Vladimiro Zagrebelsky durante l'incontro, archivio Università di Trento

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IL GIUDICE E IL BIODIRITTO

L’Ateneo ospita Vladimiro Zagrebelsky ex giudice della Corte europea dei diritti dell’uomo

22 giugno 2017
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IL GIUDICE E IL BIODIRITTO
di Carlo Casonato
Professore ordinario presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Trento e componente del Comitato Nazionale per la Bioetica.

Chi ancora pensa che il diritto sia solo un insieme di articoli da imparare a memoria ha numerose occasioni per cambiare idea. Una di queste è venuta certamente dall’incontro organizzato a Giurisprudenza l’8 giugno con Vladimiro Zagrebelsky, attuale direttore del Laboratorio di diritti fondamentali di Torino ed ex giudice della Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo. Il tema dell’incontro è stato “Il giudice e il biodiritto”, dove per biodiritto si intende quel fenomeno giuridico complesso e articolato che si occupa di disciplinare la medicina e in generale le scienze della vita.

Zagrebelsky ha esordito sostenendo l’incapacità della sola legge (che dovrebbe essere di per sé generale e astratta) di regolare tematiche delicate e piene di sfumature come il fine vita, la procreazione assistita o l’ingegneria genetica. In questi ambiti, capita che i Parlamenti, e in particolare quello italiano, tardino nel trovare il consenso necessario per approvare una legge. Il giudice, però, non può “non decidere” una causa che gli venga sottoposta e deve ricercare all’interno dell’ordinamento i principi che gli permettono di arrivare ad una sentenza. I riferimenti ai principi costituzionali e anche ai Trattati internazionali, in particolare alla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti fondamentali (CEDU), svolgono allora un importante ruolo nell’orientare la giurisprudenza. Ne abbiamo avuto esperienza concreta in Italia in riferimento, ad esempio, all’emersione del consenso informato quale principio costituzionale, e alla relativa applicazione, nel caso di Eluana Englaro. In attesa dell’approvazione da parte del Senato del disegno di legge su consenso informato e dichiarazioni anticipate di trattamento, così, la tutela dell’autodeterminazione individuale rispetto alle cure è stata rinvenuta, oltre che in Costituzione, all’interno dell’art. 8 della CEDU, che tratta del rispetto della vita privata e familiare.

Allargando lo sguardo e facendo riferimento alla sua esperienza di giudice della Corte di Strasburgo, a cui i cittadini di 47 Stati diversi possono chiedere tutela dei propri diritti, Zagrebelsky ha proseguito raccontando della difficoltà di individuare soluzioni concrete che potessero porsi come ragionevole punto di equilibrio in tematiche oggettivamente divisive. Ha portato l’esperienza sofferta e meditata di casi concreti, in cui la Corte ha dovuto contrapporsi alle richieste degli Stati, cercando allo stesso tempo di scongiurare una sua possibile delegittimazione. C’è stato poi spazio per un confronto aperto sulle tematiche più recenti del biodiritto italiano, il quale ha coinvolto il rinvio a giudizio di Marco Cappato in riferimento all’assistenza al suicidio in Svizzera di Fabiano Antoniani (Dj Fabo), come la vicenda giudiziaria legata alla richiesta di una morte dignitosa da parte di Totò Riina. E si è parlato dei limiti del diritto internazionale, in cui si è fatta largo la teoria dei “margini di apprezzamento” nazionali, e di come le Corti costituzionali dei diversi Stati si trovino a decidere questioni che pongono problemi simili, sullo sfondo però di testi e contesti giuridici e culturali diversi.

L’incontro con il giudice Zagrebelsky ha confermato come il biodiritto, per proporsi come dimensione regolativa efficace, debba lasciarsi contaminare dalle altre scienze (in primis le scienze della vita) senza per questo perdere la capacità di mantenere saldi i propri obiettivi, e in particolare la tutela e la promozione dei diritti fondamentali e la limitazione di ogni forma di potere, anche di quello scientifico e tecnologico. Il biodiritto deve essere attento ai profili del tutto peculiari delle questioni di cui tratta ed è chiamato a fare un costante sforzo per mantenersi aggiornato, perché non si parli più (come si è fatto in Italia per la procreazione assistita) di leggi nate già vecchie. Tutt’altro, insomma, che articoli da imparare a memoria.

Con l’incontro di Vladimiro Zagrebelsky, il Progetto Biodiritto ha inaugurato la collaborazione con il Laboratorio di Diritti Fondamentali di Torino e con la Società Italiana di Diritto Internazionale e di Diritto dell’Unione europea (SIDI), gruppo di interesse in bioetica e biodiritto.