Fotogramma del film "Naya - Der Wald hat tausend Augen” di Mulder Sebastian

Vita universitaria

Così abbiamo dato il nostro contributo al Trento Film Festival

L’esperienza della giuria del Premio Studenti delle Università di Trento, Innsbruck e Bolzano

12 maggio 2022
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di Federico Cavasin
Studente dell'Università di Trento e membro della giuria universitaria

Tra le numerose e varie pellicole in gara abbiamo deciso di assegnare il Premio Studenti delle Università di Trento, Innsbruck e Bolzano a “Naya - Der Wald hat tausend Augen” di Mulder Sebastian per il suo modo di trattare temi estremamente attuali attraverso mezzi nuovi e originali, discostandosi dalla tradizione filmografica. L’opera riesce infatti a raccontare la storia della lupa Naya, monitorata grazie ad un collare GPS per motivi di ricerca, interamente attraverso telecamere di sorveglianza e foto-trappole, sparpagliate tra i boschi e le città di Belgio e Germania orientale. Nella giuria, per l’Università di Trento, eravamo Diana Busana, Federico Cavasin, Angela Vignaga.

Partecipare alla giuria studentesca di un Film Festival è stata per noi un’opportunità per avvicinarci un po’ di più al mondo del cinema, una passione comune e unificante, e ci ha dato l’occasione di sentirci parte nella costruzione e nella realizzazione della rassegna. Aiutarsi e coordinarsi tra giurati e con gli organizzatori del Festival ci ha consentito di crescere a livello culturale e sociale e di considerare in modo diverso quelle manifestazioni che possono sembrare distanti o inaccessibili ai più giovani, ma alle quali possiamo invece dare anche noi un forte contributo.

La giuria era molto eterogenea. Si componeva di studenti e studentesse di età e provenienze anche molto diverse e con differenti interessi in campo cinematografico. Tuttavia, la scelta finale è stata presa quasi all’unisono, a dimostrazione dell’efficacia della pellicola. Dopo la visione e la discussione in comune di tutti i film in gara è bastato infatti soltanto un breve confronto per decretare il vincitore ed enunciare le motivazioni. Maggiori difficoltà si sono presentate invece nella selezione di una menzione speciale facoltativa: non concordando su una scelta univoca per tutti è stato infatti deciso di non assegnarla.

La costruzione così particolare eppure coinvolgente del film e le considerazioni che sono sorte dopo la visione hanno permesso all’opera di spiccare tra le altre, nonostante queste mostrassero produzioni più elaborate o maggiori risorse a disposizione. Siamo stati infatti piacevolmente colpiti dalla narrazione condotta attraverso mezzi a dir poco originali e dall’intraprendenza del regista, capace di raccontare una storia comune in una maniera così anticonvenzionale.

Il film si apre con l’arrivo della lupa in Belgio: qui Naya, il primo esemplare della sua specie in quasi cent’anni, si presenta a una popolazione locale elettrizzata dalla notizia e in piena mobilitazione per cercare di avvistarla. Attraverso frammenti di conversazioni radiofoniche è facile cogliere il generale entusiasmo per il nuovo residente a quattro zampe, così come è altrettanto facile cogliere il drastico cambio di ottica non appena la lupa comincia a mietere le prime vittime tra il bestiame della zona. Improvvisamente la ricerca quasi ludica di una foto o un video da mostrare per vanto agli amici si trasforma in una caccia spietata nel tentativo di eliminare il nuovo problema.

Per mezzo di una visione “scientifica” e distaccata delle videocamere assistiamo a una narrazione spartana, priva di virtuosismi e rivolta alla praticità piuttosto che alla bellezza dell’immagine. Ma che proprio per questo riesce a esprimere in maniera straordinaria la selvaticità dell’animale e del suo ambiente naturale, così colonizzato dall’uomo e tuttavia ancora così incontrollabile e imprevedibile.

Nel percepire questa osservazione meticolosa e quasi morbosa delle città e delle foreste, che priva gli individui ma anche gli animali di qualsiasi tipo di privacy, sono sorte tra i membri della giuria numerose riflessioni sul rapporto tra l’antropizzazione e la vita selvatica, spesso tra loro in conflitto. La lupa Naya viene così involontariamente investita del ruolo di portavoce e rappresentante di tutti quegli animali costretti a migrare o uccisi a causa dell’intervento dell’uomo sull’ambiente. Questo tema ci è sembrato di grande attualità e sempre presente, in particolar modo a livello locale. Anche recentemente molte comunità hanno dovuto prendere in considerazione animali selvatici che rivendicavano i loro territori. Qui in Trentino si può pensare all’episodio dell’orso M49.