Casa natale di Antonio Rosmini. Particolare dalla locandina. 

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LA RIFORMA DELLA CHIESA TRA ROSMINI E PAPA FRANCESCO

Conversazione con Kurt Appel, docente di Teologia fondamentale presso l'Università di Vienna

5 aprile 2017
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LA RIFORMA DELLA CHIESA TRA ROSMINI E PAPA FRANCESCO
di Carlo Brentari
professore di Etica e Filosofia morale presso il Dipartimento di Lettere e Filosofia dell’Università di Trento.

Kurt Appel è considerato uno dei maggiori protagonisti degli studi filosofici e teologici in età contemporanea; la sua attività di ricerca nasce dall’aspirazione a conciliare in un nuovo umanesimo da un lato il cristianesimo, dall’altro le spinte al rinnovamento che nascono dalla nostra società e dalle sue inquietudini. Ospite dell’Università di Trento per un ciclo di lezioni e seminari, Appel ha accettato l’invito del Centro studi e ricerche “Antonio Rosmini” del Dipartimento di Lettere e Filosofia dell’Università di Trento a tenere una lectio magistralis dedicata al tema della riforma della Chiesa. Partendo dall’opera del pensatore roveretano Antonio Rosmini, e in particolare dal testo Delle cinque piaghe della santa Chiesa, Appel ha tracciato un quadro lucido e appassionato delle aspirazioni riformatrici del presente e dell’accoglienza che esse trovano nel pontificato di papa Francesco.

Professor Appel, la sua lectio si è soffermata a lungo su quello che lei ha chiamato il carattere virtuale della società di oggi, vedendolo come una delle principali sfide da affrontare da parte delle teologie contemporanee. Ma da dove nasce questo carattere?
La modernità nasce sotto il segno della libertà del soggetto occidentale, che cerca progressivamente di liberarsi da tutta una serie di legami religiosi, sociali, storici, noetici e familiari (e spesso vi riesce). Negli ultimi decenni questo processo si è radicalizzato, fino a investire anche lo spazio, il tempo e con ciò stesso il corpo. Nella misura in cui il tempo è ripetibile a piacimento e si slega dal suo contesto storico – si pensi solo al fatto che le nostre esistenze in Internet sopravvivranno di molto al corpo “reale” – si realizza l’antico sogno metafisico-parmenideo di un eterno, immortale, invulnerabile “adesso” . C’è però un prezzo da pagare: con la vulnerabilità va persa anche la realtà effettiva. Persone, tradizioni, culture diventano così sempre più delle “marche” che, senza un concreto riferimento storico, possono essere scelte e cambiate a piacimento. Lo si vede anche nei movimenti fondamentalistici, le cui lotte non mirano tanto a un rinnovamento della propria tradizione religiose quanto alla creazione e all’occupazione di tali marche.

Rosmini pubblica il saggio sulle “Cinque piaghe della Santa Chiesa” nel 1848, in un anno, come è noto, di grandi rivolgimenti politici, sociali e religiosi. Il contesto in cui nasce l’opera è radicalmente diverso da quello odierno; ciò nonostante, Lei ritiene che la lettura di questo testo possa essere ancora attuale? E se sì in che termini?
Le cinque piaghe della Chiesa che Rosmini ha identificato a metà Ottocento riguardavano la partecipazione dei laici alla liturgia, la formazione del clero, la collegialità dei vescovi, la nomina dei vescovi e il patrimonio economico della Chiesa. La sua analisi è condotta nello spirito evangelico del rifiuto del potere mondano e della dedizione ai bisogni (e alle gioie) di chi sta ai margini. Questo programma è attuale anche oggi, e le piaghe sono ancora riconoscibili: la liturgia rischia di diventare un vuoto rituale, la formazione del clero versa in una crisi profonda (il sistema dei seminari è spesso espressione di un “mondo nascosto” isolato e maschilista, poco adatto a incontrare le esigenze di uomini e donne che vivono nel mondo). Da circa 80 anni la collegialità dei vescovi è stata trascurata in maniera crescente e le Chiese locali degradate a filiali della centrale romana. Oggi papa Francesco cerca, un po’ come un archeologo, di liberare il Vangelo da tutti gli strati e i veli di potere, signoria e sacralità e di tradurlo in un nuovo modo. Egli cerca anche di dare una nuova importanza alle chiese locali e di respingere il clericalismo, per riavvicinarsi alle ferite del nostro tempo, ma anche alle sue opportunità di un nuovo inizio.

Ci sarebbero, secondo Lei, altre piaghe da aggiungere a quelle identificate da Rosmini?
Ci sono due nuove piaghe: il fatto di non aver risolto il ruolo della donna, totalmente esclusa dalla Chiesa, e la difficoltà di portare il Vangelo dentro la vita quotidiana.

Sabato 25 marzo il professor Kurt Appel ha tenuto una lectio magistralis presso la Sala degli specchi di Casa Rosmini a Rovereto. L'incontro è stato organizzato dal Centro di Studi e Ricerche "Antonio Rosmini" dell'Università di Trento e dal Comune di Rovereto con il coordinameto scientifico di Carlo Brentari e Paolo Marangon. L'iniziativa si è svolta nell'ambito delle Giornate con Rosmini, promosse dal Comune di Rovereto, dal Centro di Studi e Ricerche “Antonio Rosmini” dell'Università di Trento, dall’Accademia degli Agiati e dalla Biblioteca Rosminiana.