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Internazionale

Focus Ucraina. Le sanzioni dell’Unione europea

Approfondimenti a cura di UniTrentoMag e Scuola di Studi Internazionali

31 marzo 2022
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Antonino Alì
di Antonino Alì
Scuola di Studi Internazionali - SSI

A partire dal marzo del 2014 l’UE ha adottato sanzioni nei confronti della Russia a seguito delle azioni che hanno minacciato o compromesso l’integrità territoriale, la sovranità e l’indipendenza dell’Ucraina e dell’annessione illegale di Crimea e Sebastopoli (misure restrittive secondo l’art. 215 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea). È impossibile dare conto di tutte le misure adottate anche dalla sola UE nei confronti della Federazione russa a partire dal 2014, e quelle che seguono sono le più significative.

L’azione sanzionatoria è stata coordinata tra l’UE, gli Stati Uniti d’America e altri alleati. Alcune misure adottate tra il 2014 e il 2022 sono state di carattere diplomatico. Ad esempio, l’annullamento degli incontri regolari tra UE e Stati membri e Russia, la sospensione di negoziati e la nuova composizione del G8 in G7, la limitazione delle facilitazioni dei visti per diplomatici e altri funzionari e imprenditori russi. Altre misure invece sono state di carattere individuale, come il congelamento dei beni e il divieto di viaggio, nei confronti di persone fisiche che sostengono o attuano azioni o politiche che compromettono o minacciano l’integrità territoriale, la sovranità e l’indipendenza dell’Ucraina. Alcune sanzioni hanno riguardato persone fisiche che sostengono, materialmente o finanziariamente, l’annessione della Crimea o la destabilizzazione dell’Ucraina. Altre ancora miravano ad alcuni settori dell’economia russa, in particolare quello energetico, ad esempio con limitazioni all’accesso delle tecnologie upstream, e hanno limitato alcune operazioni sul fronte finanziario. 

Nel febbraio 2022, a seguito del riconoscimento dell’indipendenza delle autoproclamate Repubbliche di Luhansk e Donetsk e della decisione di inviare delle truppe in quelle zone sotto forma di operazioni di cosiddetto peacekeeping, sono state adottate misure in relazione a queste zone dell’Ucraina. Una decisione analoga era già stata presa nel 2014 in relazione alla Crimea e a Sebastopoli. È stato così imposto il divieto di importazione di beni, restrizioni a scambi e investimenti relativi ad alcuni settori economici, il divieto di prestazione di servizi turistici, il divieto di esportazione di beni e tecnologie. Altre misure hanno riguardato sanzioni mirate nei confronti di 351 membri della Duma di Stato russa e di altre 27 persone ed entità di alto profilo. 

A seguito dell’operazione militare su vasta scala lanciata il 24 febbraio dalla Russia, sono state adottate misure economico-finanziarie senza precedenti con un’azione coordinata tra UE, USA, Regno Unito, Canada e altri paesi, come Svizzera, Norvegia, Giappone, Australia, Nuova Zelanda, Corea del Sud e numerosi stati dei Balcani.

Le misure hanno riguardato i settori finanziari russi e settori strategici dell’economia come la difesa, l’aerospazio, l’energia. Inoltre, sono stati oggetto di sanzioni gli oligarchi vicini al presidente Putin, nonché quest’ultimo e il ministro degli esteri Lavrov.

Particolarmente robuste sono state le misure che hanno riguardato l’esclusione da SWIFT, uno strumento di interscambio di messaggi tra banche e altre istituzioni finanziarie. Il 2 marzo l’Ue, gli USA, il Regno unito e il Canada hanno deciso di escludere sette banche russe dal sistema di messaggistica. Sono state escluse dal provvedimento alcune banche russe necessarie per le transazioni commerciali energetiche della Germania e dell’Italia. Altre misure sono state introdotte in relazione al divieto settoriale di finanziamento della Federazione russa, del suo governo e della sua Banca centrale, limitando la capacità dello Stato e del governo russi di accedere ai servizi e ai mercati finanziari e dei capitali dell’UE e, non ultimo, il congelamento dei beni posseduti all’estero dalla Banca centrale Russa.

La straordinarietà delle misure è ancor più evidente se si considera che la Russia figura tra i primi quindici stati a livello mondiale per prodotto interno lordo ed è uno dei principali fornitori dell’UE di nichel, carbone, prodotti petroliferi, fertilizzanti, gas naturale e di prodotti agricoli. Le misure economiche adottate sono parte di una guerra economica che si è manifestata in tempi rapidissimi e in maniera sbalorditiva. Solo in pochi immaginavano si potesse giungere a un così rapido coordinamento.

