Claudia Bonfio al TEDxTrento 2018 | immagine tratta da un fotogramma del video

Storie

L’origine della vita: siamo fatti di stelle?

Claudia Bonfio ospite al TEDxTrento. Ricercatrice a Cambridge, ha conseguito il dottorato a Trento

1 marzo 2019
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Daniela Costantini
di Daniela Costantini
Lavora presso la Divisione Comunicazione ed Eventi dell’Università di Trento.

Claudia Bonfio è una ricercatrice post-dottorato al prestigioso MRC - Laboratory of Molecular Biology a Cambridge (UK), dove studia le origini chimiche della vita. Nel dicembre 2017 ha ottenuto un dottorato in Scienze biomolecolari all'Università di Trento studiando con successo, nel gruppo di Sheref Mansy, l'origine e l 'evoluzione di proteine ferro-zolfo. Ha trascorso alcuni periodi di ricerca nel Regno Unito e negli Stati Uniti, ha vinto il premio Reaxys SCI Young Researcher Award e ha organizzato attività divulgative per diffondere la sua passione per la scienza anche ai più piccoli. Nel 2018 è stata inserita da Forbes Italia nella lista dei 100 Under 30 che rappresentano il futuro dell'Italia ed è stata scelta tra i giovani ricercatori piu promettenti su scala mondiale per la Tavola Periodica dei Giovani Chimici, ideata per celebrare il 150esimo anniversario della tavola periodica.

Claudia, ci racconti qual è stato il tuo percorso di studi e cosa stai facendo in questo momento?

Sono nata a Siena da genitori veneti e ho scoperto abbastanza presto una forte passione per la scienza. Quindi mi sono iscritta a Chimica presso l'Università di Siena prima (per la triennale), all'Università di Padova poi (per la magistrale), per poi arrivare all'Università di Trento per il dottorato di ricerca in Scienze biomolecolari. Adesso sono Junior Research Fellow del Corpus Christi College dell’Università di Cambridge e Marie Curie Fellow all’MRC Laboratory of Molecular Biology di Cambridge (UK).

Quanto ti è servita l'esperienza di dottorato all'Università di Trento?

Il dottorato è stato un momento fondamentale per la mia vita, a livello personale e professionale. Ho affrontato successi e insuccessi, incontrato ricercatori da ogni dove e scoperto un amore profondo per lo studio delle origini della vita, argomento di cui ancora oggi mi occupo. Nonostante le molte difficoltà comuni a centri di ricerca e università italiane (burocrazia infinita, meritocrazia spesso inesistente, supporto alla carriera quasi completamente assente per i giovani dottorandi e postdocs), sceglierei mille volte ancora il mio progetto e PhD supervisor Sheref S. Mansy. Sheref mi ha continuamente supportato e permesso di crescere come persona e come ricercatrice. Il progetto che ho sviluppato mi ha insegnato a essere forte, resiliente, coraggiosa, curiosa e sempre appassionata.

Quanto è importante per una ricercatrice riuscire a divulgare le proprie scoperte, in ambito scientifico?

La divulgazione è un aspetto fondamentale della vita del ricercatore. Raccontare i nostri risultati ai colleghi ci rende ricercatori migliori, raccontare i nostri risultati a chi è fuori dal mondo scientifico ci rende persone migliori. La nostra ricerca è spesso finanziata da chi non fa parte del mondo della ricerca, quindi è nostro dovere restituire qualcosa in cambio, per far vedere come quei soldi sono stati spesi. E, oltretutto, fare divulgazione è divertente!

Ora vivi e lavori a Cambridge: in che modo potrebbe essere più efficace, a tuo parere, la comunicazione scientifica nel nostro Paese? Un confronto con l’Inghilterra?

In Inghilterra si dà molta importanza alla divulgazione scientifica. È spesso possibile accedere a finanziamenti dedicati alla possibilità di organizzare eventi aperti a tutti per raccontare i progetti di ricerca più vari. In Italia ci sono università che organizzano eventi di divulgazione, ma non sono spesso supportati a livello statale, coinvolgono ricercatori impreparati e tendono ad attirare un numero limitato di persone. Credo che l’impegno per la divulgazione scientifica nel nostro Paese debba essere volto a insegnare agli scienziati a saper comunicare con chi non lavora nel mondo scientifico, e a supportare maggiormente le iniziative volte a raccontare la nostra ricerca fuori dai laboratori.

Cosa consiglieresti a uno studente o a una studentessa che volesse intraprendere gli studi nel tuo settore?

L’insegnamento più grande che il mio PhD supervisor ha condiviso con me è quello di imparare a scegliere le battaglie che vogliamo combattere. Ci sarà sempre qualcosa che non ci andrà a genio nell’ambiente in cui lavoriamo o qualcuno che otterrà un riconoscimento in più e andrà avanti senza meritarselo. Ma ci sono battaglie che non vale la pena combattere, perché il nostro tempo può essere speso in modo più costruttivo, migliorando la nostra formazione, dedicandoci del tempo libero, concentrandoci sulle nostre passioni. A tale proposito, ho un consiglio aggiuntivo: seguire la propria passione, ovunque ci porti, poiché, come scrisse Primo Levi, “l’amare il proprio lavoro costituisce la migliore approssimazione concreta della felicità sulla terra."

Claudia Bonfio è stata relatrice all’ultima edizione del TEDxTrento, che si è tenuta lo scorso 1° dicembre, con un intervento intitolato: “Oltre i confini del mondo, dove ci aspetta ET”. Nel suo talk ci accompagna nel tortuoso percorso della nascita della prima forma di vita sul nostro pianeta, tentando di dare una risposta a domande complesse. Come è nata, tanto tempo fa, la vita sulla Terra? E possiamo, su un altro pianeta, trovare la vita? Siamo davvero l’unica forma di vita possibile?