Particolare dalla copertina del libro.

In libreria

CREATIVITÀ MUSICALI

a cura di Giolo Fele, Marco Russo, Fabio Cifariello Ciardi

10 ottobre 2018
Versione stampabile

Dalla quarta di copertina
Questo libro cerca di fare i conti con questo termine sfuggente, la creatività, da punti di vista differenti, senza rinunciare ad una comune linea di interpretazione di tipo socio-culturale. Lo scopo non è quello di arrivare ad una chiarificazione concettuale esaustiva e completa del termine (operazione impossibile, ma soprattutto inutile), quanto piuttosto quello di cercare di utilizzarne la ricca complessità per indagare un ampio campo di problemi di ricerca e di riflessione sulle pratiche artistiche, legate nello specifico alla musica. 

Giolo Fele è professore presso il Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale dell’Università di Trento.
Marco Russo lavora presso il Laboratorio di Filologia Musicale del Dipartimento di Lettere e Filosofia dell’Università di Trento.
Fabio Cifariello Ciardi è professore di Composizione presso il Conservatorio “F.A. Bonporti” di Trento e Riva del Garda.

Dall’introduzione (pp. 9– 12)
Lo studio della creatività è diventato nel tempo abbastanza solido da configurare, da un punto di vista strettamente accademico, la stessa emergenza di una disciplina autonoma, capace di autolegittimarsi cioè in base ad una notevole produzione scientifica ed un corpus di teorie ed approcci metodologici maturi e consolidati. La vastità di studi e ricerche in questo campo tocca ormai quasi tutto lo scibile umano: dalla psicologia alla biologia, dall’economia all’arte, senza dimenticare la scienza, la didattica, le scienze sociali, ecc. Diventa così impossibile, a meno di una specifica trattazione dell’argomento, affrontare il problema della sua precisa identificazione nella complessità di intrecci e variabili che gli sono propri. Tante sono le argomentazioni possibili, e le conseguenze di ciascuna in base alle relazioni che vi intercorrono, da rendere infatti impraticabile l’idea di un modello generale, o anche solo di una panoramica superficiale, e di indurre ad affrontare di conseguenza lo studio sulla creatività su uno stretto campo del sapere, anche se la questione della scelta di dominio specifico o di un dominio generale resta forse ancora aperta.

Questo libro cerca di fare i conti con questo termine sfuggente, la creatività, da punti di vista sicuramente differenti, senza tuttavia rinunciare ad una comune linea di interpretazione: un afflato socio-culturale, visto da prospettive ed esperienze non sempre coalizzate nell’affrontare simili tematiche. Nel contempo lo scopo non è quello di arrivare ad una chiarificazione concettuale esaustiva e completa del termine (operazione impossibile, ma soprattutto inutile), quanto piuttosto quello di cercare di utilizzarne la ricca complessità per indagare un ampio campo di problemi di ricerca e di riflessione sulle pratiche artistiche, legate nello specifico alla musica.

Il lavoro che ha dato origine al libro è cominciato quando i tre curatori si sono incontrati per dare vita ad un progetto interdisciplinare sui destini dei diplomati e dei laureati del Conservatorio, cioè di giovani professionisti (a vario titolo) che si trovavano a muovere i primi passi nel “mercato della musica”. Gli studenti del corso di Qualitative Methods della laurea magistrale in Sociologia e Ricerca Sociale dell’Università di Trento sono stati impegnati (nell’arco di tutto l’anno accademico 2015-2016) in una ricerca condotta con interviste in profondità che hanno interessato una parte (n. 54) dei diplomati/laureati del Conservatorio “F.A. Bonporti” di Trento e Riva del Garda dall’anno accademico 2001/2002 al 2013/2014. 

[...] In ogni caso, nel libro la proposta iniziale di interrogarsi sui “mestieri” della creatività musicale si è presto trasformata in una riflessione sulla creatività musicale piuttosto ampia e non sempre direttamente collegata ai risultati della ricerca che è servita comunque ad alcuni degli autori per raccogliere suggerimenti e indicazioni su cui poter ragionare e riflettere. Mentre alcune considerazioni strettamente sociologiche sono maturate dai dati dell’indagine, come nei saggi di Chiara Bassetti e di Sara Zanatta, gli altri contributi affrontano aspetti di carattere più generale che, seppure specificate da esperienze differenti, si riuniscono sotto una medesima origine musicale. Nello specifico, abbiamo ritenuto che il contributo di un compositore (Fabio Cifariello Ciardi), di tre musicologi di diversa estrazione (Federica Fortunato, Marco Russo e Stefano Lombardi Vallauri) e una pedagogista musicale (Lara Corbacchini), potesse armonizzarsi con quello di un filosofo (Daniele Goldoni) e di un sociologo (Giolo Fele) nel tentativo di alternare differenti punti di vista, sia personali che disciplinari.

Ci è sembrato naturale procedere in questa direzione per non restringere la discussione alla sola realtà geografica oggetto della ricerca iniziale e di ampliarla, per quanto possibile e nei limiti di una coerenza generale, a visioni di maggior respiro capaci di rappresentare la molteplicità di interessi e implicazioni sollevate dai nostri intervistati. Questo libro è un esempio infatti di ricerca interdisciplinare, che porta in particolare i musicisti ad “osare” in un terreno teorico di grande vivacità e, per lo più, assolutamente sconosciuto, e i sociologi ad affrontare le questioni musicali soffermandosi su aspetti lontani dai canonici oggetti di discussione – estetica, stili, opere, tecnica, ecc. –, mentre la filosofia ci è sembrata la più adeguata a rappresentare una forma di raccordo fra i due mondi.

A ben vedere la naturale “distanza concettuale” fra musica e sociologia non preclude infatti una spontanea collaborazione delle due discipline che si prestano al contrario molto proficuamente ad una intensa relazione e di scambio, anche se la specifica connotazione di “sociologia della musica” è ancora lontana dal conquistare un suo statuto autonomo e chiaramente condiviso. L’approccio ad un “territorio comune” di indagine, che non coinvolga direttamente il “nocciolo duro” di ciascun ramo del sapere, legittimamente autonomo ed indipendente, appare dunque la “via di mezzo” più praticabile, senza per questo giungere a troppi, e pregiudizievoli, compromessi metodologici.

Un tema comune come la “creatività”, da questo punto di vista, oltre ad essere una disciplina matura che ha già ampiamente raggiunto una sua legittimità ed autonomia, diviene un ideale luogo di confronto, capace di fornire utili indicazioni e argomenti di discussione per entrambi gli àmbiti disciplinari.

Per gentile concessione della casa editrice Mimesis.