Le reti globali consentono ad alcuni dei partecipanti, in primis agli Stati Uniti, di esercitare una pressione economica. D’altra parte, l’esercizio di queste leve economiche non è senza controindicazioni. L’interdipendenza globale produce danni anche sull’economia europea e mondiale, specialmente quando i destinatari delle sanzioni economiche sono, come nel caso della Russia, stati con un forte interscambio commerciale ed esportatori di materie prime ed energia. L’esercizio delle sanzioni spinge lo stato destinatario a trovare soluzioni alternative: reti di scambio economico-finanziario ed energetico non ancora esplorate o del tutto nuove. 

Non sono poche, in questo senso, le voci che dissentono su un utilizzo così massiccio di sanzioni. Lo stato sanzionato può esplorare “territori” finora tabù e alcune sanzioni, invece di generare il vuoto attorno al regime, rischiano di consolidarlo. È ciò che è avvenuto in passato negli anni Novanta con le sanzioni globali adottate nei confronti dell’Iraq di Saddam Hussein. L’utilizzo ragionato e responsabile delle sanzioni è obbligatorio, altrimenti il rischio delle guerre economiche è che siano solo il preludio per guerre cinetiche, tradizionali, su scala più ampia.

Per approfondire: DirittoUE/EULaw


EU sanctions following the Russian invasion of Ukraine
by Antonino Alì

 

The EU has imposed sanctions ("restrictive measures", under article 215 of the Treaty on the Functioning of the European Union) against Russia since March 2014, following the actions that threatened or undermined the territorial integrity, sovereignty and independence of Ukraine and the illegal annexation of Crimea and Sevastopol. We cannot here list all the measures (some of which taken by the EU alone) adopted against the Russian Federation since 2014, but the following are the most significant.

The EU, the United States of America and other allies adopted the sanctions in a coordinated action.
The measures taken between 2014 and 2022 have included diplomatic sanctions (e.g. cancellation of regular meetings between the EU, the Member States and Russia, suspension of negotiations, G7 summit (without Russia) instead of the G8, restrictions of visa facilitations for Russian diplomats, officials and business people), and individual sanctions (asset freezes and travel restrictions) against people supporting or implementing actions or policies that undermine or threaten the territorial integrity, sovereignty and independence of Ukraine. Some sanctions have targeted persons supporting, materially or financially, these actions, or benefiting from the Russian annexation of Crimea and the destabilisation of Ukraine. Economic sanctions targeted certain areas of the Russian economy, in particular the energy sector (restrictions on access to upstream technologies), and the financial sector. 

In February 2022, in response to the decision by the Russian Federation to recognize the self-proclaimed Republics of Luhansk and Donetsk and to send troops to these areas as a peacekeeping operation (!), other measures were taken targeting these areas of Ukraine, as it occurred in 2014 for Crimea and Sevastopol. Sanctions included an import ban on goods, restrictions on trade and investment related to certain economic sectors, a prohibition on supplying tourism services, an export ban on certain goods and technologies. Other measures targeted 351 members of the Russian State Duma and 27 other high-profile individuals and entities. 

Following the large-scale military operation that Russia launched on 24 February, unprecedented economic and financial measures were taken in a coordinated manner by the EU, the USA, the UK, Canada and other states (Switzerland, Norway, Japan, Australia, New Zealand, South Korea and numerous Balkan states).

The measures targeted the Russian financial sector and other strategic sectors of the economy such as defence, aerospace, energy. In addition, the oligarchs close to President Putin, as well as President Putin himself and Foreign Minister Lavrov, have been sanctioned.

The exclusion of Russia from SWIFT (a messaging service that connects banks and other financial institutions around the world) is one of the most severe sanctions. On 2 March (with effect from 12 March) the EU, the USA, the United Kingdom and Canada decided to exclude 7 Russian banks from the messaging system. Some Russian banks that carry out energy-related transactions with Germany and Italy have not been banned. Other measures have been introduced: a sectoral prohibition to finance the Russian Federation, that will restrain the ability of the Russian state and government to access the EU’s capital and financial markets and services and, finally, the freezing of assets held abroad by the Russian Central Bank.

If you consider that Russia is among the 15 countries with the largest GDP in the world and that it is one of the EU's main suppliers of nickel, coal, petroleum products, fertilizers, natural gas and agricultural products, these sanctions appear to be extraordinary. The economic measures are part of an economic war that broke out rapidly and surprised everyone. Not many imagined that the allies could coordinate their efforts so quickly.

By participating in global networks, some countries (primarily the United States) can apply economic pressure on Russia. Exercising this power, however, comes with consequences. Global interdependence impacts the European and world economy too, especially when the sanctioned state, as in the case with Russia, is a strong trading partner and an exporter of raw materials and energy. The sanctioned state is pushed to find alternative solutions, for example in new or unexplored networks for the exchange of financial and energy products. In this sense, not everyone agrees with this massive use of sanctions. The sanctioned state may explore new directions, and some sanctions, instead of isolating the regime, risk to strengthen it just as it happened in the past with the global sanctions adopted against Saddam Hussein's Iraq in the 1990s. Sanctions must be used in a reasoned and responsible way, or economic wars can turn into real wars on a larger scale.

For these and other insights, visit my blog www.dirittoue.info