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LA LETTERATURA LADINA NEL TEMPO

Incontro con Rut Bernardi e Paul Videsott nella settima edizione del Seminario Internazionale sul Romanzo promosso dal Dipartimento di Lettere e Filosofia dell’Ateneo

25 novembre 2014
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Patrizia Cordin
di Patrizia Cordin
Professoressa associata di linguistica generale presso il Dipartimento di Lettere e Filosofia dell’Università di Trento.

Ben più di una storia della letteratura ladina contengono i tre volumi presentati il 19 novembre scorso al Dipartimento di Lettere e Filosofia dell’Università di Trento dai due autori. Si tratta del primo spoglio sistematico degli scritti prodotti per fini non pratici, ma letterari, durante gli ultimi due secoli nelle cinque vallate ladine dolomitiche: Badia, Gardena, Fassa, Livinallongo e Ampezzo. Sino ad oggi avevamo infatti solo una selezione di scritti ladini curata da Belardi.
Anche grazie alla sistematicità della raccolta di testi nel tempo e nello spazio, l'opera curata da Bernardi e Videsott porta ora un contributo di rilievo alla visibilità e al prestigio di una lingua poco diffusa come il ladino, che soffre di un'asimmetria tra la sua produzione orale e la sua produzione scritta, specialmente letteraria, come spesso succede per le lingue locali (ma il friulano e il romancio, lingue sorelle al ladino dolomitico, mostrano un minor sbilanciamento tra oralità e scrittura).

La raccolta è ampia non solo quantitativamente (sono presentati testi di 230 autori e autrici), ma anche qualitativamente, sia dal punto di vista linguistico (i tre volumi ci propongono infatti una bella varietà di scritture ladine, in diacronia e in sincronia), che dal punto di vista dei generi letterari, che si alternano nei testi di lirica, di narrativa e di drammaturgia. I primi scritti sono di natura quasi documentaristica, come mostrano sei brevi racconti del 1806, considerati i primi testi di scrittura ladina senza fini pratici, sebbene siano motivati da un interesse prevalentemente linguistico – tipico dell'epoca napoleonica – per le diverse varietà parlate. Nel succedersi degli anni – con un lungo silenzio che precede il primo conflitto mondiale e si conclude quasi alla metà del Novecento – si producono poesie d'occasione, sonetti, poesie patriottiche e d'amore, dialoghi, traduzioni di leggende e di altri testi, racconti, romanzi, pezzi teatrali, scherzi carnevaleschi, radiodrammi. Tra gli autori di rilievo figurano Angelo Trebo, Tita Alton, Max Tosi. Sul finire del Novecento si affermano forme e temi nuovi nella scrittura ladina, e accanto agli scritti più tradizionali nascono proposte che provocano una "rottura dell'idillio", come osserva Rut Bernardi, presentando i testi di Frida Piazza, Luciano Iellici, Felix Dapoz, Josef Kostner. Testi recenti mostrano il passaggio dalla prosa descrittiva alla prosa basata sull'invenzione, e composizioni liriche che si confrontano con nuove strutture metriche.

Ai due autori di questa storia della letteratura è stato chiesto quale sia il pubblico al quale gli scrittori ladini si rivolgono: la risposta ha confermato che si è trattato sinora prevalentemente di un pubblico locale, il solo che riesca a leggere nelle varietà che non sono note al di fuori della stretta area linguistica. C'è, tuttavia, il desiderio di uscire dai propri confini, che si rivela particolarmente nell'ambito delle traduzioni: pochi, però, sino ad oggi, sono i testi che vengono pubblicati in altre lingue, come quelli di Roberta Dapunt, di cui, dopo che Einaudi ha pubblicato ben quattro raccolte di poesie in italiano, è uscito nel 2012 presso l'editore Folio un libro di poesie in ladino con traduzione tedesca a fronte dal titolo Nauz (Mangiatoia). 

Il passaggio da una lingua all'altra avviene anche nella direzione opposta, nella traduzione in ladino di testi da altre lingue. Andrea Nicolussi Golo, uno scrittore che recentemente ha tradotto "Tönle Bintarn" di Mario Rigoni Stern in cimbro, durante l'incontro ha ricordato che l'esperienza della traduzione, soprattutto nelle lingue che sono principalmente orali, è un'esperienza di ri-scoperta, di ri-conoscimento, di svelamento della lingua nativa: un percorso da provare e valorizzare per un futuro in cui autori e autrici di lingue poco diffuse dovranno trovare – anche grazie alla propria originalità linguistica –forme e modelli indipendenti da quelli proposti nelle letterature "maggiori".