Immagine tratta dalla copertina del libro

In libreria

L'ACQUA. Mari, laghi e fiumi.

a cura di Francesco Morandi e Umberto Izzo

20 ottobre 2015
Versione stampabile

Con la pubblicazione nei mesi scorsi del terzo e ultimo volume (curato da Umberto Izzo e Francesco Morandi) dedicato agli sport dell’acqua (mare, laghi e fiumi) è stato ultimato il “Trattato sulla responsabilità civile e penale degli sport del turismo” avviato con la direzione scientifica degli stessi Izzo e Morandi e di Gabriele Fornasari (ordinario di Diritto penale dell’Università di Trento), e Leonardo Lenti (ordinario di Diritto privato dell’Università di Torino). 
In quasi 1900 pagine complessive, articolate in tre volumi (uscito nel 2013 “Sport della montagna” e nel 2014 “Sport dell’aria”), l’opera si è proposta di mettere in luce, in chiave interdisciplinare, il nesso che lega lo sport al turismo, in una trattazione attenta a evidenziare l’impatto che le regole giuridiche hanno sul comparto turistico in tutti i luoghi in cui lo sport funge da attrattore per quanti associano le proprie vacanze alla pratica sportiva. L’opera raccoglie contributi di quasi 40 studiosi operanti presso varie università italiane e offre un esaustivo strumento di riflessione e analisi, rivolto agli operatori del diritto tradizionali, ma anche ai soggetti che in varie vesti (economiche, professionali e istituzionali) animano il comparto, che permette di approfondire ogni aspetto di regolamentazione amministrativa e di responsabilità civile e penale legato all’organizzazione e all’esercizio di una folta schiera di attività sportive, divenute nel tempo sempre più importanti per alimentare la domanda di turismo nel nostro paese. 

Pubblichiamo qui l’introduzione all’ultimo volume.

Francesco Morandi – Professore ordinario di Diritto dei trasporti e del turismo presso il Dipartimento di Scienze Economiche e Aziendali dell’Università di Sassari. È responsabile scientifico e coordinatore di ricerche in materia di diritto della navigazione, dei trasporti e del turismo. È autore di oltre centocinquanta pubblicazioni scientifiche in materia giuridica.

Umberto Izzo – Professore associato di Diritto privato nella Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Trento, dove insegna Diritto civile, Diritto alimentare comparato, Diritto degli sport della montagna. È autore o curatore di numerose pubblicazioni. Ha ideato il sito www.dirittodeglisportdelturismo.it, di cui è responsabile scientifico.

Introduzione
"L'ACQUA. Mari, laghi e fiumi. Terzo e ultimo volume del Trattato sulla responsabilità civile e penale degli sport del turismo."

Gli sport del turismo dell’acqua esprimono in maniera compiuta il modo in cui la libertà della persona può esplicarsi attraverso l’esercizio di attività ricreative. L’estrema varietà tipologica delle pratiche sportive e la complessità delle forme con le quali esse sono esercitate nell’esperienza quotidiana rendono la dimensione turistica degli sport acquatici un banco di prova decisivo per testare l’efficacia delle regole di sicurezza e la tenuta dei principi della responsabilità civile e penale nell’ambito degli sport del turismo. Allo stesso tempo, esse testimoniano in maniera emblematica la straordinaria rilevanza che l’attività sportiva collegata all’esperienza turistica ha concretamente assunto, specie negli ultimi vent’anni, per lo sviluppo sostenibile di un Paese come il nostro, affacciato su quasi 7400 km di coste marine (di cui 5000 balneabili) con quasi 5000 siti di balneazione 1, nel quale insistono circa 500 laghi aventi una superficie maggiore di 0,2 Km2, e scorrono 1200 fra fiumi e altri corsi d’acqua.
“Il turismo e lo sport sono due settori che avranno in futuro un ruolo sempre più importante per il benessere economico e sociale europeo. Il loro ruolo chiave è unanimemente riconosciuto a livello mondiale”. È questa l’affermazione di principio (§ 1.1) che costituisce il fulcro del parere del Comitato Economico e Sociale Europeo (CESE) sul tema “Turismo e sport: le sfide future per l’Europa”, adottato il 15 dicembre del 2004. Sotto questo profilo, turismo e sport attivano una serie di relazioni articolate e multiform, che determinano un impatto diretto negli ambiti sociale, economico e ambientale (§ 6.1). Si configurano come laboratori per lo sviluppo, lo scambio e la condivisione di valori positivi, ispirati al rispetto per gli altri e orientati alla conoscenza comune, alla tolleranza e all’accoglienza reciproca. In quanto settori naturalmente portati a svolgere tale missione, il loro ruolo assume particolare rilievo nel contesto di una società sempre più dinamica, connotata da profonde trasformazioni socio-culturali, geopolitiche e tecnologiche.

