Villa Salviati a Firenze, sede degli Archivi storici dell’Unione Europea. Foto Archivio Università di Trento.

Formazione

Globalising Europe

Un approccio diverso allo studio dell’integrazione europea proposto in un corso di storia contemporanea dell’Ateneo

18 marzo 2019
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di Berit Jonina Weingart
Studentessa del corso di laurea magistrale in Filologia e critica letteraria e del programma di Doppia Laurea, Università di Trento e Technische Universität Dresden.

La storia dell’integrazione europea, per lungo tempo ricostruita in prospettiva istituzionale e rimasta marginale nella storiografia del Novecento, vede aprirsi nuove prospettive di ricerca, più interdisciplinari, trasnazionali e meno eurocentriche. In questo filone di indagine si indirizza anche “Globalising Europe. The History of the EEC/EU from a global Perspective” , il corso di Storia contemporanea tenuto all’Università di Trento dalla professoressa Sara Lorenzini nell’ambito della cattedra Jean Monnet 2018-21, che ha permesso di osservare l’integrazione europea da una prospettiva più ampia,  partendo da un contesto globale e internazionale. Fondato su una didattica partecipativa, inusuale nelle università italiane, il corso della cattedra Jean Monnet ha spaziato dai temi classici relativi alla prima comunità europea, come gli ideali dei padri fondatori, alle questioni più complesse e dibattute tra gli storici, riguardanti le relazioni economiche e le politiche internazionali. La professoressa Lorenzini ha affiancato alle classiche lezioni frontali ampi momenti di discussione sul significato degli avvenimenti storici e sul dibattito storiografico, fornendo agli studenti una consistente bibliografia di riferimento.

Ma l’aspetto più innovativo di questa cattedra Jean Monnet  riguarda l’approccio alle fonti storiche. Gli studenti hanno avuto il compito di sviluppare, scrivere e presentare un lavoro di ricerca d’archivio, orientandosi verso la scrittura accademica inglese. Il percorso didattico non si è concluso in classe, ma è proseguito con due giorni di ricerca a Firenze, negli Archivi Storici dell’Unione Europea. Con il  supporto degli archivisti, gli studenti hanno toccato con mano i documenti che conservano la memoria del processo di integrazione europea: fonti diplomatiche, note interne, comunicati stampa, rapporti, articoli e documenti di lavoro. Alcuni studenti hanno analizzato le posizioni europee in materia di diritti umani, democratizzazione e integrazione, ad esempio nel caso dei regimi in Spagna, Portogallo e Grecia. Altri studenti, invece, si sono dedicati all’analisi delle convenzioni di Lomé, strumento chiave del partenariato fra Comunità Europea e Paesi ACP (Africa, Caraibi, Pacifico), uno degli esempi più importanti dell’azione europea nell’ambito delle relazioni internazionali.

La struttura particolare dell’archivio permette di analizzare le fonti nel loro contesto. L’approccio di archiviazione segue, infatti, la loro provenienza. L’ordine dei documenti all’interno dell’archivio – ha spiegato il direttore Dieter Schlenker nel corso di una lezione metodologica – non sempre è cronologico perchè è legato alle istituzioni, alle sezioni o alle collezioni. Anche testimonianze personali e private, scritte e orali, fanno parte dell’archivio. Il database digitale, in cui sono inclusi circa 15.000 documenti, ha permesso a tutti gli studenti di accedere ai materiali necessari per la loro ricerca.

Il corso si è concluso con la discussione dei risultati della ricerca d’archivio: gli studenti hanno preso parte a due giornate di tavola rotonda in cui hanno esposto e discusso le proprie ricerche con la classe e con i docenti (professoressa Sara Lorenzini, dottor Umberto Tulli e dottor Gabriele D’Ottavio).

Le lezioni, la pratica negli archivi, la ricerca personale e la discussione fra studenti ed esperti hanno trasmesso, seguendo un approccio globale, una conoscenza profonda della storia della Comunità Europea. Il corso ha portato alla luce le interconnessioni di un progetto politico che da sempre sembra oscillare fra ideali e difficoltà di realizzazione, proponendo una lettura storiografica degli anni Settanta, tradizionalmente visti come un periodo di stagnazione politica, che li riconsideri come un periodo costitutivo nella storia dell’integrazione europea. Le azioni della Comunità alla luce della crisi energetica, delle difficoltà nelle relazioni transatlantiche, dei problemi legati alla decolonizzazione e nei confronti dei regimi all’interno e all’esterno dell’Europa hanno mostrato come anche i momenti di crisi possano fungere da motore di cooperazione.

Alcune delle ricerche prodotte dagli studenti del corso saranno discusse il 26 marzo 2019 durante una giornata di studi dedicata alla memoria di Antonio Megalizzi, organizzata dalla Scuola di Studi Internazionali: “A day for Europe. In memory of Antonio Megalizzi”.