Credits: #129500882 | @Artur Marciniec, fotolia.com

Formazione

VACCINI: OBBLIGO GIURIDICO O ADESIONE CONSAPEVOLE?

Se ne parla in un seminario di Biodiritto promosso dalla Facoltà di Giurisprudenza di Trento

5 dicembre 2016
Versione stampabile
VACCINI: OBBLIGO GIURIDICO O ADESIONE CONSAPEVOLE?
di Marta Tomasi
Assegnista di ricerca presso la Libera Università di Bolzano. Collabora con il progetto Biodiritto dell’Università di Trento.

L’efficacia e la sicurezza dei vaccini sono costantemente affermate in maniera unitaria dalla comunità scientifica. Pur riconoscendosi la possibilità che questi, come ogni trattamento sanitario, possano produrre reazioni avverse, anche gravi, i benefici che le prassi vaccinali portano, in termini di salute individuale e collettiva, sono decisamente prevalenti.

Nonostante la tendenziale consonanza di opinioni provenienti dal mondo scientifico, tuttavia, i dati nazionali portano alla luce un costante aumento del fenomeno del rifiuto delle vaccinazioni previste come obbligatorie dalla legislazione italiana. Negli ultimi anni, questa tendenza ha portato a scendere al di sotto della cosiddetta “herd immunity”, quella soglia di copertura collettiva che consente una protezione indiretta anche a coloro che della protezione vaccinale diretta non possono o non vogliono godere. Questa “immunità di gruppo”, secondo gli esperti, si realizza quando il 95% di una popolazione è vaccinata contro una determinata malattia.

A fronte della preoccupante regressione della copertura vaccinale, il diritto ha la responsabilità di trovare un punto di equilibrio fra interessi della collettività, diritti dei minori e responsabilità dei genitori, ai quali è affidato il compito di prendere decisioni relative allo stato di salute e alla vita dei propri figli. Il tradizionale interesse del diritto per queste tematiche è testimoniato, per esempio, dalla cosiddetta. legge Crispi-Pagliani che, approvata nel 1888, introduceva nel Regno d’Italia la vaccinazione antivaiolosa obbligatoria per tutti i nuovi nati. Il ponte con i giorni nostri è tracciato dalle leggi, piuttosto risalenti, ma ancora in vigore, che hanno introdotto gli obblighi per le vaccinazioni contro tetano, poliomelite, difterite ed epatite virale B. Si tratta di una delle pochissime ipotesi di trattamenti sanitari obbligatori, giustificate in base all’articolo 32, comma 2 della Costituzione, secondo il quale: “Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”.

La forza di questo diritto al rifiuto dei trattamenti sanitari, costituzionalmente riconosciuto, ha determinato un progressivo indebolimento dell’obbligo sancito dal legislatore. In questo senso vanno numerose sentenze che hanno portato a concludere per la non coercibilità dell’obbligo, essendo difficilmente ipotizzabile una “vaccinazione forzosa”, e hanno chiarito che il mero rifiuto a sottoporre i propri figli alle vaccinazioni obbligatorie non può, di per sé, essere considerato elemento sufficiente a giustificare una limitazione della responsabilità genitoriale. Anche il legislatore nazionale ha eliminato alcuni degli incentivi principali al rispetto dell’obbligo vaccinale, escludendo, per esempio, che la mancata certificazione possa comportare il rifiuto di ammissione dell’alunno alla scuola dell’obbligo o agli esami (dPR 355/1999).

In generale, dunque, l’auspicio era quello di un progressivo abbandono dell’obbligo giuridico per orientarsi verso forme di adesione consapevole alle profilassi vaccinali. In questo senso si orientava esplicitamente il Piano Nazionale Vaccini 2005-2007, che riteneva «preferibile (…) l’impegno per l’informazione e la persuasione, piuttosto che l’imposizione legale» e consentiva ad alcune Regioni di intraprendere «un percorso per una futura sperimentazione della sospensione dell’obbligo vaccinale».

Il generale calo nei livelli di protezione, però, porta a ipotizzare un sostanziale fallimento di questo approccio “morbido” e a determinare soluzioni (forse non meno problematiche) come quella, di recente adottata dalla Regione Emilia Romagna, favorevoli alla reintroduzione dell’obbligo di presentazione di un certificato vaccinale per poter accedere agli asili nido. Il diritto non può che interrogarsi sull’efficacia delle soluzioni elaborate e riflettere sulla possibilità di individuare strumenti normativi in grado di bilanciare diritti individuali e interessi collettivi, di tutelare i soggetti vulnerabili, in particolare i minori, e di costruire un circolo virtuoso in termini di informazione e consapevolezza, sostenibilità e solidarietà.

Il 24 novembre 2016 la dottoressa Marta Tomasi ha tenuto il seminario "Vaccini: dall’obbligo giuridico all’adesione consapevole….e ritorno?" nell’ambito del ciclo “Incontri di Biodiritto 2016”, organizzato dalla Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Trento. Coordinamento scientifico Carlo Casonato e Simone Penasa.