Gli sport dell’acqua – che si svolgano in ambito marino o costiero, oppure in acque vive o ferme, con l’uso di attrezzi o semplicemente sfruttando gli elementi naturali o la forza del vento – rappresentano da sempre una componente fondamentale dell’offerta turistica, in grado di muovere grandi flussi di persone interessate a condividere la stessa passione o la medesima esperienza. Avvantaggiandosi dei servizi turistici e delle infrastrutture presenti nelle destinazioni di viaggio, la crescente ricerca di occasioni per praticare lo sport o partecipare ad eventi sportivi ha propiziato l’offerta di nuove forme di turismo, che associano alla tradizionale vacanza la possibilità di mantenersi attivi o di assistere a manifestazioni collegate allo sport. In effetti, il turismo offre oggi un ventaglio di opportunità di svago e di attrazioni sportive sempre più ampio e completo, in grado di intercettare nuovi segmenti di domanda. La presenza sul mercato di prodotti innovativi, a forte vocazione sportiva, è quindi pienamente in linea con il cambiamento degli stili di vita e con l’evoluzione di una società sempre più attenta al benessere psicofisico della persona. In questo senso, la possibilità di praticare gli sport del turismo dell’acqua rappresenta da sempre un punto di forza dell’offerta turistica nazionale, saldamente legata al turismo marino-balneare e al turismo che si svolge sui laghi e sui corsi d’acqua. Come è noto, seguendo i dati ufficiali relativi alla ricettività, il turismo legato al mare costituisce il settore quantitativamente più rilevante nel sistema nazionale di offerta. L’industria balneare, tuttavia, si presenta ormai come un comparto fortemente datato e maturo, caratterizzato da un’elevata frammentazione e da una progressiva perdita di competitività sui mercati internazionali.

Considerato un settore di nicchia sino a qualche anno fa, il turismo sportivo costituisce dunque un’opportunità concreta per restituire attrattività all’offerta e per intercettare segmenti di mercato sempre più interessanti. Tra le attività maggiormente richieste e praticate dai viaggiatori italiani e internazionali, infatti, si trovano anzitutto gli sport acquatici (vela, nuoto, immersioni, surf), seguiti dagli sport invernali e dalle altre attività sportive all’aria aperta. È interessante osservare anche come, tra le motivazioni di viaggio, assumano particolare importanza le attività che consentono al turista non solo di praticare sport, ma anche di avere un contatto diretto con la natura o di vivere esperienze forti (come accade per le immersioni, la vela e il surf). Il turismo attivo è quindi in grado di completare l’offerta turistica del territorio e assecondare processi virtuosi di sviluppo locale attenti alla salvaguardia ambientale e alla tutela del paesaggio, offrendo occasioni preziose per la riqualificazione dei luoghi di visita e per ripensare le vocazioni proprie del territorio. Strumento importante per la destagionalizzazione dell’offerta turistica, marino-balneare in particolare, la trasversalità del fattore sportivo emerge in tutta la sua rilevanza se considerano le attività praticate durante la vacanza. Secondo l’Osservatorio Nazionale del Turismo, anche laddove lo sport non sia stato il principale motivo di viaggio, il suo esercizio si associa ad altri macro prodotti come elemento di attrazione, confermando il forte legame che unisce benessere e sport.

