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Eventi

INGEGNETICA 2015

Com’è cambiata la professione del biologo negli ultimi vent’anni

8 aprile 2015
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Monica Agostini
di Monica Agostini
Referente per la comunicazione del Sistema bibliotecario di Ateneo dell'Università di Trento.

Un libro di ingegneria genetica di 24 anni fa sembrerebbe non avere molto da dire al lettore di oggi, che può facilmente trovare su riviste specialistiche i risultati di studi e ricerche nemmeno ipotizzabili nei primi anni Novanta. Ma, al di là delle informazioni fornite, ormai superate, può rimanere comunque interessante per riflettere non solo sulla rapidità con cui si sono evolute le conoscenze nell’ambito biomolecolare, ma anche su come in un paio di decenni si sia trasformato il metodo di studio e il ruolo stesso del biologo sperimentale.

Il libro in questione è Ingegneria genetica di Edoardo Boncinelli e Antonio Simeone, pubblicato nel 1991. Il professor Alberto Inga, docente presso il Centro di Biologia Integrata (CIBIO) dell’Università di Trento, lo ha scelto come punto di partenza per la sua riflessione durante l’incontro "Ingegnetica 2015", tenutosi il 17 marzo scorso nell’ambito del ciclo "Come cambiano i libri".
Il volume, che il professor Inga ricorda di aver trovato per caso nel laboratorio dove preparava la tesi di laurea, è un compendio di come si poteva studiare il genoma secondo protocolli e procedure che rispecchiavano le scoperte di frontiera del momento.

È sufficiente scorrere l’indice per capire come negli ultimi anni si sia in un certo senso ribaltato il modo di fare ricerca. Fino ai primi anni Novanta lo scienziato, guidato da un’ipotesi che cercava di dimostrare, procedeva a piccoli passi, studiando singoli frammenti e cercando di dare un senso ai dati ricavati. Adesso, supportato dalla tecnologia, che è in grado di analizzare e sintetizzare in breve tempo una mole straordinaria di dati, lo scienziato decide dove focalizzare la propria attenzione solo dopo aver studiato l’insieme. La tecnologia in un certo senso precede l’uomo: la macchina fornisce un quadro spesso non immaginabile a priori, che diventa la base su cui lo scienziato costruisce le proprie ipotesi.

Certamente oggi si hanno più certezze, più informazioni, è tutto più veloce e preciso, ma il professore ricorda forse con un pizzico di nostalgia i tempi in cui il lavoro del biologo era più creativo, quando alcuni strumenti di laboratorio bisognava progettarli e costruirli da soli con legno e plastica, quando l’esperimento poteva generare qualcosa di totalmente inaspettato: un mondo che sembra ormai estremamente lontano agli studenti di oggi, abituati ai kit che forniscono tutto il necessario per l’esperimento e indicano il protocollo da seguire, garantendo la correttezza della procedura ma condizionando il modo di impostare la ricerca. 

Al termine dell’intervento, dopo aver ripercorso alcune tappe fondamentali dell’evoluzione della genetica di questi ultimi anni e spaziato tra ricordi personali e prospettive future, il professor Inga ha lasciato la parola agli studenti, che hanno colto l’occasione per porre alcune interessanti questioni. C’è ancora spazio per il biologo in un settore dove sempre più vengono richieste competenze di tipo informatico, matematico, giuridico? In un ambito dove nuove scoperte si susseguono così rapidamente, non c’è il rischio che il professore trasmetta agli studenti concetti già superati? Non si rischia nell’insegnamento accademico di puntare quasi esclusivamente sugli aspetti prettamente scientifici, trascurando quelli etici?

A queste domande il professor Inga ha sostanzialmente trovato la risposta nella parola equilibrio. La ricerca genetica richiede un equilibrio tra le competenze del biologo e quelle di altre figure professionali: il biologo necessita del supporto di informatici, fisici e matematici, ma la sua figura rimane sempre fondamentale per interpretare i dati e indirizzare la ricerca.

Bisogna saper interpretare con equilibrio le nuove scoperte, avvalendosi del bagaglio di conoscenze consolidate nel tempo, da cui uno scienziato non può mai prescindere. E con equilibrio e correttezza scienziati, professori e mezzi di informazione dovrebbero trasmettere le informazioni, affinché studenti e lettori possano avere gli strumenti adeguati per poter confrontarsi e dibattere sugli aspetti etici.

Resta la domanda: come cambierà la nostra vita con il procedere delle ricerche in ambito genetico? E Inga richiama un po’ scherzosamente (ma non troppo) l’immagine del dottore che fra qualche decennio leggerà la cartella con la mappa del DNA del paziente, gli predirà malattie e tendenze comportamentali e gli prescriverà una serie di bustine di molecole per allungare la sua aspettativa di vita.