far dialogare l'oggettività statistica dei comportamenti riproduttivi con le ragioni delle coppie riguardo la decisione di avere o no un secondo figlio, analizzando anche l'impatto dei percorsi familiari e coniugali nonché il contesto sociale e politico nel quale si definiscono. Questo approccio si prefigura di “non ridurre la metodologia qualitativa a un ‘supporto’ dell'analisi quantitativa (…), ma di mostrare che le risposte standardizzate [ad un questionario] non sono lo strumento adatto per comprendere la complessità di una decisione come quella di avere un figlio (…) e di studiare in profondità il processo decisionale, i disaccordi e le negoziazioni all'interno della coppia”. Per fare ciò, Valeria realizza una trentina di interviste in Francia (in particolare a Marsiglia e Nantes) e una quarantina in Italia (tra Venezia, Firenze e Napoli).

Le differenze nei comportamenti osservate nelle testimonianze da lei raccolte nelle tre regioni italiane studiate, la portano a concentrare la sua analisi sull’evoluzione delle disparità regionali della fecondità nel suo Paese natale. Servendosi dell’indice di Moran (che misura la somiglianza tra aree geografiche limitrofe), Valeria mette in evidenza che “la forte correlazione spaziale delle regioni italiane osservata all’inizio degli anni ottanta è progressivamente diminuita fino agli anni duemila. Da allora, la correlazione tende a aumentare, ma a un ritmo nettamente più basso che negli anni ottanta. La convergenza verso il livello di fecondità nazionale è stata più veloce per le regioni in cui il ritardo al primo parto è stato più precoce” (per questa ricerca, Valeria ottiene nel 2014 il terzo premio al concorso per il miglior poster scientifico dell’Università Paris 1, per il lavoro intitolato “Differenze regionali della fecondità italiana. Si può parlare di “una” fecondità italiana?” - Nota 2).

Valeria presenta i suoi lavori sull’arrivo del secondo figlio in Francia e in Italia in occasione di diversi convegni: “L’arrivo di un secondo figlio: una transizione meno frequente in Italia che Francia”  - Nota 3, al convegno dell’Associazione internazionale dei demografi di lingua francese (Aidelf) a maggio 2014; “Oltre il figlio unico? Vincoli e opportunità in Francia e in Italia”, presentato alle Giornate di Studio sulla Popolazione (Popdays) di Palermo nel febbraio 2015 . 
Le sue ricerche sulla fecondità la portano, peraltro, ad interrogarsi sul “significato che le coppie giovani attribuiscono al matrimonio e alla coabitazione” in Italia, dove quest’ultima “si é diffusa tardivamente rispetto ad altri paesi euro pei” (lavoro che Valeria presenta al convegno dell’Associazione francese di sociologia nel 2015 ).

Dopo aver insegnato in diverse Università parigine (Università Paris Est-Créteil, Università Paris 8 Vincennes-Saint Denis), Valeria Solesin faceva parte dall’inizio dell’anno accademico 2015-2016 del personale docente dell’Institut de démographie de l’université Paris 1-Panthéon-Sorbonne, l’istituto di demografia della Sorbona, come assistente per la didattica e la ricerca. Molto impegnata nelle associazioni di ricercatori, Valeria faceva parte dell’Associazione Francese di Sociologia (AFS), dell’Associazione internazionale dei demografi di lingua francese (Aidelf) e della Società Italiana di Statistica (SIS-AISP). Aveva inoltre co-organizzato la giornata dei dottorandi dell’Ined nel maggio 2014 e partecipava all’organizzazione del convegno internazionale “Giovani ricercatori” previsto nel settembre 2016.

... una collega e un’amica

Valeria ha colpito tutti i colleghi che l’hanno incontrata durante il suo percorso, per la determinazione e il dinamismo che dimostrava nel suo quotidiano. Si era lanciata con entusiasmo nella redazione della sua tesi, incoraggiata dalla fiducia che i suoi relatori di tesi le dimostravano, Virginie de Luca-Barrusse (Idup), Arnaud Régnier-Loilier (Ined) e Benoît Céroux (Cnaf).
Valeria amava e criticava allo stesso tempo i suoi due paesi. Si rammaricava della situazione del diritto della famiglia e delle politiche familiari in Italia e sperava che la sua tesi avrebbe contribuito al dibattito su questo argomento.

