Immagini: da sinistra storica unità di telecobaltoterapia, Ospedale S. Lorenzo, Borgo Valsugana, 1953 (fonte: AECL e MSD Nordio – Canada); Centro di Protonterapia, APSS, Trento (foto Matteo Visintainer - www.geo360.it )

Eventi

FISICA & MEDICINA. VERSO UN FUTURO DI INTEGRAZIONE

Un convegno dell’Ateneo, APSS e Associazione Italiana di Fisica Medica celebra il 50° anniversario dei Colloqui che tra i primi hanno messo in relazione le due scienze

4 dicembre 2014
Versione stampabile
Renzo Antolini
Aldo Valentini
di Renzo Antolini e Aldo Valentini
Renzo Antolini è professore ordinario presso il Dipartimento di Fisica dell’ Università di Trento. Aldo Valentini è direttore del Servizio di Fisica Sanitaria dell’Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari di Trento.

Il progresso delle scienze fisiche ha fornito, nel corso dei secoli, fondamentali contributi agli sviluppi della medicina sia nella comprensione dei processi che sono alla base del funzionamento normale o patologico del nostro corpo e sia nello sviluppo di strumenti utilizzabili per la diagnosi e la terapia. È dunque naturale che tra fisica e medicina si siano stabiliti fecondi rapporti di collaborazione che all’inizio del 20° secolo, con la scoperta dei raggi X e della radioattività, hanno portato alla nascita della fisica medica ed all’inserimento dei primi fisici nelle strutture ospedaliere per assicurare l’impiego sicuro ed efficace delle radiazioni nella diagnosi e nella terapia. Il Trentino svolse un ruolo di primo piano in quella fase con l’avvio a Borgo Valsugana nel 1953 della prima esperienza europea di radioterapia con una sorgente esterna di Cobalto-60 e con l’organizzazione a Levico - Roncegno Terme nel 1964 dei “Colloqui sui rapporti tra Fisica e Medicina”. I Colloqui, tenendo conto delle esperienze che stavano maturando in campo internazionale, avanzarono proposte concrete per l’inserimento sistematico di laureati in fisica nelle strutture sanitarie e per l’istituzione di cattedre di fisica nelle Facoltà di Medicina. Entrambe le proposte furono in breve tempo recepite dal governo nazionale.

Dal 6 all’8 novembre scorsi il Dipartimento di Fisica del nostro Ateneo, l’Azienda per i Servizi Sanitari e l’Associazione Italiana di Fisica Medica hanno ricordato il cinquantesimo anniversario dei Colloqui con il Convegno “Fisica e Medicina. Verso un futuro di integrazione”. Gli enormi progressi compiuti dalle scienze della vita negli ultimi decenni hanno portato alla nascita di una “nuova biologia” che da disciplina puramente descrittiva è diventata quantitativa e predittiva, affrontando con rigoroso approccio sistemico la complessità degli organismi viventi. Tale evoluzione è stata favorita ed accompagnata dalla disponibilità di nuovi strumenti e tecnologie frutto perlopiù di ricerche fisiche. La medicina può ora contare su innovative tecniche di imaging (ultrasuoni, TAC, MRI, PET, …) utilizzate non solo a fini diagnostici, ma anche in campagne di screening e come parte integrante di procedure terapeutiche. Per la cura di neoplasie maligne si è ottimizzato l’impiego di raggi X ad alta energia e si stanno esplorando le potenzialità di fasci di particelle cariche per migliorare la qualità del trattamento. Nuove tecniche fisiche si stanno inoltre rapidamente diffondendo dalla radioterapia ad altri ambiti clinici con tecniche chirurgiche minimamente invasive, chirurgia robotica, procedure interventistiche guidate da immagini e con l’impiego interventistico di laser, radiofrequenze e fasci di ultrasuoni focalizzati. Tutto ciò richiede un rafforzamento delle collaborazioni interdisciplinari per garantire sicurezza e qualità delle procedure.

Il rapporto tra fisica e medicina non riguarda però solo l’utilizzo di tecnologie innovative. L’impatto clinico della “nuova biologia sistemica” sta portando ad una radicale trasformazione della medicina clinica avviata ad una rivisitazione delle sue stesse basi teoriche.

Problemi medici di primaria importanza, quali lo sviluppo e la diffusione di neoplasie maligne o la comprensione del funzionamento normale e patologico del cervello, vengono ora affrontati con approccio sempre più “fisico”. Si ricercano cioè le “regole fondamentali del gioco” con la consapevolezza che si tratti di una strada praticabile ed in grado di offrire importanti vantaggi pratici. Il riferimento alla nuova biologia sistemica è anche alla base della medicina di precisione che punta, attraverso la biologia molecolare e la genomica, e l’utilizzo di grandi basi di dati e di nanotecnologie, ad interventi personalizzati che risultino più efficaci nel garantire la salute della popolazione. Il futuro quindi, nei rapporti tra fisica e medicina, sembra richiedere una crescente integrazione tra le due discipline. Per ottenerla servono adeguati programmi di alta formazione per fisici, biologi e medici, la partecipazione multidisciplinare ad ambiziosi programmi di ricerca ed il consolidamento dei servizi di fisica medica delle aziende sanitarie, che dovranno ampliare il loro raggio d’azione per affrontare la crescente complessità delle attività cliniche.

L’auspicio del Convegno appena concluso è che, come avvenne cinquant’anni fa, anche in questo difficile momento per il nostro paese si sappia guardare avanti con concretezza ed una chiara visione delle prospettive future per cogliere le opportunità provenienti dall’attuale rivisitazione dei rapporti tra fisica e medicina in chiave di integrazione multidisciplinare, offrendo adeguati sbocchi occupazionali per le giovani generazioni e contribuendo al miglioramento della qualità e dell’efficienza dei servizi sanitari offerti alla popolazione.