Crediti: GECT EVTZ - "Euregio Tirol-Südtirol-Trentino" 

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Prove di nuova geografia politica e mentale

Jens Woelk, docente UniTrento ed Euregio Professor: così possiamo fare diretta esperienza di Europa unita

6 marzo 2023
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di Lorenza Liandru
Supporto alle Relazioni istituzionali

Piccolo quiz di geografia politica. Si trova nel cuore dell’Europa, ha una superficie totale di 26.255 km2 e una popolazione di circa 1,8 milioni di abitanti. Al suo interno si parlano tre lingue (italiano, tedesco, ladino) e può vantare ben tre università. Se la vostra risposta è stata senza esitazioni “è l’Euregio” siete in quel 75% della popolazione trentina che conosce l’Euroregione Tirolo-Alto Adige/Südtirol-Trentino. Se invece non avete idea di cosa sia l’Euregio - o se volete approfondire l’argomento - questo articolo è per voi. Muoviamo i primi passi alla scoperta di questa realtà insieme a Jens Woelk, professore di diritto pubblico comparato alla Facoltà di Giurisprudenza e Euregio Professor dal 2020.

Professor Woelk, iniziamo dalle basi. Cos’è l’Euregio e quali sono le sue attività?

«L’euroregione Tirolo-Alto Adige/Südtirol-Trentino - in breve Euregio - è un Gruppo Europeo di Cooperazione Territoriale (GECT) istituito nel 2011 per volontà del Land Tirolo e delle due province autonome di Bolzano e di Trento. Il GECT è uno strumento che consente ad autorità territoriali di diversi Stati di riunirsi sotto una nuova entità sovranazionale dotata di personalità giuridica ancorata direttamente nel diritto europeo. I GECT vengono creati per facilitare la cooperazione transfrontaliera e per attuare progetti, investimenti o politiche nei territori di riferimento. Semplificando molto potremmo dire che un GECT è un laboratorio di integrazione europea su piccola scala, dove sperimentare la cooperazione territoriale transfrontaliera nella vita quotidiana. All’interno di un GECT i confini non sono più barriere, ma delimitazioni amministrative tra enti sub-nazionali».

Quanti altri GECT ci sono in Europa? Quali forme hanno assunto?

«La lista conta attualmente 83 diversi Gruppi Europei di Cooperazione Territoriale. Le forme di collaborazione transfrontaliera sono molto varie e in alcuni casi davvero originali, questo perché il GECT è uno strumento flessibile e non sono previste restrizioni tematiche, ad eccezione della polizia e della giustizia. Segnalo, fra i molti, tre esempi che ritengo significativi. Sui Pirenei, al confine tra Spagna e Francia, c’è il GECT-Hospital de Cerdanya/Hôpital de Cerdagne, il primo ospedale transfrontaliero in Europa, gestito congiuntamente dai servizi sanitari pubblici della Catalogna e della Francia. L’ospedale ha sede in Spagna, ma offre cure specialistiche e pronto soccorso a tutte le persone che vivono a ridosso del confine.
Un altro GECT affascinante per la sua complessità è l’Eurométropole Lille-Kortrijk-Tournai, un’area metropolitana che comprende la città francese di Lilla e quelle belghe di Kortrijk e Tournai. Ne fanno parte 14 partner francesi, valloni e fiamminghi, tra i quali lo stato francese. Non troppo lontano da noi, al confine tra l’Italia e la Slovenia, c’è il GECT GO, un ente che ha competenza sul territorio di tre città: Gorizia, Nova Gorica e Šempeter-Vrtojba.
Ci sono anche forme di collaborazione che non prevedono contiguità territoriale: sono network di realtà anche molto distanti riunite da un argomento o una peculiarità comune. Chi è curioso può guardare la cartina con tutti i GECT europei a questo link».

Spesso queste realtà sovranazionali sono percepite come una mera costruzione giuridica, non qualcosa che esiste nella quotidianità delle persone. È così anche per l’Euregio?

