Immagine tratta dalla copertina del libro

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MODERNITÀ E INDIVIDUO. SOCIOLOGIA DEI PROCESSI CULTURALI

di Salvatore Abbruzzese

12 giugno 2017
Versione stampabile

Presentazione
Il volume è innanzitutto una presentazione degli elementi costitutivi e metodologici della sociologia dei processi culturali.
Privilegiando un approccio operativo per affrontare i temi emergenti di questa parte dell'analisi sociologica, il volume sceglie di cogliere i diversi temi dell'integrazione culturale, della legittimazione politica e del legame sociale così come si manifestano nella modernità, intesa come esempio paradigmatico di processo culturale.
Si sviluppa così una particolare attenzione allo statuto del soggetto nel mondo moderno, colto dentro le opportunità e i vincoli che la contemporaneità gli impone e tra i quali deve costantemente operare delle scelte.
Il contesto culturale di una Modernità in costante trasformazione e l'individuo che in questa si trova a vivere e a definire senza sosta strategie e valori di riferimento, costituiscono così le due polarità del rapporto tra società e persona sul quale una sociologia dei processi culturali diventa effettivamente comprensibile.

Salvatore Abbruzzese è professore di Sociologia dei processi culturali e comunicativi e Sociologia delle religioni presso il Dipartimento di Lettere e Filosofia dell'Università di Trento.

Dall'Introduzione

Questo testo vuole essere un’introduzione allo studio dei processi di mutamento culturale dal punto di vista sociologico. Ciò implica essenzialmente uno studio delle trasformazioni che si producono sia nelle rappresentazioni sociali e nelle credenze attraverso le quali i soggetti interpretano e riassumono la società nella quale vivono, sia nei valori grazie ai quali si orientano all’interno di questa.
La cultura infatti, ed è questa una delle prime dimensioni problematiche che ci troviamo ad affrontare, non è semplicemente un “modo di pensare” la realtà, una “mentalità”, come ci capita di dire o di sentir dire nel linguaggio comune. Dietro una tale terminologia semplificante e inevitabilmente liquidatoria si nascondono in realtà una serie di interpretazioni del mondo sociale e della vita individuale che non solamente ambiscono a descrivere la realtà, ma soprattutto vogliono tracciare le linee guida per orientarsi all’interno di questa, valutando non solo le scelte necessarie ma anche quelle auspicabili per un’esistenza “dignitosamente adeguata e felice”. In tal senso ogni cultura contiene all’interno di sé, oltre ad una dimensione descrittiva e ad una serie di conoscenze operative, anche una volontà chiaramente normativa, vuole cioè indicare ciò che si deve fare in quanto è bene ed è giusto il farlo.  
Per fare chiarezza in questa tematica, questo testo ha scelto di esaminare quella serie potenzialmente illimitata di trasformazioni culturali che si sono prodotte a seguito della trasformazione principale che ha attraversato e scosso la società attuale: quella dell’affermazione dello “spirito del mondo moderno” (Troeltsch). Si è ritenuto infatti che la modernità come processo culturale costituisca la matrice originaria all’interno della quale vadano inevitabilmente ricondotti i principali processi culturali che caratterizzano la società contemporanea: secolarizzazione, razionalizzazione e individualizzazione.
Con ciò non si vuole affatto dire che questi tre processi abbiano avuto inizio con la nascita del mondo moderno, tutti e tre hanno infatti delle origini che sono ben antecedenti ad un tale fenomeno culturale. Ma vogliamo comunque chiarire come la modernità, almeno nel senso in cui viene qui intesa, costituisce un momento di sintesi che ne ha permesso la loro affermazione e la loro legittimità.
Il titolo non ha alcunché di causale. Accanto alla scelta di individuare nella modernità, la matrice che ha permesso una svolta e un rilancio ai principali processi culturali che sembrano caratterizzare la società contemporanea (secolarizzazione, razionalizzazione e individualizzazione) ne è stata compiuta un’altra, anche questa gravida di conseguenze. Si è infatti ritenuto che l’atomo logico dell’analisi, il nucleo di partenza dal quale partire sia costituito, sempre e dovunque, da un soggetto cosciente e consapevole. Se ogni coscienza e ogni consapevolezza si esprimono all’interno di una specifica cultura, ciò non impedisce che il soggetto muova critiche ed esprima delle prese di posizione che vadano in piena rotta di collisione con questa o che, al contrario, trovino nuove ragioni per aderirvi. L’ambito di quelle culture che, più delle altre, rivendicano tanto una lettura del mondo quanto l’indicazioni di ciò che è bene fare, quali sono quelle espresse all’interno delle diverse religioni, sono costellate da costanti revisioni, contestazioni e scissioni, deponendo in modo inequivocabile a favore dell’autonomia dei singoli.
Ma non basta. Il ricorso al soggetto vuole anche significare una prospettiva tutta particolare di intendere quest’ultimo. Si tratta qui infatti di andare al di là dei riduzionismi biologici e antropologici oltre che sociologici. Il soggetto non è mosso solo da pulsioni o, come asseriva Vilfredo Pareto, da residui; né è mosso dalla semplice volontà di sicurezza e di salvaguardia della propria persona, come sosteneva Hobbes. Né ancora è ridotto alla semplice massimizzazione del proprio interesse come sostiene l’attuale teoria della scelta razionale, né infine è ingabbiato in una cultura che lo acceca e ne azzera ogni capacità di riflessione autonoma. Per quanto il fattore biologico e tutti i residui individuati da Pareto, per quanto i costumi e le norme sociali influenzino profondamente il soggetto è infine alla sua logica che occorre fare riferimento per capire le ragioni delle sue scelte.
Tali ragioni non sono affatto mosse da un’obbedienza a pulsioni o residui, non sono cioè puramente reattive. Né sono limitate al perseguimento di una strategia banalmente utilitaria o di interesse di potere. In realtà il soggetto è animato da un decisa volontà di relazione. Questa non è solamente una vocazione alla polis, una vocazione alla città che fa dell’uomo quell’animale politico individuato già da Aristotele all’alba del nostro universo culturale. Dietro la vocazione alla polis c’è una vocazione all’integrazione, all’inserimento in una rete di relazioni significative dalle quali il soggetto trae la conferma della propria persona. In pratica il soggetto è alla ricerca della propria realizzazione e questa non è mai individuale ma sempre relazionale. Ed è ad un soggetto concepito nella sua totalità che si fa riferimento nel suo rapporto con la modernità. Chiamare in causa il soggetto vuole in primo luogo segnalare proprio la ricchezza e l’irriducibilità di quest’ultimo.

Per gentile concessione della casa editrice Morcelliana.