Dallo spettacolo "Il codice del volo" (foto di Laila Pozzo).

Eventi

SEI PRONTO A MERAVIGLIARTI CON LA SCIENZA?

A Sanbàpolis al via il Teatro della Meraviglia, Festival di teatro e scienza con spettacoli e Augmented lectures

10 gennaio 2017
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di Marinella Daidone
Lavora presso la Divisione Comunicazione ed Eventi dell’Università di Trento.

Si chiama Teatro della Meraviglia, la prima edizione del Festival di teatro e scienza di Trento. L’appuntamento è dal 13 al 22 gennaio al Teatro Sanbàpolis. L’iniziativa nasce dalla collaborazione tra Portland-nuovi orizzonti teatrali, Università e Opera Universitaria di Trento. Ne abbiamo parlato con il fisico Stefano Oss, responsabile del Laboratorio di Comunicazione delle Scienze fisiche dell’Ateneo che cura la direzione artistica e scientifica del festival, insieme ad Andrea Brunello. 

Professor Oss, il Teatro della Meraviglia porta in scena la scienza (e gli scienziati). Come è nata questa iniziativa e a chi si rivolge?
L’iniziativa nasce in seno alla collaborazione fra Portland, teatro e scuola di teatro tridentina, e il laboratorio di didattica e comunicazione della fisica, che coordino. La collaborazione si chiama “JPT”, Jet Propulsion Theater, e prevede un continuo interscambio di competenze fra artisti e scienziati. Parlano lo stesso linguaggio, quello della meraviglia per ciò che avviene nel nostro universo. Sia che si tratti di storie di persone, di vita, che di fatti di scienza. Si rivolge dunque a chiunque sia pronto a meravigliarsi per ciò che accade, che già conosce o che forse è pronto a scoprire come cosa nuova. Cittadini, studenti, insegnanti, curiosi, tutti possono partecipare.

Il programma oltre agli spettacoli propone quattro Augmented lectures, un’idea nuova che ha già ricevuto un riconoscimento internazionale. Ci spiega cosa sono e il perché di questo nome?
Si tratta di lezioni vere e proprie, magari con pochi conti, formule, dati, numeri – cose essenziali per il mestiere del ricercatore - ma “estese” per quanto riguarda il formato del palcoscenico, che è tale: non più solamente cattedra e lavagna, ma narrazione scientifica arricchita da un confronto e da dialoghi con attori e artisti. Quindi compaiono strumenti musicali, immagini, sfondi, scenografia, ma anche riflessione, pensieri, discussione “emotiva” e non solo trascinamento di equazioni e di misure tecniche. 

Questo mix di fisica e teatro non è una novità per il Laboratorio di comunicazione delle Scienze fisiche e per gli studenti UniTrento. Quali altre iniziative avete realizzato?
Nell’ambito della collaborazione JPT abbiamo collaborato a tre eventi teatrali: il primo, “Il principio dell’incertezza”, nel quale l’attore (Andrea Brunello, che è anche fisico) attraversa un dramma personale affiancato da uno dei più controversi e affascinanti principi della fisica quantistica. Nel secondo, “Torno indietro e uccido il nonno” (che viene riproposto in questo Festival), vengono affrontate con inquietante curiosità le tematiche associate alla visione scientifica e personale del tempo. Nel terzo, “Pale blue dot”, i fatti relativi al riscaldamento planetario vengono messi in prospettiva scientifica: valori fisico-chimici caratteristici della nostra atmosfera sono linee guida per un comportamento migliore nell’utilizzo delle fonti energetiche del nostro pianeta.

Siamo abituati a pensare allo scienziato come a uno studioso freddo e razionale. Ma è proprio così?
A volte deve esserlo: se si lascia trascinare troppo dalle emozioni rischia di non riuscire a mantenere un profilo accettabile e affidabile per quanto riguarda il rigore, la stabilità, la precisione che devono caratterizzare il progresso della ricerca scientifica. Ma resta il fatto che, dietro a tutto ciò, vi è una spinta verso la scoperta della meraviglia che anima molti momenti della vita professionale dello studioso. Non è possibile rimanere freddi e razionali al cospetto delle indicibili storie di vita atomica e sub-atomica, come pure quelle su scala cosmica, universale. Proprio per questi motivi pensiamo che la scommessa del dialogo esplicito fra scienza e teatro sia opportuna e, speriamo, vincente.