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Il futuro dell’Università in un contesto di crisi

Il discorso del rettore Flavio Deflorian all'inaugurazione dell'anno accademico 2022/2023

24 novembre 2022
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di Redazione

Martedì 22 novembre, si è svolta a Palazzo Prodi la cerimonia inaugurale dell'anno accademico 2022/2023. Nel suo discorso, il rettore Flavio Deflorian ha tracciato un bilancio dell'anno trascorso e ha presentato le sfide che l'Ateneo dovrà affrontare nei prossimi anni.
Proponiamo qui la trascrizione completa del suo intervento.

«L’anno che si chiude è stato per la nostra Università un anno importante, nel quale abbiamo ricordato il 60esimo anniversario dalla fondazione; nel 1962, infatti, è nato a Trento l’Istituto superiore di Scienze sociali, nucleo originario della nostra futura Università.

Ma il 2022 è stato anche un anno di ripartenza, che ha visto l’approvazione del nuovo Piano strategico, il documento programmatico che traccerà la navigazione dell’Ateneo da qui al 2027. Per giungere alla sua formulazione è stato messo in campo un vasto confronto all’interno della comunità accademica e con gli stakeholder del territorio, che qui ringrazio per il fattivo apporto. Il risultato è un documento ampio e ambizioso.

Una qualità che in questo 2022 ci viene riconosciuta sia a livello nazionale, sia internazionale. Ne sono prova gli ottimi risultati ottenuti nella valutazione dell’ANVUR relativa alla qualità della ricerca, che confermano la bontà delle politiche di reclutamento condotte negli ultimi anni dai vari dipartimenti dell’Ateneo. Quest’anno, inoltre, si è conclusa positivamente la fase di valutazione delle relazioni finali degli 8 Dipartimenti di Eccellenza finanziati per il quinquennio 2018-2022. I risultati della Valutazione della qualità della ricerca 2015-2019, che vedono l’Ateneo al primo posto per la qualità della produzione scientifica nella sua classe di riferimento, hanno consentito a ben 10 Dipartimenti di partecipare al secondo quinquennio di finanziamento per il periodo 2023-2027.

A livello internazionale spiccano i cinque nuovi finanziamenti assegnati dall’European Research Council, che si aggiungono ai 30 che l’Università di Trento ha ottenuto da quando, nel 2007, l’European Research Council ha iniziato ad erogare i grant in tutta Europa. E per restare in ambito internazionale vorrei citare la positiva esperienza che l’Università di Trento sta vivendo attraverso la partecipazione al consorzio ECIU - European Consortium of Innovative Universities, formato da 13 università europee simili alla nostra per dimensione e attenzione all'innovazione. ECIU intende dare vita a una nuova idea di Università Europea, impegnata in una formazione continua innovativa, più flessibile, internazionale e fondata sulla risoluzione di problemi concreti.

E infine, non posso non citare le occasioni offerte dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, che porterà in Trentino, attraverso l’Università di Trento, 50 milioni di euro. Utilizzeremo le risorse per il reclutamento di giovani ricercatori e ricercatrici, per investimenti su infrastrutture e per attività di ricerca e sviluppo con le imprese. Ciò contribuirà a rafforzare la competitività dell’ecosistema della ricerca, ma anche del sistema produttivo dello stesso territorio trentino.

Se il mio intervento si fermasse qui, con un elenco di traguardi raggiunti e successi da celebrare, non sarei obiettivo e sincero. E, soprattutto, sentirei di perdere una buona occasione per assolvere pienamente al mio compito di Rettore. Desidero, quindi, condividere con voi alcune brevi riflessioni intorno a temi che ritengo centrali e urgenti.

Come già accennato, l’anno accademico che si è appena concluso ha visto le celebrazioni del 60esimo anniversario del nostro Ateneo. Da allora molte cose sono cambiate e questa giovane università ne ha fatta di strada, riuscendo ad affiancare, e talvolta superare, realtà accademiche ben più antiche, consolidate e definite.

In molte occasioni e da più voci si è levato in questo 2022 il ricordo del nostro fondatore, Bruno Kessler, al quale viene riconosciuta in modo pressoché unanime una peculiare e rara caratteristica: la capacità di visione. In un’epoca di profonde trasformazioni, Kessler ha saputo delineare progetti di ampio respiro, decisivi per lo sviluppo sociale ed economico di Trento e della sua provincia. E nella sua visione la presenza dell’Università sul suolo trentino aveva un ruolo strategico.

Oggi, a distanza di 60 anni dalla fondazione dell’Università, in un contesto profondamente mutato rispetto ad allora, mi chiedo cosa significhi, in termini concreti, guardare al futuro con capacità di visione. E chiedo a voi: il territorio considera ancora l’Università un elemento strategico? Come può il nostro Ateneo contribuire alla crescita del Trentino e della comunità?

Questi interrogativi, che riprenderò a breve, si stagliano sullo sfondo di un momento non semplice per il nostro Paese. Le conseguenze di crisi economiche, sociali, pandemiche e belliche, insieme a cambiamenti climatici, aumento dei prezzi dell'energia e pressione migratoria hanno messo e stanno mettendo a dura prova l’Italia.

La crisi sembra ormai essere un elemento strutturale della nostra esistenza, tant’è che il famoso dizionario inglese Collins ha eletto il neologismo ‘permacrisis’ - ‘permacrisi’ in italiano, ovvero crisi permanente - parola dell’anno 2022.

Ma se consideriamo l’origine della parola, il termine ‘crisi’ non è del tutto negativo, anzi. In greco antico krisis significa ‘scelta, decisione’.

