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IO SPERIAMO CHE ME LA CAVO

Standard e pratiche di attribuzione dei voti nelle scuole italiane

18 ottobre 2017
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IO SPERIAMO CHE ME LA CAVO
di Moris Triventi
Ricercatore del Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale dell’Università di Trento.

A scuola ricevere i voti influenza la vita di milioni di studenti italiani ed è un aspetto cruciale del rapporto tra allievi e insegnanti. I voti possono svolgere varie funzioni. Uno dei compiti più importanti è far capire agli studenti il loro livello di conoscenza di una determinata materia. Rappresentano uno dei criteri tenuti in considerazione dalle facoltà universitarie a numero programmato per la selezione delle matricole e, inoltre, possono servire come segnale delle capacità di un potenziale candidato per un posto di lavoro. 

I giudizi scolastici sono l’esito di un processo di valutazione che riflette solo in parte il livello delle competenze disciplinari maturate, e che può essere influenzato anche dalle dinamiche di classe e dalla conoscenza della situazione personale dello studente da parte dell’insegnante. Tuttavia, i voti, una volta assegnati, subiscono un processo di “oggettivazione” in grado di etichettare gli alunni come più o meno bravi, con possibili ricadute sulla loro motivazione allo studio e le loro decisioni scolastiche successive.

In questo studio mi sono chiesto: vi sono categorie di studenti che sono in media sovra- o sotto-valutate da parte degli insegnanti nel momento di attribuzione dei voti? Vi sono, in altre parole, studenti che a parità di competenze in una determinata materia hanno ottenuto sistematicamente voti in pagella più alti o inferiori? L’attenzione è rivolta a tre caratteristiche: genere, origine sociale e background migratorio. 
Un modo per analizzare le valutazioni attribuite dagli insegnanti consiste nel confrontare, in materie comparabili, i voti scolastici e i risultati ottenuti dagli stessi studenti in prove standardizzate somministrate da attori istituzionali indipendenti. Queste ultime, infatti, si pongono l’obiettivo di rilevare le competenze scolastiche nel modo più neutrale e “oggettivo” possibile. Possono quindi essere utilizzate come metro di confronto per stabilire in quale misura gli insegnanti tengano in considerazione esclusivamente le competenze scolastiche oppure si facciano influenzare da altri aspetti e caratteristiche degli alunni.
A tal fine abbiamo svolto delle analisi sui dati tratti da INVALSI-SNV. Questa base dati contiene informazioni sui voti in pagella e i punteggi ottenuti nei test standardizzati in due materie scolastiche, italiano e matematica, oltre che informazioni sulle caratteristiche socio-demografiche degli alunni. Le analisi sono state condotte su tutti gli studenti appartenenti a tre gradi scolastici (V primaria, I secondaria inferiore e II secondaria superiore) nel 2011-12, per un totale di circa un milione di casi.

I risultati indicano che le femmine, i nativi e gli alunni con un retroterra sociale sono più di frequente sovra-valutati dai loro insegnanti rispetto ai maschi, agli studenti stranieri e a quelli con un background socio-economico e culturale più basso. Nel complesso, si può sostenere che il grado di sovra-valutazione varia secondo il livello scolastico: per le disuguaglianze di genere esso aumenta con il susseguirsi dei livelli scolastici, diventando massimo in seconda superiore. Per le disuguaglianze legate al background migratorio e sociale, invece, avviene l’opposto: la sovra-valutazione dei nativi e degli alunni con un retroterra sociale più elevato è maggiore in quinta elementare e diminuisce lungo i livelli scolastici. Le differenze tra gli indirizzi scolastici alle scuole superiori sono tutto sommato modeste, anche se c’è una qualche evidenza di maggiori sovra-valutazioni delle ragazze e degli studenti provenienti da contesti familiari socio-economicamente elevati nei licei, rispetto agli istituti tecnici e professionali. Dal punto di vista di policy, i risultati suggeriscono l’importanza di fornire ai docenti e ai dirigenti scolastici informazioni specifiche su come vengono attribuiti i voti scolastici, affinché ne possano tenere conto nelle pratiche di valutazione degli apprendimenti per promuovere una distribuzione delle votazioni più equa.

In occasione della Notte dei Ricercatori 2017, ospitata a Trento dal Muse lo scorso 29 settembre, Moris Triventi ha presentato lo studio di cui si parla nell’articolo dialogando col pubblico.