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PROGETTO SUITCASE (SUstainable Integrated and Territorial CAreSErvices)

Servizi di teleassistenza per l'invecchiamento attivo

6 dicembre 2014
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Michela Cozza
Dario Betti
di Michela Cozza e Dario Betti
Michela Cozza è assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Ingegneria e Scienza dell'Informazione dell’Università di Trento. Dario Betti lavora come Service Designer presso il Centro Ricerche di GPI Spa, insediato presso Trento RISE.

SUITCASE (SUstainable Integrated and Territorial CAreSErvices) è un progetto triennale di innovazione dei servizi di teleassistenza per le persone anziane. Più precisamente, il progetto è finalizzato allo sviluppo di servizi innovativi in grado di contribuire al miglioramento delle condizioni di vita della popolazione over 65 presso la propria abitazione, avendo cura di preservarne sicurezza e autonomia.

Il progetto, avviato nel 2013 nell'ambito di un bando pre-commerciale (PCP) di Trento RISE, si inserisce all’interno di un più ampio dibattito circa il modo in cui le persone stanno invecchiando nella nostra società. Si fa sempre più strada il concetto di “longevità attiva” che comporta la presenza, al di sopra dei 65-70 anni, di persone sane, soddisfatte, con redditi discreti o buoni, che rappresentano una “nuova Terza Età” (anziani definiti NYSS – New Young Sixty-Seventies negli Stati Uniti) e che spesso portano con sé competenze già acquisite anche sul piano tecnologico e informatico.

Con riferimento a SUITCASE, i servizi cui si sta lavorando per garantire il benessere degli anziani saranno gestiti da una centrale operativa raggiungibile tramite più canali: telefono, app di videochiamata, dispositivo indossabile con funzione vivavoce. L’installazione di sensori ambientali presso le abitazioni degli utenti e la consegna di sensori indossabili – attività entrambe in corso – consentiranno agli operatori della centrale di attivare specifiche procedure di intervento. Ulteriori servizi, pensati per rispondere a bisogni di carattere più strettamente socio-relazionale, andranno a integrare l’offerta rivolta innanzitutto al territorio trentino.

Il progetto si contraddistingue per l’adozione di un approccio partecipato alla progettazione e allo sviluppo dei dispositivi e dei sistemi tecnologi. Il coinvolgimento degli stakeholders e, in misura più significativa, degli utenti-anziani è fondamentale oltre che strategico. Fondamentale poiché consente ai potenziali utenti di essere parte attiva nelle attività di design e valutazione iterativa dei servizi a loro destinati. Strategico perché nessuno – neppure un professionista esperto – conosce i bisogni reali quanto gli utenti stessi: pertanto il loro coinvolgimento produce ricadute positive sul progetto, aumentandone le possibilità di riuscita.

Il progetto SUITCASE deve affrontare, quindi,  sfide importanti sul piano sia etico che tecnologico. Si tratta, infatti, di contribuire all’innovazione nell’ambito della tele assistenza preservando la centralità della persona, evitando tanto il tecnocentrismo (la tecnologia come soluzione ad ogni problema), quanto gli stereotipi (l’anziano come soggetto problematico): l’invecchiamento graduale della popolazione dovrebbe abituarci a considerare la longevità come una risorsa, anziché come un peso.

Potendo contare su una partnership estesa – che vede GPI Spa guidare un raggruppamento di imprese comprendente anche Trilogis, Algorab e MAPS – e sul supporto di associazioni e cooperative sociali, SUITCASE sta coinvolgendo - tramite l'Health & Wellbeing Territorial Lab di Trento Rise - un significativo numero di utenti che, a titolo volontario e gratuito, partecipano ad attività di progettazione e validazione delle diverse soluzioni, tecnologiche e organizzative, via via sviluppate. L’Università di Trento è uno dei partner di ricerca, assieme alla Fondazione Bruno Kessler. Il Dipartimento di Economia e Management (DEM) partecipa alla definizione del modello di business, mentre il Dipartimento di Ingegneria e Scienza dell’Informazione (DISI) – per il quale il prof. Vincenzo D’Andrea è responsabile scientifico di progetto - è specificamente coinvolto nella definizione dell’ “infrastruttura sociotecnica” ovvero nell’integrazione tra artefatti tecnologici e attori umani, in particolare anziani. 

Il progetto, attualmente in corso, sta mostrando tutta la complessità derivante dall’incontro di soggetti con interessi e priorità non sempre coincidenti, ma anche le potenzialità della contaminazione tra saperi esperti eterogenei: si tratta di un processo sicuramente stimolante e promettente, tanto sul piano della ricerca quanto su quello della progettazione e implementazione. L’intento è quello di proseguire nella definizione di servizi integrati, lavorando per le persone anziane e aprendo con loro uno spazio di design partecipato.