Particolare dalla copertina

In libreria

Saperi di genere

a cura di Annalisa Murgia e Barbara Poggio

5 marzo 2019
Versione stampabile

Le asimmetrie di genere tuttora esistenti nei diversi contesti di produzione di conoscenza – l'accademia così come altri ambiti di ricerca e di elaborazione – si fondano sull’esistenza di stereotipi di genere, di pratiche e modelli culturali che tendono a definire e riprodurre opportunità e destini differenziati e non paritetici per donne e uomini. Tali asimmetrie sono d’altra parte consolidate dal presupposto epistemico che la scienza, così come la stessa conoscenza, sia transculturale, universale e neutra rispetto alle differenze di genere. In tal senso, si apre una sfida per chi intende operare in una prospettiva di equità e pari opportunità, non solo riguardo al raggiungimento di una maggiore presenza delle donne nei percorsi professionali e nei processi decisionali, ma anche in merito alla messa in discussione critica del processo stesso di costruzione della scienza e della conoscenza.

Il volume è stato prodotto nell’ambito del progetto di ricerca GARCIA  – Gendering the Academy and Research: combating Career Instability and Asymmetries, finanziato dal VII Programma Quadro della Commissione europea, coordinato dall'Università di Trento, sotto la supervisione scientifica di Barbara Poggio e Annalisa Murgia.

Annalisa Murgia è professoressa associata presso il Dipartimento di Scienze Sociali e Politiche dell’Università di Milano.

Barbara Poggio è professoressa associata presso il Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale  e prorettrice alle Politiche di equità e diversità dell’Università di Trento.

Dall’introduzione (pp. 7-8).

[…]
Scienza e conoscenza sono tra i domini sociali in cui le asimmetrie di genere sono più radicate e persistenti. Questo volume raccoglie gli atti di un convegno nazionale organizzato nel gennaio del 2017 dal Centro Studi interdisciplinari di Genere, nell’ambito del progetto europeo GARCIA, con l’obiettivo di affrontare il tema dell’intreccio tra genere e saperi, ponendo particolare attenzione ai processi di elaborazione e circolazione dei saperi di genere e alla loro traduzione in diritti e politiche […] Gli ostacoli incontrati da ricercatori, e soprattutto dalle ricercatrici, in particolare all’inizio della propria carriera, sono l’esito di dinamiche che agiscono nel più ampio contesto sociale, tuttora caratterizzato dalla presenza di rilevanti disuguaglianze di genere. Nonostante i progressivi cambiamenti nella partecipazione delle donne al mercato del lavoro e più in generale alla sfera pubblica, persistono varie forme di segregazione di genere, di tipo verticale,orizzontale, legate ai differenziali salariali e/o alle tipologie contrattuali di impiego. In questo senso, il mondo accademico rappresenta un osservatorio privilegiato per studiare le relazioni tra le disuguaglianze di genere nei percorsi professionali e nei contesti organizzativi e le diverse modalità di costruzione della conoscenza. Il dibattito su questi processi, che si interroga sia sulle condizioni di lavoro di ricercatori e ricercatrici, sia sul tipo di saperi che vengono prodotti all’interno delle organizzazioni di ricerca, ha coniato l’efficace termine "McUniversity", a sottolineare come l'Università sia caratterizzata da ritmi sempre più pressanti, posizioni di lavoro sempre più precarie e dalla produzione “in serie” di ricerche, pubblicazioni e titoli di studio. Lo spreco di competenze nel mondo accademico, causato dalla vulnerabilità delle carriere scientifiche e dalla persistenza di stereotipi di genere, ha infatti delle conseguenze dirette anche sulla qualità della ricerca e sulle attività di insegnamento. Ciò significa che l’integrazione del genere nei corsi di studio, a tutti i livelli e in tutti i settori disciplinari, non può essere disgiunta dall’affermazione di una cultura di genere all’interno delle università che garantisca a uomini e donne le stesse possibilità di realizzazione e di sviluppo professionale. La mancanza di partecipazione delle donne nei processi decisionali e ai livelli più alti della gerarchia accademica e della ricerca, viceversa, non è che lo specchio della scarsa importanza attribuita alla prospettiva di genere nel mondo accademico. Le asimmetrie di genere tuttora esistenti nei diversi contesti di produzione di conoscenza – l'accademia così come altri ambiti di ricerca e di elaborazione – si fondano dunque sull’esistenza di stereotipi di genere, di pratiche e modelli culturali che tendono a definire e riprodurre opportunità e destini differenziati e non paritetici per donne e uomini. Tali asimmetrie sono d’altra parte consolidate dal presupposto epistemico che la scienza, così come la stessa conoscenza, sia transculturale, universale e neutra rispetto alle differenze di genere. In tal senso,si apre una sfida per chi intende operare in una prospettiva di equità e pari opportunità, non solo riguardo al raggiungimento di una maggiore presenza delle donne nei percorsi professionali e nei processi decisionali, ma anche in merito alla messa in discussione critica del processo stesso di costruzione della scienza e della conoscenza. Partendo da tali considerazioni, il convegno “Saperi di genere” non ha limitato la discussione e l’analisi al solo contesto accademico, ma ha affrontato le relazioni tra saperi di genere, scienza e conoscenza in altri rilevanti ambiti sociali, quali quello della formazione e dell’educazione, del mondo del lavoro, dei diritti e delle politiche, e dei movimenti sociali. I contributi presentati si collocano entro una pluralità di ambiti empirici, prospettive teoriche e impostazioni metodologiche, in linea con l’impostazione interdisciplinare e intersezionale che caratterizza il Centro Studi interdisciplinari di Genere dell’Università di Trento. […]

Il volume, edito dall'Università di Trento, è disponibile in formato elettronico.
prima parte pp. 3 - 435   -  seconda parte  pp. 436 - 878