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Formazione

INVECCHIAMENTO E QUALITÀ DELLA VITA

Un progetto di trasformazione sociale in un ciclo di conferenze

30 novembre 2017
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INVECCHIAMENTO E QUALITÀ DELLA VITA
di Roberto Poli
Professore del Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale dell’Università di Trento e Cattedra UNESCO sui sistemi anticipanti.

L’invecchiamento della popolazione è un fenomeno nuovo, che nelle attuali proporzioni si verifica per la prima volta nella storia. Come per tutti i fenomeni nuovi, le soluzioni non sono già state scritte. Dobbiamo imparare a gestire una situazione inedita e ci servono abbondanti dosi di coraggio e fantasia, nonché la voglia di affrontare a viso aperto una sfida. È anche necessario avere il coraggio e la determinazione a sperimentare diverse proposte per scoprire quelle che funzionano meglio. Per questa ragione l’unità di ricerca eVita—Età della Vita del Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale ha organizzato, con il patrocinio dell’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della Provincia di Trento, un ciclo di conferenze dedicato all’invecchiamento. È stata coinvolta un’ampia gamma di stakeholder tra ricercatori, medici, assistenti sociali, informatici e responsabili dell’azienda sanitaria. 

Un aspetto critico del problema risiede nel riconoscere che gli attuali modelli mentali e sociali dell’anziano sono disfunzionali, sia individualmente, a livello psicologico, che collettivamente, a livello sociale. Sono psicologicamente disfunzionali nel senso di contribuire ad aggravare, apparentemente senza alcun sottostante beneficio, problemi altrimenti naturali, ponendo le basi per la loro cronicizzazione e istituzionalizzazione. Sono socialmente disfunzionali per la corrispondente perdita di capitale sociale e per l’esplosione dei costi dei servizi connessi agli anziani. Inoltre, la disfunzionalità dei modelli sociali dell’anziano contribuisce ad aggravare le relazioni intergenerazionali. Questa descrizione della problematica di riferimento fa emergere l’idea che affrontare direttamente il problema dell’invecchiamento, senza contemporaneamente prendere in esame la questione dei modelli mentali e sociali degli anziani, si trasforma in una strategia destinata all’insuccesso.

D’altra parte, non è ovvio capire come modificare da una parte i modelli mentali e le conseguenti abitudini, dall'altra i modelli sociali e i relativi comportamenti degli anziani. Il problema diventa, allora, quello di come modificare i modelli sociali attivi all’interno di una comunità. Per poterlo affrontare servono una visione, una strategia e un sistematico sforzo di monitoraggio dei cambiamenti in atto. Poiché la visione include i valori di riferimento, bisogna chiedersi perché dovremmo voler cambiare i modelli attualmente attivi. Alcune risposte potrebbero essere: per recuperare o sviluppare un senso positivo della vecchiaia, per aumentare il capitale sociale della comunità, per rendere più sostenibili i costi dei servizi per anziani, per sviluppare una comunità meno disfunzionale o più robusta, con un più alto livello di resilience. La strategia indica come procedere, il monitoraggio verifica l’evoluzione del progetto e indica se gli obiettivi intermedi sono stati realizzati. Sarà necessario adottare ed eventualmente sviluppare una serie di indicatori che segnalino i cambiamenti culturali e comportamentali in atto, nonché il livello di resilience del sistema. Inoltre, si dovrà appurare se i risultati sono effettivamente robusti: supponendo di riuscire a modificare i modelli mentali e sociali dell’anziano, i nuovi modelli rimangono temporalmente stabili e continuano a funzionare o dopo un po’ recedono sui precedenti modelli?

Il ciclo di conferenze è il primo passo di una serie di interventi sul tema dell’invecchiamento che vorrebbe portare a sviluppare un progetto di trasformazione sociale su base anticipante. Le dimensioni anticipanti guideranno l’intero sviluppo del progetto, che vedrà l’impiego di numerosi metodi che provengono dal settore degli studi di futuro (inclusi Delphi, scenari, analisi di problemi emergenti, analisi di segnali deboli). Alcuni specifici fattori aiutano la capacità di vedere il futuro e favoriscono l’innesco di una strategia di cambiamento: la promozione di forme di collective learning attraverso lo scambio aperto di informazioni e esperienze, l’abbattimento del cosiddetto groupthink (pensare tutti nello stesso modo) e la sollecitazione dello sviluppo di punti di vista originali e di nuove idee, l’aiuto agli attori sociali a vedere i cambiamenti in anticipo, la dotazione degli attori di un’intelligence anticipatoria sui sistemi e i loro cambiamenti e la facilitazione della comprensione dei cambiamenti potenzialmente distruttivi.

Più la cultura dell’anticipazione si diffonde, più facile sarà sviluppare strategie anticipanti socialmente accettate. Sarà quindi possibile accumulare diverse esperienze rilevanti su come pensare al futuro e usare gli strumenti opportuni per farlo. Se faremo tutto questo, saremo pronti e arriveremo ai prossimi decenni avendo accumulato la conoscenza e l’esperienza per mantenere una elevata qualità della vita, nostra e dei nostri cari. Se non lo faremo, la qualità della vita della popolazione diminuirà e aumenteranno le sofferenze individuali e della comunità.

Dal 14 novembre 2017 al 8 maggio 2018 si tiene un ciclo di incontri su Invecchiamento e qualità della vita, organizzato dall'unità di ricerca eVita- Età della vita del Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale e con il patrocinio dell’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della Provincia di Trento. Il prossimo incontro, Grandi vecchi e tecnologia, si terrà mercoledì 13 dicembre con il professor Fabio Casati del Dipartimento di Ingegneria e Scienza dell'informazione.