La firma del protocollo d'intesa, ©Ufficio stampa UniTrento

Vita universitaria

UNITRENTO E LIBERA INSIEME CONTRO LE MAFIE

Una comunità scientifica di impegno civile

10 ottobre 2018
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Alessandro Giglioni
Alessandra Pomella
di Alessandro Giglioni e Alessandra Pomella
Laureato della Facoltà di Giurisprudenza e studentessa del Dipartimento di Economia e Management dell’Università di Trento, membri del Presidio universitario di Libera.

È stato siglato, a luglio di quest'anno, un accordo tra l'Università di Trento e l'associazione Libera, con il quale viene sancito l’inizio di una collaborazione che prevede l’impegno di entrambe le parti in una serie di progetti volti alla creazione di una “comunità scientifica di impegno civile”. 

Libera è una rete di associazioni nata più di vent’anni fa come risposta della società civile allo strapotere e alla mentalità mafiosa a seguito del periodo stragista che provocò la morte di numerosi componenti della magistratura, delle forze dell’ordine ma anche di cittadini. La consapevolezza che guida questa “associazione di associazioni” è che non è possibile delegare alle sole istituzioni il contrasto alle mafie, perché il problema è prima di tutto sociale: quindi spetta in prima battuta alla società contrastarlo. Da allora Libera cerca di portare avanti su tutto il territorio italiano, a ogni livello, iniziative e progetti che rispecchiano i suoi due principali imperativi: che la memoria delle vittime innocenti delle mafie non si perda mai e che questa si traduca in un impegno concreto a migliorare il contesto in cui viviamo sotto ogni punto di vista. 

Proprio a Trento un affiatato gruppo di ragazzi ha cominciato un percorso che li ha portati, il 28 giugno 2016, a fondare un presidio universitario di Libera, dedicandolo ad un giovane ragazzo vittima innocente di mafia: Celestino Fava. Da quel giorno è iniziato un percorso pieno ed attivo, ricco di momenti di riflessione e di formazione, ma anche di eventi e conferenze organizzati spesso assieme alle altre associazioni (studentesche e non) presenti sul territorio, con lo scopo di costruire una rete con queste ultime. Dal caporalato alla diffusione delle organizzazioni mafiose in Europa, dal doping e dagli interessi criminali nel mondo dello sport al tema del recupero delle periferie urbane, passando per gli eco-reati e senza dimenticare l’attività di formazione nelle scuole. Quest’estate inoltre è stato organizzato, assieme al Centro Astalli di Trento, il campo estivo “Lottatori di speranza” sul tema delle migrazioni forzate. Il filo rosso che guida le attività del presidio è la volontà di mettere in discussione quel luogo comune per cui la mafia sarebbe un problema del solo sud Italia: il presidio nasce con questo ideale e, pertanto, ha attivato anche un osservatorio interno, per monitorare e raccogliere dati ed informazioni sulla presenza di organizzazioni criminali di stampo mafioso sul territorio regionale.

 Libera, inoltre, crede molto nella formazione, a tutti i livelli. Sono stati quindi intrecciati rapporti con professori universitari sensibili alle tematiche care all’associazione. Come in altre università italiane, anche a Trento questa collaborazione è stata formalizzata in un protocollo d’intesa con lo scopo di stimolare la ricerca, la produzione di tesi, la creazione di nuovi percorsi universitari e opportunità per gli studenti. Obiettivo finale è la creazione di una comunità scientifica di impegno civile. L’Università, sede d’eccellenza di cultura e formazione, non può che essere il luogo dove i cittadini si formano, prendendo consapevolezza anche di alcune difficili dinamiche della società attuale, una delle quali è sicuramente il problema delle mafie. Le classi di futuri lavoratori devono essere in grado di riconoscerle e saperle contrastare, capaci di influenzare i suoi contesti di sviluppo, come ad esempio lo sfruttamento del lavoro, la corruzione, il clientelismo e la disattenzione per la cosa pubblica. Una comunità impermeabile alle mafie deve prima essere consapevole della loro esistenza, e per conoscerle quale sede migliore dell’Università?

Tutti i Dipartimenti saranno coinvolti in questa ampia progettazione: in ogni materia di studio, l’oggetto di insegnamento può essere affrontato dal punto di vista delle ripercussioni del fenomeno mafioso. È già in corso una collaborazione con la Facoltà di Giurisprudenza, dove si svolgeranno dei seminari collegati al laboratorio “aspetti criminologici e giuridici del fenomeno mafioso” tenuto dal professor Emanuele Corn e dalla dottoressa Fiamma Terenghi, in cui verranno trattate le tematiche dei beni confiscati, delle mafie internazionali e della giustizia riparativa. Anche presso il Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale verrà attivato nel secondo semestre un seminario sul tema delle organizzazioni criminali, con la partecipazione del Laboratorio di Analisi e Ricerca sulla Criminalità Organizzata (Larco) dell’Università di Torino. Al Dipartimento di Economia e Management, invece, verranno proposti percorsi, ancora in fase di progettazione, con lo scopo di incrociare temi attinenti alle mafie con lo sviluppo di un dibattito sui contesti economici fertili per le stesse, sui modelli di sviluppo e imprenditoria, su vecchie e nuove forme di economie civili. La firma del protocollo d’intesa costituisce solo l’inizio di un percorso che coinvolgerà, prossimamente, anche gli altri Dipartimenti dell’Ateneo. 

Lo scorso 6 luglio è stato firmato un protocollo d’intesa tra “Libera, associazioni, nomi e numeri contro le mafie” e l’Università di Trento, rappresentate rispettivamente dal presidente don Luigi Ciotti e dal rettore Paolo Collini. Erano presenti, oltre al rettore, la professoressa Barbara Poggio, prorettrice alle politiche di equità e diversità, alcuni membri del coordinamento trentino di Libera e alcuni studenti e studentesse del presidio universitario di Trento “Celestino Fava”. Prossimamente i contenuti del protocollo saranno presentati in un evento aperto a tutta la comunità accademica.