L’attività sportiva, specie quella riferita agli sport del turismo dell’acqua, viene spesso svolta in forma assai più ampia di quanto programmato al momento della pianificazione del viaggio. In altri termini, la percentuale di turisti che esercita una pratica sportiva una volta raggiunta la località di vacanza è assai più elevata rispetto a quella dei viaggiatori che ne avevano manifestato l’esigenza in fase di scelta della destinazione. Se sembra ancora la montagna il luogo ideale dove esercitare l’attività sportiva, tuttavia,una volta raggiunta la destinazione balneare una parte rilevante dei turisti si dedica difatto alla pratica dello sport. Si tratta di un dato importante, che testimonia la presenza nel mercato di una domanda riferita al turismo attivo in larga misura ancora inespressa. Le potenzialità del turismo sportivo emergono ancora una volta in tutta la loro evidenza e rappresentano un’opportunità concreta per restituire competitività alle imprese e accrescere l’attrattività delle destinazioni nazionali. Come si accennava, le molte attività sportive che si svolgono in relazione all’acqua presentano una grande varietà di forme e assumono talora connotati di notevole complessità, ai quali si accompagna una altrettanto articolata disciplina giuridica. Da una parte, le condizioni per lo svolgimento della pratica sportiva trovano spesso il loro necessario presupposto nell’esercizio dei pubblici poteri, correlato alla presenza di interessi generali meritevoli di specifica regolazione, ai quali è dedicata la prima parte del volume. I vincoli derivanti dalla disciplina pubblicistica e l’attuale situazione di incertezza normativa, tuttavia, costituiscono un fattore determinante nella perdita di competitività del sistema. Secondo la classifica dei Paesi che hanno maggiore capacità di attrarre investimenti turistici e di competere sui mercati internazionali, elaborata dal World Economic Forum e pubblicata nel “The Travel and Tourism Competitiveness Report 2013”, l’Italia si colloca al 26° posto nella graduatoria mondiale. Rispetto ai 140 Stati presi in considerazione, i primi cinque posti sono occupati, nell’ordine, da Svizzera, Germania, Austria, Spagna e Regno Unito, mentre il nostro Paese si colloca soltanto al 17° posto tra gli Stati europei. È emblematico che gli indicatori più negativi si riferiscano all’ambito “Policy rules and regulations”, rispetto al quale l’Italia si colloca al 100° posto, a causa del basso ranking ottenuto tenendo presente tre sottoindicatori: la presenza di imprese straniere nel territorio nazionale (112° posto), l’esistenza di regole che incoraggiano l’investimento diretto estero (118° posto) e la facilità delle imprese ad ottenere informazioni circa i cambiamenti delle politiche del governo e i cambiamenti nelle regolamentazioni (indicatore di “Transparency”, 119° posto). In questo contesto, per molti aspetti, il regime amministrativo del demanio marittimo a finalità turistico-ricreativa e i profili di governance multilivello, riferiti agli ambiti in cui si esplicano gli sport acquatici che interagiscono con il sistema del turismo, non fanno certo eccezione rispetto alla situazione generale. Dall’altra parte, la dimensione turistica degli sport dell’acqua e la molteplicità delle forme che le diverse attività sportive in concreto assumono, rendono davvero complesso il tentativo di ricostruire il sistema delle regole di sicurezza e di responsabilità, civile e penale, che interessano una così ampia gamma di comportamenti e di relazioni tra soggetti diversi. Si conferma, così, come gli sport del turismo dell’acqua, nonostante siano ampiamente praticati e diffusi e possano vantare una nobile e lunga tradizione, abbiano ancora un grande potenziale inespresso, rispetto al quale i profili giuridici rivestono un’importanza assai significativa. In coerenza con l’importazione seguita nei precedenti volumi di questo Trattato, l’opera si articola in due parti. La prima analizza gli assetti istituzionali, gli elementi di diritto regionale e gli istituti giuspubblicistici che fanno da sfondo all’esercizio dello sport su mari, laghi e fiumi; la seconda esamina in dettaglio le regole di sicurezza, unitamente agli aspetti di responsabilità civile e penale, che vengono in rilievo nello svolgimento delle singole discipline sportive aventi quale comune denominatore il rapporto fra chi le pratica e l’acqua.