E quando siamo a chiamati a fare delle scelte? Ogni giorno.

La crisi, pertanto, è un’occasione per scegliere chi essere e quale direzione prendere. Non sto facendo filosofia spiccia, né ragionamenti di tipo esistenziale. Sono solo consapevole di una cosa: le sfide che ci attendono sono molte e occorre mettere in campo scelte e atteggiamenti nuovi, agendo come sistema in uno spirito di collaborazione e rispetto reciproco.

Vorrei però tornare alle due domande che ho posto poco fa alla vostra attenzione. Fanno riferimento a due temi distinti ma strettamente collegati.

Veniamo al primo. Come sapete, con l’accordo di Milano del 2009 e la successiva norma di attuazione del 2011, la Provincia autonoma di Trento ha ricevuto dallo Stato italiano la delega di funzioni amministrative e legislative in materia di Università. La delega ha una natura prevalentemente finanziaria e non interfersce né con l’autonomia universitaria sancita dalla Costituzione né con le leggi dello Stato italiano. L’autonomia infatti è la condizione fondante della libertà di insegnamento e di ricerca, che permette alle università di esser luoghi vivi, vivaci e propulsivi, sia per gli studenti che le frequentano, sia per i territori che le ospitano.

Nella cornice della legge delega, e dopo la riforma nazionale dell'Università, è stato approvato nella primavera 2012 il nuovo Statuto dell’Università di Trento. L’atto individuava le caratteristiche salienti del ruolo istituzionale, assolutamente rilevante ed unico nel panorama italiano, assunto dalla Provincia autonoma in materia di Università. Ora mi chiedo - e vi chiedo -, in modo non polemico ma del tutto dialogico, quale significato ha questa speciale autonomia dell’Università di Trento nel 2022. La delega viene esercitata al massimo delle sue potenzialità considerando il ruolo strategico dell’Ateneo per il suo territorio o è rimasta un grazioso orpello sulla carta, utile per rafforzare l’idea di regionalismo e autonomia speciale?

In merito allo Statuto della nostra Università: è ancora efficace e attuale? Possiede aspetti da migliorare? È rappresentativo di tutte le componenti della comunità universitaria? Penso sia lecito chiederselo, a distanza di 10 anni dalla sua applicazione. È un po’ come il tagliando di un’automobile: non è obbligatorio per legge, ma è fondamentale per assicurarsi che le diverse componenti del mezzo siano in perfetto stato, efficienti e sicure. In 10 anni, inoltre, è cambiato il quadro normativo nazionale di riferimento, circostanza che impone, quantomeno, un aggiornamento di alcuni aspetti del documento.

È per questa ragione che abbiamo avviato un processo di revisione dello Statuto del 2012 teso a migliorarne alcuni aspetti e permettere di affrontare le sfide che l’Ateneo si troverà a fronteggiare. Questo processo avverrà attraverso un esteso confronto con la comunità accademica e con la Provincia.

L’anno che si è chiuso è stato un tempo di rievocazione della nostra storia e di doveroso omaggio ai nostri fondatori. Adesso è il momento di orientare lo sguardo al futuro e di proiettarsi nel Trentino che verrà, immaginando la nostra provincia e la sua Università per i prossimi 60 anni.

In questa proiezione di lungo periodo, che ruolo giocherà il nostro Ateneo nel contesto territoriale? Saremo ancora considerati un elemento strategico, un fattore chiave di innovazione e sviluppo?

Molto, sicuramente, dipenderà da noi e dalla nostra capacità di rispondere, sia sul piano della didattica che su quello della ricerca, alle sfide della contemporaneità.

Ma altrettanto importante sarà il sostegno del contesto locale, del mondo politico, del tessuto sociale e produttivo del Trentino. Al quale non penso di dover ricordare che il ritorno degli investimenti in istruzione superiore e in ricerca e sviluppo, sebbene non immediatamente visibile, è tra i più alti in assoluto. E che il beneficio dell’Università per il sistema economico e sociale di un territorio va ben al di là del vantaggio di coloro che la frequentano.

L’Università, infatti, può aiutare in modo significativo il territorio nell’affrontare le grandi sfide che ci attendono. Pensiamo a temi quali il cambiamento climatico, la lotta alle malattie e ai tumori, i fenomeni migratori e l’integrazione, la sostenibilità ambientale, la transizione energetica, le nuove tecnologie digitali, i Big Data, la cybersecurity. E ancora sfide etiche, politiche, sociali e culturali. L’apporto dell’Università su tutti questi fronti è già rilevante e molto potremo fare in futuro attraverso la ricerca e un’offerta formativa capace di intervenire nella realtà. Ma non possiamo farlo da soli. Dobbiamo lavorare insieme, in modo coeso, verso obiettivi condivisi, superando individualismi, ambiguità e dissapori.

Ho posto numerose domande. Domande alle quali non esistono risposte facili e preconfezionate. Ma soprattutto domande che attendono riscontri concreti, perché il momento impone scelte e risposte adeguate. E le risposte che daremo faranno la differenza tra l’essere una buona Università qualsiasi e un’Università eccellente, che trae dalla sua speciale autonomia un vantaggio competitivo strategico, sia a livello italiano, sia internazionale.

Il lavoro di squadra tra Università e diversi attori del territorio ha già dato frutti molto positivi negli ultimi 60 anni e ci ha portato fino a qui. Sono convinto che ne darà anche nei prossimi 60».

La registrazione della cerimonia di inaugurazione è sul canale YouTube dell'Università di Trento.