Lunedì, 16 novembre 2015

L’Ateneo ricorda Valeria Solesin

Il ricordo dell’Ateneo per Valeria Solesin, giovane laureata in sociologia morta durante gli attentati di Parigi

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Queste le parole di cordoglio del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ai genitori di Valeria Solesin morta nell’attentato al Bataclan.

 “Carissimi genitori di Valeria, Vi scrivo per farvi giungere il cordoglio e la solidarietà, miei personali e dell’Italia intera, sapendo che nulla potrà lenire il vostro grandissimo e composto dolore. Valeria era figlia d’Italia e figlia d’Europa. È stata uccisa da mano barbara, fomentata dal fanatismo e dall’odio contro la nostra civiltà, i suoi valori di democrazia, di libertà e di convivenza. Valeria è stata uccisa, insieme a tanti altri giovani perché rappresentava il futuro dell’Europa, il nostro futuro. 
Insieme a tanti Paesi amici risponderemo con intransigenza a questa micidiale sfida di morte e di sopraffazione. Come accadde durante gli anni del terrorismo interno, lo faremo senza mai far venire meno le ragioni del diritto e della giustizia, che fondano la nostra civiltà, ma con determinazione. Li dobbiamo a Valeria, lo dobbiamo a tutte le vittime, lo dobbiamo a voi carissimi genitori. Vi sono particolarmente vicino e partecipo con profonda commozione alla vostra sofferenza”.

A queste parole di cordoglio si unisce il Rettore dell’Università di Trento, Paolo Collini, che ricorda come “tra le molte vittime degli eventi che venerdì sera hanno sconvolto la città di Parigi, c’era anche Valeria Solesin, una giovane ricercatrice italiana che aveva compiuto i suoi studi nella nostra Università. Era una brillante laureata in Sociologia, una giovane ricercatrice di talento, una cittadina europea impegnata nell'azione a favore dei meno fortunati. Tra i suoi interessi di ricerca c’erano i modelli di organizzazione del lavoro e della società, ambiti in cui sono possibili forme di integrazione e di inclusione sociale. Il nostro pensiero va a lei, che ha dedicato la sua vita alla conoscenza e all'impegno civile e a tutte le vittime di questa tragedia”.

A Trento Valeria era ritornata nel 2014 per il convegno organizzato dal Centro Studi Interdisciplinari di Genere, dal titolo “Districare il nodo genere-potere. Sguardi interdisciplinari su politica, lavoro, sessualità e cultura”. Il suo contributo, pubblicato negli atti del convegno presentava alcuni esiti del lavoro a cui si stava dedicando, confrontando la realtà francese e quella italiana rispetto all’intreccio tra vita famigliare e lavorativa, un confronto da cui sicuramente la realtà italiana usciva perdente. 
Ho conosciuto Valeria - ricorda Barbara Poggio, Prorettrice alle politiche di equità e diversità e una delle organizzatrici del convegno -, persona solare e appassionata, in occasione del convegno, avendo coordinato la sessione in cui lei presentava il suo contributo. Ciò che ricordo della sua presentazione è l’enfasi, nelle conclusioni, sulla necessità di ripensare i modelli di organizzazione del lavoro e della società per favorire una maggiore condivisione delle responsabilità familiari e professionali tra uomini e donne e soprattutto un maggiore coinvolgimento delle donne nel mercato del lavoro. 

Non è dunque con frasi di circostanza o con appelli drammatici che ci piace ricordare Valeria, ma con il titolo di un suo articolo pubblicato sulla rivista online Neodemos, “Allez le filles, au travail!”. E impegnarsi su questa strada, sostenendo le giovani donne che come Valeria si affacciano sul mercato del lavoro e al mondo della ricerca, è forse il modo migliore per onorarne la memoria.

Anche il professor Salvatore Abbruzzese ricorda Valeria, durante il percorso in Doppia Laurea.
“Valeria Solesin era una studentessa di grande determinazione. Dopo aver frequentato i primi anni all’Università di Trento frequentando il corso di laurea in Società Politica e Istituzioni Europee aveva aderito al nostro progetto di doppia laurea con l’Università di Nantes trasferendosi in quella sede. Vi aveva sostenuto una parte degli esami e soprattutto vi aveva realizzato la tesi finale di carattere metodologico diretta dal collega Yves Tertrais e da me. Si trattava di analizzare i problemi connessi alla realizzazione di un questionario sulle pratiche culturali degli studenti tedeschi e francesi all’interno di quella università. Era un lavoro tecnicamente impegnativo, che poneva una serie di problemi di metodo proprio sul piano del confronto culturale tra rappresentazioni e criteri di valutazione propri di paesi geograficamente contigui ma non coincidenti. Ci riuscì benissimo e la commissione della nostra università non ebbe difficoltà ad assegnarle la lode. Era il 2009 e Valeria aveva voglia di continuare ad andare avanti. Non ebbe affatto bisogno di mie indicazioni per continuare gli studi a Parigi.
Il fatto che stesse realizzando una tesi di dottorato all’Institut de Démographie dà la prova delle sue capacità di determinazione, del resto documentate anche da una sua partecipazione, in qualità di dottoranda di Paris I - Sorbonne, ad un convegno sulle asimmetrie di genere sul mercato del lavoro, tenuto dal Centro di Studi Interdisciplinari di Genere della nostra Università il 21 e 22 febbraio dello scorso anno. Anche in questo testo, Valeria Solesin realizzava un confronto tra sistemi socio-culturali, ma questa volta lo sviluppava accostando l’Italia alla Francia. Aveva quindi deciso di iniziare quel lungo cammino che dalle aule del dottorato, attraverso convegni e pubblicazioni, l’avrebbe verosimilmente condotta ad entrare in università. Gli eurofobi del califfato hanno deciso di portarla via, insieme a tanti altri. È vero quanto è stato scritto: ci hanno tolto una parte di quello che sarebbe stato il nostro futuro.”