Credits: #97739895 | @kesipun, fotolia.com

Eventi

LA GUARIGIONE COME PROCESSO MENTALE E SPIRITUALE

Tre incontri per dialogare su malattia e guarigione. Ultimo appuntamento il 22 novembre

3 novembre 2016
Versione stampabile
LA GUARIGIONE COME PROCESSO MENTALE E SPIRITUALE
di Francesco Ghia
Ricercatore presso il Dipartimento di Lettere e Filosofia dell’Università di Trento.

Il corpo, questa piccola, fragile cosa che costituisce l’involucro della nostra interiorità più profonda. E al tempo stesso l’immagine che all’esterno diamo del nostro sé. La nostra identità. Fragile cosa, perché esposta alle insidie della malattia, del logoramento, del disfacimento. Eppure emblema di forza, di fisicità. Piccola fragile cosa da custodire, di cui avere cura e da guarire quando si ammala. 

L’ambivalenza nel modo di vedere il corpo è una costante nel corso della storia del pensiero. Nel corpo è stata avvertita la grande potenzialità connessa alla condizione umana, ma anche l’estremo suo limite, l’essere circoscritti e definiti entro precisi confini spaziali e fisici. Se a tutto ciò si aggiunge poi l’esperienza quotidiana secondo cui il corpo, con il suo sfiorire e perdere vigore, è la manifestazione esteriore più tangibile e concreta del fatto che la vita biologica dell’uomo è sottoposta alle leggi del tempo, risulta facilmente comprensibile che con il tema della corporeità ne va anche della stessa condizione umana in generale e del senso da attribuire a essa.

Ora, non è difficile notare come uno degli aspetti dominanti della nostra società sia costituito dalla priorità accordata all’efficienza fisica, così che, quando questa efficienza viene meno (come nel caso delle persone anziane o di quelle portatrici di un handicap), non è raro riscontrare un processo di emarginazione con il relativo carico di sofferenze e profondo disagio che questo comporta.  Che cosa significa allora guarire il corpo debilitato dalla malattia o dalla menomazione?

Nel quadro dei “Dialoghi di frontiera 2016”, dedicati quest’anno al tema “Malattie e guarigioni” ha cercato di rispondere a questa domanda, intervistato dalla bioeticista Lucia Galvagni, il giornalista e scrittore trentino Piergiorgio Cattani, autore del libro “Guarigione. Un disabile in codice rosso” (Il Margine, Trento 2015). 

«Da più di trent’anni», ha esordito Cattani, «sono un disabile patentato. Malato da sempre. La mia patologia genetica, degenerativa, distrugge i muscoli: è la distrofia muscolare di Duchenne. Quando me la diagnosticarono – era la fine degli anni ’70 – avrei dovuto vivere fino a venticinque anni massimo. Ora ne ho quasi quaranta. Tecnicamente sono da tempo nella fase end stage».

«Certo, in queste condizioni», ha continuato Cattani, «parlare di guarigione può apparire un assoluto paradosso. La guarigione in senso stretto dalla mia patologia non arriverà mai. Eppure esistono tanti tipi di guarigione. In certi casi mi sento un guarito. Forse perché ritengo che la disabilità non sia in fondo una malattia, ma una condizione particolare dell’individuo. O perché sono interiormente guarito dalla mia disabilità attraverso un processo mentale e spirituale, ora forse giunto a maturazione». 

La guarigione narrata da Cattani è dunque la guarigione dell’anima, non il recupero della salute: «Come numerose parole italiane che finiscono in -ione, il termine guarigione indica un movimento, un processo, un’azione che si evolve nel tempo, un qualcosa di non ancora compiuto. Anche la mia particolare guarigione è quindi un evento in pieno svolgimento, con passi avanti e con cadute insospettate».

Evocando dunque il titolo italiano delle lettere dal carcere di Dietrich Bonhoeffer, “Resistenza e resa”, scelte da Paolo De Benedetti per rendere l’originale tedesco “Wiederstand und Ergebung”, Cattani ha concluso sostenendo che «di fronte al male, alla malattia, alla sofferenza, all’avversità occorre resistere. Resistere con tutta la forza. La resa alla nostra caducità non significa dolente rassegnazione davanti a un incomprensibile destino, ma consapevolezza della nostra più profonda umanità».

Il dialogo tra il giornalista Piergiorgio Cattani e la bioeticista Lucia Galvagni si è tenuto durante l’incontro dal titolo “Malattia del corpo”, introdotto dal dottor Francesco Ghia. L’evento rientra nel ciclo “Dialoghi di frontiera 2016” organizzato dalla Biblioteca Rosminiana di Rovereto, dal Centro Studi e Ricerche “Antonio Rosmini” del Dipartimento di Lettere e Filosofia dell’Università di Trento e dal Comune di Rovereto. Questa edizione è promossa e sostenuta dall’Accademia Roveretana degli Agiati.