Martedì, 17 ottobre 2017

La grande guerra + 100 - Caporetto 1917: la crisi militare italiana

Online la puntata n.42 del calendario digitale dedicato alla Grande Guerra

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La puntata di ottobre del Calendario digitale dedicato alla Grande Guerra non poteva che essere dedicata a Caporetto, la battaglia offensiva accuratamente preparata dall'esercito austro-ungarico.

Nella puntata Giuliano Casagrande analizza la battaglia nei suoi aspetti militari e ne delinea le conseguenze. 

Sostenuti da forti contingenti tedeschi, gli austriaci ruppero lo stallo sul fronte dell’Isonzo a danno dell’Italia, costringendo l’esercito di Cadorna a una rovinosa ritirata e portandolo sull'orlo della disfatta.

Gli eventi vengono anche narrati attraverso la galleria di fotografie scattate dagli austro-ungarici vittoriosi che attestano le dimensioni della sconfitta e il grande bottino fatto nel Friuli da chi avanzava.

La tavola d'artista propone un'insolita lettura del generale Cadorna sotto il tiro di un plotone d’esecuzione italiano.
Cadorna che interpretò la sconfitta (giustificando le proprie responsabilità) come uno “sciopero militare” istigato dai socialisti e dal Papa.

Le testimonianze propongono invece scorci di quelle retrovie del fronte sul Carso che, dopo Caporetto, erano state spostate duecento chilometri più a Occidente, dietro il Piave. Momenti di apparente tranquillità e riposo dalle fatiche della trincea.

L’infografica, infine, propone un altro aspetto poco conosciuto della guerra: le dimensioni gigantesche degli spostamenti di popolazioni civili sotto la spinta delle avanzate nemiche; dopo Caporetto centinaia di migliaia di civili friulani e veneti furono costretti a fuggire, abbandonando tutto ciò che avevano per cercare un improvvisato rifugio dietro le linee del Piave.

La biografia tratteggia la figura del generale Luigi Capello, comandante della II Armata. A causa del suo atteggiamento poco incline alla difensiva fu considerato uno dei responsabili militari della sconfitta di Caporetto, dato che le truppe al suo comando non erano assolutamente preparate a un’offensiva austro-germanica, nonostante da tempo vi fossero chiari segnali di un imminente attacco.

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