«La collaborazione transfrontaliera fra Tirolo, Alto Adige e Trentino precede l’adozione del regolamento europeo del 2006 e quindi, di per sé, non costituisce una novità. La normativa sui GECT ha però fornito un quadro giuridico ed istituzionale a queste relazioni e ha permesso di superare le barriere amministrative tra stati diversi, rafforzando la coesione economica e sociale.
L’operazione potrebbe sembrare un po’ top down, ma dal mio punto di vista la cooperazione fra Innsbruck, Bolzano e Trento è logica e naturale. Tirolo, Alto Adige e Trentino sono tre territori di montagna, ognuno con proprie specificità, ma con molti elementi in comune - storici, linguistici, economici e culturali. E poi c’è l’asse del Brennero, che collega i tre capoluoghi e che per secoli è stata una delle principali vie di collegamento tra i Paesi del Nord Europa e l'Italia.
A mio parere l’Euregio rappresenta un valore aggiunto per le regioni che ne fanno parte. L’Euregio non è soltanto la somma dei tre territori, né un duplicato delle istituzioni. È qualcosa che li supera e che permette di migliorare la gestione di risorse e servizi, scambiare competenze e attuare progetti comuni in molti ambiti: cultura, formazione, ricerca, economia, turismo, mobilità, ambiente».

A proposito di formazione. All’interno dell’Euregio le Università di Trento, Bolzano e Innsbruck promuovono corsi di studio congiunti e progetti di ricerca. Da alcuni anni è nata anche la figura dell’Euregio Professor: chi è e cosa fa?

«Le EUREGIO professorship sono speciali cattedre temporanee i cui titolari sono formalmente assunti da una delle tre Università, ma svolgono attività didattica e scientifica in tutte le realtà partner. I temi di ogni singola cattedra sono concordati con i tre atenei: Bolzano ha scelto l’ambito della storia regionale, Innsbruck il Diritto connesso a tecnologia, mobilità e sostenibilità e Trento il tema del Diritto delle minoranze. Sono un Euregio Professor dal 2020 e trovo l’esperienza molto interessante, proprio per le attività negli altri atenei, nonostante la difficoltà di rapportarsi con tre diversi sistemi di valutazione, tre differenti piattaforme per caricare le lezioni, tre indirizzi email da controllare, tre segreterie. È tutto moltiplicato per tre e a volte la comunicazione può essere faticosa».

Con quali aggettivi descriverebbe le tre università dell’Euregio? Ne basta uno per ateneo.

«Non è facile rispondere a questa domanda. Partiamo da Innsbruck: l’ateneo tirolese è ‘storico’, perché è quello di più antica fondazione e che quindi porta con sé un ricco patrimonio di tradizione. Per Bolzano utilizzerei un modo di dire tedesco: “klein aber fein”, ovvero "piccola ma raffinata". Infine l’Università di Trento, alla quale per ovvie ragioni sono più legato. Penso che l’aggettivo più adatto per descriverla sia ‘dinamica’».

L’Euregio propone agli studenti universitari diverse occasioni di formazione e mobilità: seminari, corsi, viaggi alla scoperta delle istituzioni europee. Con quali parole inviterebbe uno studente a partecipare?

«Tutte le iniziative di scambio e mobilità aprono a una dimensione ulteriore e sono un arricchimento in termini di conoscenza e di relazioni umane. Quelle realizzate nell’ambito dell’Euregio permettono di fare diretta esperienza dell’Europa senza allontanarsi molto da Trento. In poco più di due ore di treno si arriva a Innsbruck, una città vicina, ma molto diversa dal nostro capoluogo. Si potrebbe dire che è come l’esperienza di un piccolo Erasmus.
Concludo con una riflessione: per la mia generazione l’Europa unita era un ideale da raggiungere, per i nostri studenti e le nostre studentesse invece è una realtà che viene data per scontata. La geografia, anche mentale, è cambiata e oggi i ragazzi e le ragazzi immaginano il loro futuro senza preoccuparsi dei confini. Per loro non sono più barriere. È proprio quello che l’Euregio vuole raggiungere anche a casa nostra».