La parte I si apre con l’inquadramento delle categorie di sport acquatici e dei loro luoghi di esercizio operato da Assunta NOCERINO GRISOTTI, che sottopone a verifica le competenze dominicali insistenti su tali luoghi e offre una prima visione d’insieme sulle regole in tema di associazioni sportive e di esercizio degli sport acquatici. Dopo aver illustrato l’importante ruolo che il coordinamento Stato-Regioni assume nella regolazione multilivello che oggi interessa gli sport dell’acqua in misura crescente, Luisa NICOTERA verifica analiticamente in che modo il diritto regionale impatta la materia, con effetti che possono essere colti anche nella prospettiva del c.d. diritto privato regionale nella misura in cui tale produzione legislativa appare suscettibile di condizionare i rapporti privatistici disciplinati dall’ordinamento statale. Lo stesso fenomeno è analizzato nella visuale del diritto penale da Gabriele FORNASARI, esaminando i profili sanzionatori applicabili alla pratica degli sport dell’acqua in ragione delle varie discipline regionali. I porti turistici, quali infrastrutture essenziali alla pratica degli sport nautici, sono oggetto di approfondita analisi nelle pagine di Alessio CLARONI, che non manca estendere l’analisi anche ai problemi posti dalle strutture di ormeggio. Il demanio e i rapporti di concessione attraverso i quali il carattere pubblico delle coste marine e dei laghi e fiumi si predispone all’uso sportivo da parte dei privati sono attentamente esaminati da Claudio ANGELONI (demanio marittimo) e Vincenzo SATTA (demanio lacustre e fluviale). I lidi, quali luoghi elettivi di molte attività sportive legate al contatto con l’acqua, sono esplorati da Nunzia LIBERATOSCIOLI, dedicando particolare cura ai delicati problemi posti dall’adeguamento del regime concessorio praticato in Italia alle regole europee. La parte II del volume si apre con un approfondito inquadramento dedicato alle forze di polizia (Filippo BISANTI), alle istituzioni e ai soggetti (Stefania ROSSI) cui l’ordinamento affida il compito di garantire la sicurezza nei luoghi e nello svolgimento delle attività che fanno da sfondo o sono propedeutiche all’esercizio degli sport dell’acqua. Gianfranco DE BERTOLINI e Stefania ROSSI lumeggiano nel secondo capitolo i lineamenti generali e le categorie degli istituti civilistici e penalistici che concorrono a definire l’accertamento della responsabilità connesse all’insegnamento degli sport acquatici. Con il terzo capitolo, la trattazione dell’opera entra nella dimensione analitica segnata dalla necessità di integrare i principi e le regole della responsabilità civile e penale con le regole specifiche che presiedono all’esercizio dei singoli sport. Dedicato al diporto nautico, il terzo capitolo esamina partitamente i contratti di utilizzazione delle unità da diporto e le responsabilità conseguenti a detta utilizzazione (Alessio CLARONI), soffermandosi analiticamente sulla fattispecie dell’urto fra unità (Marco BADAGLIACCA), sulla responsabilità del diportista nei confronti del “terzo”, con le delicate questioni interpretative che questa nozione richiede di appianare (Alessio CLARONI), sui problemi suscitati dalla necessità di inquadrare la posizione del diportista nell’ambito delle categorie concorrenti della responsabilità contrattuale ed extracontrattuale (Nicola ROMANA), e sul ruolo che i formulari contrattuali relativi alla costruzione e alla fruizione delle unità a diporto possono giocare nell’accertamento della responsabilità e nell’operare dell’assicurazione riferita ai danni occasionati