Da sinistra: Fulvio Ferrari, Paolo Tamassia, foto archivio Università di Trento

Formazione

PATRICK MODIANO E L’ETICA DELLA MEMORIA

Lo scrittore francese premio Nobel per la Letteratura 2014 presentato nell’ambito del ciclo sui Nobel dell’Ateneo

27 novembre 2014
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Paolo Tamassia
di Paolo Tamassia
Professore associato presso il Dipartimento di Lettere e Filosofia dell’Università di Trento.

L’attribuzione del Premio Nobel per la letteratura a Patrick Modiano è stata una sorpresa per molti; anche per lui stesso. Lo stupore non riguarda certo la qualità della sua opera, indubbia, quanto piuttosto la sua figura totalmente appartata e il suo percorso del tutto estraneo a correnti e mode. Fin dal suo esordio nel 1968, a soli 23 anni, con Place de l’Étoile (il significato è duplice: “piazza dell’Étoile”, quella parigina, dove si trova l’Arco di Trionfo; “posto della Stella”, quella di David, cucita sul petto degli ebrei francesi durante l’occupazione tedesca), Modiano è totalmente fuori dal coro. In epoca di strutturalismo e testualismo neoavanguardistico trionfanti, con il loro corteo di nozioni più o meno dogmatiche – morte del soggetto-autore, letteratura intransitiva, fine dei racconti, fine della storia – il giovane scrittore si mostra spinto dall’urgenza di spiegare un malessere personale che gli sembra legato ad una pagina assai cupa della storia francese.

Nato all’indomani della Seconda guerra mondiale, Modiano è figlio di un ebreo di origini italiane che nella Parigi occupata dai nazisti si barcamena trafficando al mercato nero, d’intesa con il nemico. A causa di questa collusione ignominiosa si sente il frutto di una storia mostruosa, in cui il suo psicodramma intimo affonda le radici in un ignobile dramma storico collettivo: il collaborazionismo. Allora parodiando discorsi di propaganda, espressioni quotidiane stereotipate e testi letterari con riferimenti antiebraici (non solo gli scrittori francesi di destra: da Barrès a Céline; ma anche Voltaire, Apollinaire e, fuori dall’esagono, Heinrich Heine, Walter Scott), Modiano istruisce un processo al linguaggio e alla letteratura cui addebita forti responsabilità in materia di antisemitismo. Se i due romanzi successivi, La Ronde de nuit (1969) e Les Boulevards de ceinture (1972), proseguono la vena espressionista e iconoclasta del primo, a partire da Villa triste (1975) Modiano inaugura un uso minimalista del linguaggio con cui elabora le modalità di un rapporto non fittizio con il passato, onnipresente nei suoi testi, che si tratta di comprendere in profondità.

Patrick Modiano, Wired.itIl fatto è che la storia, secondo Modiano, quella che ossessiona lui e i suoi personaggi – l’occupazione, il collaborazionismo, la deportazione e il genocidio degli ebrei, i sopravvissuti, la fuga e l’esilio dei nazisti o collaborazionisti in America latina, l’immunità dei funzionari di polizia nella Francia del dopoguerra) – continua a condizionare il presente. Quei crimini e quei soprusi, al di là della memoria che se ne conserva, si propagano come onde di un trauma la cui origine affonda nel passato ma il cui dolore si riaccende in occasione di incidenti fortuiti che occorrono nel quotidiano. Emblematica a questo proposito l’ambiguità del titolo di un romanzo del 1988, Remise de peine: da una parte, in senso giuridico, significa condono di pena; dall’altra, in senso letterale, indica una pena riposta in sé, sepolta nella memoria personale e collettiva.

Si tratta allora di combattere l’oblio, assumendo un dovere della memoria. E in questa prospettiva il problema riguarda il modo in cui affrontare il passato. Modiano evita l’alternativa che si presenta ad ogni scrittura tesa ad accordarsi ai movimenti della memoria: o cercare l’esaustività, componendo inventari di dettagli tendenzialmente infiniti, con il rischio però di perdere il quadro d’insieme; oppure mirare all’essenziale: tracciare la “linea di una vita”, per farne emergere la cifra essenziale, con il rischio, in questo caso, dell’astrazione. L’itinerario estetico ed etico di Modiano avanza verso la presa di coscienza dei rischi della finzione rispetto ad una materia tanto delicata. E la sua scrittura evolve verso la composizione di un “testo-testimonianza”, come il suo capolavoro Dora Bruder (1997). Partendo dall’annuncio della scomparsa di una ragazza ebrea trovato in un quotidiano del dicembre 1941, Modiano procede ad un lavoro di inchiesta sul campo per rievocare un anno di vita di Dora Bruder, che nessuna storia ufficiale potrebbe in alcun modo restituire.

Il ciclo di incontri sui Premi Nobel 2014, nel quale si inserisce il presente per la Letteratura conferito a Patrick Modiano, prevede altri due appuntamenti, che si terranno presso la stessa sede di Lettere: il Premio Nobel per la Pace (9 dicembre) e il Premio Nobel per l’Economia (15 dicembre).
Gli incontri sono presentati da docenti dell’Ateneo esperti nell’ambito in cui è stato conferito il Premio.