segnalibri in biblioteca ©UniTrento ph. Cattani Faggion

Vita universitaria

Spotto la Buc

Le biblioteche come crocevia di libri, persone e cuori

8 giugno 2022
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di Matteo Largaiolli
Ufficio Stampa e Relazioni esterne

A volte sono matricole accompagnate da genitori. Spesso studenti stranieri. Ogni tanto, pensionate e pensionati di Trento, e anche passanti, alle Albere o a Mesiano. Entrano alla Buc o alla Bum e escono dopo un’ora e mezzo. Con un sorriso e una nuova idea di biblioteca. Sono le biblioteche universitarie che si aprono alla cittadinanza. Per far vedere dall’interno quello che succede, il dietro le quinte. «Vogliamo far intravedere il dinamismo delle attività di una biblioteca, al di là dell’apparente immobilità», spiega Vittorio Carrara, responsabile della Buc – Biblioteca universitaria centrale (nella foto).

Vittorio Carrara

Le visite in biblioteca sono un’esperienza iniziata nel 2018, interrotta per il Covid, ma da poco ripresa. Piccoli gruppi con un cicerone che li accompagna per capire e scoprire le architetture, ma anche l’inaspettato lavorio dietro gli scaffali. «Spesso, anche i ragazzi e le ragazze che lavorano con noi trovano un mondo singolare, che non si aspettavano», continua Carrara. 

Perché una biblioteca è molto più viva di quello che si pensa. Alla Buc, ad esempio, lavorano ogni anno circa 25 studenti e studentesse, tra stagisti e collaboratori. «Fanno cose tradizionali e cose nuove che non si aspetterebbero di fare – dice Carrara. Controllano liste di libri, cercano dati bibliografici sui siti degli editori, spostano e trasportano i libri. Sono stati i nostri studenti che hanno fatto il trasloco e la fusione della Biblioteca centrale e della Biblioteca di Lettere, mentre proprio qualche settimana fa hanno portato e ricollocato al quinto piano della Buc i 16mila volumi della collezione VAF».

È chi frequenta le biblioteche che le rende vive. Nel 2021, un’annata ancora segnata dal Covid, tutti gli ingressi sono stati registrati. E sono stati più di 50mila. Il mese più affollato durante la pandemia è stato ottobre 2020: 9819 ingressi di studenti e studentesse, corrispondenti a 2432 persone. Senza contare docenti, ricercatori e ricercatrici, alumni e alumnae.

Una biblioteca vive anche del movimento dei suoi libri. La Buc fa parte della rete globale mondiale di prestito interbibliotecario internazionale. E anche qui i numeri rivelano tutta la sua vitalità. Nel 2019 sono stati spostati più di 7mila documenti: 3002 libri spediti in originale e 4194 articoli, inviati in digitale. Il 60% di queste opere sono state richieste ad altre biblioteche per i nostri utenti, ma il restante 40% è costituito da circa 3mila documenti che le altre biblioteche hanno richiesto a noi. «È un’ottima percentuale, un indice della ricchezza della nostra collezione», osserva Carrara. Tanto più se si pensa che circa i due terzi sono spostamenti in Italia, ma le altre sono spedizioni che viaggiano in Europa, negli USA (il 21%) e in molti paesi extraeuropei, tra cui Turchia, Emirati Arabi, Nuova Zelanda, Giappone, Tailandia, Russia, Hong Kong, Australia. 

Le biblioteche non sono (più) soltanto i “luoghi dei libri”. Sono luoghi aperti, di cultura, che ospitano eventi, cineforum, mostre. Spazi che permettono scambi di idee e di persone, di studio e di esperienze. E di socialità. «Sui social si trovano anche appelli per recuperare incontri mancati». Ragazzi e ragazze che affidano a un messaggio online la speranza di un nuovo o di un primo incontro con il vicino di tavolo, timido e con il maglione verde, o la ragazza vicina alla macchina del caffè: 

Spotto la ragazza con lo zainetto rosso che studia al piano 2 della buc. Sei stupenda

Spotto ragazzo riccio con le birkenstock oggi al primo piano della Bum :)

Del resto, la Buc per molti mesi è stato l’unico posto dove si poteva andare a studiare. Si formava perciò una coda in ingresso di centinaia di persone. «All’inizio, distribuivamo talloncini numerati corrispondenti ai posti disponibili, a tutte le persone in coda, davanti all’ingresso già dalle 7.30, mezz’ora prima dell’apertura. La speranza era che dissolvessero la coda e tornassero uno alla volta. E invece stavano comunque in coda» racconta divertito Carrara. «Poi, secondo le norme ministeriali, abbiamo introdotto l’obbligo di prenotazione tramite app. Ma intanto i nostri talloncini sono diventati veri e proprio oggetti da collezione».

Un altro oggetto da collezione sono i segnalibri delle sedi: un’idea portata avanti con Sonia Stenico, responsabile delle biblioteche scientifiche, e con Lucia Dorna, responsabile dell’Ufficio pubblicazioni e stampe. È una raccolta di piccoli promemoria che si aprono sulle parole di scrittori e scrittrici: quattro biblioteche, otto segnalibri per biblioteca, con una citazione, che racconta di conoscenza, e conoscenza scientifica, libri, scrittura, lettura. Sono un modo per rendere visibile le caratteristiche di ogni sede, ciascuna con il suo patrimonio di materiali e di persone.