dal diporto (Alessandra CORRADO). Il capitolo si chiude con una puntuale disamina degli aspetti di responsabilità penale legati al diporto nautico (Stefania ROSSI). Il quarto capitolo è dedicato agli sport motoristici dell’acqua. Maria Isabella Angela PISANU svolge un’analisi approfondita, esaminando le ipotesi di responsabilità civile legate all’esercizio di tutte le specialità sportive della motonautica sia in un contesto di pratica amatoriale che in gara, considerando le peculiarità dell’insegnamento di queste discipline, mentre Anna Liberata Melania SIA mette a fuoco lo sci d’acqua, pratica sportiva legata alla propulsione a motore, che richiede particolari accorgimenti per essere condotta in sicurezza, in gara come nella pratica non agonistica e nell’insegnamento. Il capitolo si chiude con l’esame che Stefania ROSSI dedica ai profili penalistici degli sport d’acqua motoristici. Il quinto capitolo considera gli sport velistici. I profili generali della navigazione a vela e l’articolato contesto organizzativo nel quale l’attività velica si sviluppa, circondando di regole tecniche assai dettagliate lo svolgimento di regate e il diporto velico sono accuratamente  trattate da Laura TROVÒ, che passa poi ad approfondire i numerosi profili di responsabilità civile legati alla vela in una disamina analitica dei requisiti per la navigazione a vela, degli ambiti di responsabilità civile connessi alla posizione di tutti i soggetti coinvolti, nel diporto come durante l’organizzazione di manifestazioni sportive e nell’insegnamento nell’ambito della FIV, senza omettere di considerare i connessi profili assicurativi. Le specifiche regole in tema di diporto velico sportivo e la responsabilità civile durante le regate veliche sono invece lumeggiati da Stefania BEVILACQUA, mentre Stefania ROSSI completa la trattazione con un’approfondita disamina dei profili di responsabilità penale discendente dalla pratica degli sport velici. Due specialità sportive largamente diffuse, che con tecniche differenti si avvalgono anch’esse del vento e della vela per consentire di vivere un’esperienza sportiva muovendosi sugli specchi d’acqua, sono oggetto dell’attenta analisi che Rossana DUCATO e Stefania ROSSI dedicano rispettivamente alla responsabilità civile e penale nella pratica sportiva e agonistica del windsurf e del kitesurf. Gli sport che sfruttano il moto naturale dei corsi d’acqua sono al centro dell’indagine che Mariafrancesca COCUCCIO e Stefania ROSSI svolgono rispettivamente sulla responsabilità civile e penale discendente dalla pratica della canoa, del kayak e del rafting. Nel capitolo dedicato al divertimento in acqua Maria Assunta CAPPELLI e Stefania ROSSI analizzano in dettaglio rispettivamente i profili di responsabilità civile e penale riguardanti una serie di attività ludico-sportive (fra cui il nuoto) spesso parte integrante dell’offerta di servizi turistici alberghieri, che sono accomunate dal fatto  i svolgersi in strutture artificiali come piscine e parchi acquatici, ovvero di svolgersi in specchi d’acqua naturali, con l’impiego di particolari attrezzature che rendono possibile fruire dell’acqua divertendosi. Nel nono capitolo Sergio DI PAOLA e Stefania ROSSI “si immergono” nei profili di regolamentazione e di responsabilità civile e penale dell’attività ove più profondamente si realizza il contatto fra lo sportivo e l’acqua, propiziando flussi turistici di rilievo in località costiere particolarmente vocate alla pratica. Ne segue un’analisi assai completa di ogni profilo giuridico legato all’attività subacquea, che