Era talmente perfezionista nei suoi studi che non voleva far leggere i suoi lavori prima di esserne completamente soddisfatta, neanche ai suoi direttori di tesi. Ne abbiamo quindi troppo pochi a nostra disposizione. Ciononostante, Valeria non avrebbe amato l’immagine della «studentessa perfetta». Scherzava che sognava un “posto di funzionaria, con 9 settimane di vacanze”, e aveva il senso dell’auto ironia sul suo stato di dottoranda, lamentandosi con le sue amiche di “chiudere le porte dell’Ined la sera piuttosto che quelle delle discoteche come quando ero adolescente!”. Diceva questo soprattutto quando si perdeva d’animo, e ci aiutava molto il fatto che non nascondeva i suoi dubbi e le sue domande.

Valeria era diretta, indomita, indocile, a volte ribelle. Era “maldestra”, generosa, solare e testarda. Ma era soprattutto bella, intelligente, coesiva, divertente, forte, piena di vita e coraggiosa.

Valeria era avvezza ad appropriarsi della lingua francese con quotidiane creazione letterarie. Aveva l’amore per la lingua. Era l’unica a sapere che un lustro dura 5 anni. Amava raccontare e noi amavamo ascoltarla. Cercava sempre la giusta parola. Aveva sempre la battuta pronta: «La tesi, un piacere senza fine », « La tesi è uno spasso. Una volta che la finisco, non avrò neanche voglia di scrivere la lista della spesa.».
Studiosa e esperta delle sue discipline, poteva urlare con rabbia per una variabile demografica mal costruita che «lui pétait les couilles» (le rompeva le scatole, letteralmente “che le faceva scoppiettare le palle”). Amava molto questa espressione che trovava particolarmente immaginativa.

Sportiva, Valeria aveva organizzato la squadra de l’Ined che ha partecipato alla corsa “La Parisienne”. Una forza vitale allo stato grezzo. Un elettrone libero senza tabù. Pronta sia a divertirsi che a lavorare sodo.
Valeria era determinata, sia nella sua vita privata che professionale: voleva finirla, questa «poutain de thèse» (cavolo di tesi)!

Vale, ci manchi.
I suoi amici e le amiche de l’Ined


Note

  1. “Allez les filles, au travail!”, pubblicato nel 2013 su Neodemos (http://www.neodemos.info/allez-les-filles-au-travail-2/), “Opinion sur les rôles dévolus aux hommes et aux femmes et comportements d’activité: peut-on parler de conciliation?” presentato alla conferenza dell'associazione francese di sociologia a Nantes (Francia) nel 2013 o ancora “Asimmetrie fuori e dentro il mercato del lavoro. Una comparazione tra Francia e Italia sui ruoli di genere e l’attività professionale” presentato nel 2014 alla conferenza “Districare il nodo genere-potere. Sguardi interdisciplinari su politica, lavoro, sessualità e cultura» dell'università degli studi di Trento (Italia) (riassunto a p. 47): http://events.unitn.it/sites/events.unitn.it/files/download/generepotere/libro_abstract_CSG2014_intestaz.pdf

  2. Titolo originale: “Disparités régionales de fécondité en Italie. Peut-on parler "d’une" fécondité italienne?”. Valeria presenta questo lavoro anche l’anno successivo alle “Giornate di Sudio sulla Popolazione (Popdays)” a Palermo: “Regional differences in fertility in Italy. Can we speak of an “Italian” fertility?”: http://www.sis-aisp.it/ocs-2.3.4/index.php/gsp2015/popdays2015/paper/view/337.

  3. Titolo originale : “L’arrivée d’un deuxième enfant : une transition moins fréquente en Italie qu’en France”. Il testo sarà pubblicato negli Atti di questo convegno nel 2016.