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DALL’EDITORIA ALLA TELEVISIONE

La comunicazione della scienza e della tecnologia di Massimiano Bucchi con Superquark attraversa i media

28 luglio 2016
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di Paola Fusi
Responsabile della Divisione Comunicazione ed Eventi dell’Università di Trento.

Massimiano Bucchi docente di Sociologia della Scienza e Comunicazione della Scienza presso il Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale dell’Università di Trento da sempre scrive e parla di rapporti tra scienza, tecnologia e società, con numerose esperienze di pregio alle spalle e un più recente incarico di Direzione della rivista internazionale di Public Understanding of Science.

L’ultima opera di Bucchi, “Per un pugno di idee”, segnalata anche nella sezione libri di questa testata, racconta l’importanza della dimensione sociale e culturale di alcune importanti storie di innovazione. E proprio questi racconti hanno trovato l’interesse di Superquark, la trasmissione televisiva di divulgazione della scienza e della tecnologia più nota al grande pubblico nel panorama italiano, e l’interesse di Piero Angela, che l’ha portata nella tv di prima serata, inserendo in ogni puntata uno di questi racconti.

Il dibattito sulla comunicazione della ricerca scientifica e su come la ricerca dovrebbe essere comunicata è quanto mai attuale, in virtù della crescente necessità della ricerca scientifica di farsi capire dal grande pubblico anche a fronte della necessità di attirare e di giustificare sempre più i finanziamenti per sostenerla.

Professor Bucchi, il suo libro è approdato a Superquark, in un modo un po’ inusuale: non viene infatti presentato come libro in quanto tale, nella sezione delle letture, ma ne vengono presi i contenuti che sono adattati al mezzo televisivo. Come è nata questa collaborazione dal libro alla televisione?
Il libro è piaciuto molto agli autori e allo stesso Piero Angela e si è deciso di farne una rubrica, “Da dove viene”, che racconta otto storie tratte dal libro. Il libro comunque sarà anche recensito nella puntata del 17 agosto, e io sarò in trasmissione a parlare di rapporti tra scienza e società il 3 agosto.

Quali sono a suo avviso gli aspetti più delicati nella comunicazione scientifica?
Credo che siamo in una fase di grande cambiamento nella comunicazione della scienza, legato non solo alla rivoluzione dei media digitali ma al ruolo sempre più attivo di ricercatori e istituzioni nel rivolgersi direttamente al pubblico. Credo che questa attenzione e orientamento alla comunicazione da parte del mondo della ricerca sia un fatto positivo, ma si dovrebbe prestare maggior attenzione all’ascolto del pubblico e alla valutazione dell’impatto delle iniziative proposte, un aspetto quasi sempre trascurato.

In una società come quella di oggi in cui si parla molto di social media e di multimedialità, la televisione è ancora un mezzo efficace per comunicare la ricerca? Quali sono le difficoltà di comunicare la ricerca legate al mezzo televisivo?
Gli ascolti di Superquark (2,5 milioni in prima serata) dimostrano che la TV ha ancora un ruolo, soprattutto se propone contenuti di qualità, anche se è ovvio che il contesto comunicativo è completamente cambiato rispetto a quando il programma debuttò oltre trent’anni fa. Ci sono sicuramente potenzialità da esplorare nel rapporto tra i social e la TV, soprattutto per quanto riguarda la divulgazione.

Se dovesse riscrivere oggi il suo libro alla luce della collaborazione televisiva cambierebbe qualche cosa?
No, perché a me interessava mettere in discussione una serie di luoghi comuni sull’innovazione con gli strumenti della sociologia della scienza e della tecnologia, anche se ho dedicato molta attenzione alla scrittura per renderla fluida e accessibile a qualunque tipo di lettore. Mi ha stupito positivamente l’accoglienza del libro e l’interesse riscontrato. Evidentemente ho intercettato, proprio come le innovazioni del mio libro, una sensibilità che stava maturando.

Massimiano Bucchi, foto di Thomas Fasting