considera l’uso delle attrezzature, i rapporti fra i sub nelle varie fasi dell’immersione, i profili dell’insegnamento di questa specialità alla luce del particolare coefficiente di rischio associato a un’attività che l’uomo svolge in un elemento che non gli appartiene. Il capitolo successivo è dedicato da Nunzia LIBERATOSCIOLI all’analisi dei profili di regolamentazione e responsabilità ciiile connessi all’esercizio degli stabilimenti balneari, ed è completato dall’analisi penalistica svolta da Stefania ROSSI. L’undicesimo capitolo esamina gli aspetti di regolamentazione e di responsabilità civile e penale connessi alla dimensione turistico-sportiva acquisita dalla pratica della pesca: Nicolò CARNIMEO analizza a fondo la disciplina e i profili di responsabilità civile della pesca sportiva; Valentina PRUDENTE e Mariaenza LA TORRE ricostruiscono le regole in tema di pescaturismo e i connessi profili di responsabilità civile; Stefania ROSSI esplora gli aspetti penalistici rilevanti. Nel dodicesimo capitolo Gianfranco DE BERTOLINI mette a fuoco il fenomeno delle associazioni sportive dilettantistiche con riferimento agli sport dell’acqua per trarre indicazioni utili a valutare la responsabilità civile che può ricadere sui dirigenti di tali enti in ragione dello svolgimento di attività associative, con riferimento a molteplici plessi di regole dettate per garantire la sicurezza degli associati e di terzi, così come in considerazione delle iniziative che le associazioni promuovono nel campo dell’istruzione sportiva e dell’organizzazione di gare e manifestazioni agonistiche. Gli ultimi due capitoli completano la trattazione dei temi trattati dall’opera in una prospettiva lato sensu rimediale. In particolare il tredicesimo capitolo è dedicato da Anna MASUTTI e Adelina CARPINETA all’analisi della specificità dei danni che possono essere oggetto di risarcimento nelle numerose ipotesi di responsabilità civile lumeggiate nell’opera, con riferimento alle particolari qualifiche soggettive possedute dai danneggiati, siano essi sportivi, atleti, associazioni, società ed enti sportivi o spettatori di manifestazioni sportive, mentre nel capitolo conclusivo Mauro CARRETTA inquadra in modo sistematico e puntuale in che modo l’operare dell’assicurazione, fra forme assicurative obbligatorie e assicurazione infortuni, può contribuire ad ottimizzare la gestione del rischio legato alla pratica degli sport dell’acqua.

Dopo aver curato il più voluminoso e complesso dei tre volumi di cui si compone il Trattato sulla responsabilità civile e penale degli sport del turismo rinnoviamo il nostro grazie alla dott.ssa Maria Isabella Pisanu, che anche in quest’occasione con impareggiabile competenza e dedizione ha collaborato all’editing finale dell’opera. La nostra riconoscenza va anche a tutti gli Autori che con la qualità dei propri contributi (in questo come nei precedenti volume del Trattato) hanno permesso di realizzare un’opera che ci auspichiamo possa rivelare la sua utilità nel tempo, offrendo una base di conoscenza giuridica suscettibile di contribuire a sviluppare e migliorare il sodalizio che sport e turismo mostrano di aver intrecciato nella società contemporanea. Un grazie sentito va infine alla dott.ssa Maria Actis, alla dott.ssa Ludovica Giura e al dott. Marco Regruto per il supporto garantitoci nel portare a termine il terzo e ultimo capitolo di questo progetto editoriale.


Link agli indici: Montagna; Aria; Acqua.
Link alle introduzioni di ciascun volume: Montagna; Aria; Acqua.


Per gentile concessione di Giappichelli editore.