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Formazione

INVECCHIAMENTO E SALUTE

Misurare l’"età prospettiva" per adeguare la società alle nuove aspettative di vita

12 gennaio 2017
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INVECCHIAMENTO E SALUTE
INVECCHIAMENTO E SALUTE
di Roberto Poli e Francesco Brunori
Rispettivamente professore presso il Dipartimento di Sociologia di Ricerca Sociale e collaboratore scientifico presso l’Università di Trento.

Cosa succede quando si cambiano i modi di misurare i fenomeni? Nell'ambito dei seminari del Master in Previsione sociale dell'Università di Trento, nell’incontro “Salute e invecchiamento. Come ringiovanire la popolazione migliorando la salute”, Viviana Egidi, docente di statistica sanitaria all’Università di Roma “La Sapienza” e precedente direttrice delle statistiche sociali dell’Istat, ha mostrato le conseguenze che emergono dal cambiare il modo in cui si misura il fenomeno dell’invecchiamento. Nello specifico, cosa succede se invece di vedere le cose a partire dal numero di anni che sono passati dalla nascita ("età retrospettiva"), le consideriamo rispetto all’aspettativa di vita residua totale e all’aspettativa di vita residua in buona salute (“età prospettiva”)? Ne esce un quadro molto diverso da quello usuale e significativamente meno drammatico, che apre forse insospettati spazi sia per la ricerca sia per interventi di trasformazione sociale.

Le conquiste dell’ultimo secolo hanno permesso di aumentare la speranza di vita alla nascita. Si è passati infatti da poco più di 40 anni a inizio Novecento a circa 80 anni a fine secolo. In circa cento anni la speranza di vita è raddoppiata. Anche se non è chiaro se ci sarà un incremento altrettanto significativo nel corso dell’attuale secolo, un ulteriore aumento della speranza di vita è comunque in corso. Il raddoppio dell’aspettativa di vita alla nascita è un risultato storico, che però porta con sé anche diversi problemi che vanno dalla sostenibilità dei sistemi di welfare e dei servizi pensionistici alle tensioni legate alla sovrapposizione di almeno quattro gruppi generazionali. Come garantire, ad esempio, che ci siano rapporti equilibrati e sostenibili fra tutte le generazioni?

Ritornando al tema dell’invecchiamento, è noto che l’Italia sarà uno dei primi paesi ad avere un terzo della popolazione con un’età superiore ai 65 anni. Essendo fra i primi non possiamo imparare o "copiare" da altri, ma dobbiamo avere il coraggio di sperimentare in prima persona. Ancora nel 1975 il demografo Ryder aveva notato che l’età cronologica non è un buon indicatore per misurare la salute dei cittadini e ha proposto di spostare lo sguardo da “quanti anni sono passati dalla nascita” a “quanti anni rimangono da vivere” (magari in buona salute). Se a 65 anni ne rimangono altri 15 o 20 in buona salute, in un periodo così lungo si possono sviluppare nuovi progetti e fare ancora tante cose. L’età prospettiva è un misuratore più significativo della qualità della vita delle persone. 

I dati presentati hanno dimostrato il diverso panorama che emerge misurando l’invecchiamento con l’età prospettiva. Il passaggio da età cronologica a età prospettiva fa vedere che l’aumento dell’aspettativa di vita non implica necessariamente il fallimento dell’idea europea di welfare. Molte cose dovranno certamente cambiare, ad esempio la divisione rigida fra tre fasi della vita (della formazione scolastica, del lavoro e del pensionamento) non è più sostenibile. Se non ha più senso pensare che quello che si impara nei primi 20 o 25 anni di vita possa essere sufficiente per i successivi 50, non si può nemmeno pensare che 35 o 40 anni di lavoro diano diritto a 20 o 25 anni di pensionamento. Ciò non di meno, il grande risultato di aver raddoppiato l’aspettativa di vita non deve necessariamente trasformarsi in una profezia di sventura: se lo sappiamo capire correttamente possiamo adeguare anche i modi in cui misuriamo i fenomeni. Valutare le cose in modi più adatti è solo una precondizione per sviluppare strategie più efficienti. Così facendo potremo contribuire a rendere sostenibile anche l’aumento del numero di anziani nei paesi che per primi affronteranno questa sfida.