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Chi si prende cura di chi cura?

La studiosa e scrittrice Luigina Mortari dialoga con il giornalista Massimo Cirri, conduttore di Caterpillar

17 dicembre 2019
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Paola Nicoletta Scarpa
Monica Broch
di Paola Nicoletta Scarpa e Monica Broch
Tutor di tirocinio del corso di laurea in Educazione professionale dell’Università di Ferrara, sede di Rovereto presso UniTrento.

“C’è un intreccio prezioso tra relazione ed educazione e queste, a loro volta, sono strettamente connesse alla cura […] La cura risponde a un bisogno essenziale: il bisogno di trovare qualcuno che ci aiuti a divenire quello che possiamo divenire.” (Luigina Mortari)

Nelle relazioni di cura, di quali attenzioni ha bisogno la persona che cura, ossia il professionista o la professionista della cura, e quali attenzioni devono avere le organizzazioni per preservare questo capitale umano?
Ne ha parlato Luigina Mortari nell’incontro “Chi si prende cura di chi cura?” in una conversazione con il giornalista Massimo Cirri.

Mortari ha proposto di pensare alla cura prendendo ispirazione dalla mitologia greca: il viaggio nel mondo della cura comincia dal mito di Crono, il Dio greco che si prende cura degli umani. Quando finisce il suo lavoro e si ritira, gli esseri umani si ritrovano privati dalla cura divina, abbandonati a loro stessi e nella condizione di dover avere cura di sé da soli.
Fin da quando veniamo al mondo dobbiamo prenderci carico del compito stesso dell’esistenza ossia della cura, di noi e degli altri: l’esistenza è cura.
Mortari richiama il fatto che i greci utilizzavano tre parole diverse per descrivere “cura”: merimna, cura come preoccupazione di conservare la vita; therapeia, cura delle ferite, sia nel corpo che nell’anima; epimeleia, per indicare la cura che si prende la responsabilità dell’esistenza per farla fiorire. Quest’ultima coincide con l’educazione. 
Prendersi cura degli altri vuol dire fare i conti non solo con la responsabilità dell’esistenza propria, ma anche di quella degli altri. E da qui alcune riflessioni che coinvolgono le professioni di cura.

Essere fragili con i fragili. La conversazione si è sviluppata intorno ai professionisti e alle professioniste della cura che sono a contatto con la fragilità dell’altro ma, nello stesso tempo, sono a loro volta esseri fragili, poiché la fragilità ha a che fare ed è parte integrante della vita stessa. 
Nasciamo come esseri bisognosi di cure e, nel corso della vita, abbiamo continuamente bisogno dell’altro per crescere, imparare, evolvere, amare, dare un senso alla nostra esistenza. Con questa consapevolezza, è importante che chi fa un lavoro così prezioso e delicato come quello svolto dalle professioni di aiuto, non sottovaluti la cura di sé.
Lavorare in costante contatto con la sofferenza, l’emarginazione, le difficoltà degli altri richiede un’energia particolare se tutto questo non trova un “luogo” in cui essere depositato o condiviso, si stratifica giorno dopo giorno e diventa difficile da sostenere da soli: ci sono studi che mettono in evidenza quanto sia aumentato l’uso di psicofarmaci fra i professionisti sanitari. 

Quali attenzioni devono avere le organizzazioni e i sistemi di cura per preservare questo capitale umano, relazionale che opera dentro ai servizi, nelle comunità o presso i domicili, al fianco delle persone bisognose di sostengo e di cura? 
Demandare completamente il benessere o il malessere ad aspetti puramente tecnico-organizzativi non è sufficiente e rischia di essere fuorviante. Bisogna avere attenzione riservare del tempo alla cura degli operatori nei luoghi di lavoro, per evitare che i servizi si trasformino in aziende prestazionistiche che monetizzano tutto. 

La prima attenzione e, per certi versi, anche la più facile da attuare, è quella di dare spazio all’ascolto. Nella dimensione della cura sappiamo quanto sia fondamentale ascoltare l’altro, ma ciò che manca spesso è la consapevolezza che anche chi svolge questa professione ha bisogno di essere ascoltato perché possa sostenere il peso della fragilità dell’altro e del senso di responsabilità che la cura porta con sé. 
Oltre all’ascolto, ha molta rilevanza poter condividere e discutere delle situazioni complesse per trovare insieme soluzioni alternative, per non sentirsi soli in alcune scelte difficili.

È importante, inoltre, che l’operatore sia inserito in un circuito di comunicazione e informazione perché “Il tempo dedicato all'informazione, alla comunicazione e alla relazione è tempo di cura.” Infine, la responsabilità individuale del singolo professionista: non si può prescindere dall’aver cura di sé per poter aiutare gli altri.
Se la nostra mente e il nostro cuore è ingombro di noi stessi, dei nostri pensieri, pregiudizi, valori, significati, non c’è spazio per l’altro, non c’è la possibilità di un vero ascolto, e saremo piuttosto portati a proiettare i nostri pensieri, non esercitando il rispetto sufficiente per lasciare modo all’altro di parlare partendo da sé.
L’abilità di chi è in una relazione di aiuto, è di rendere meno attivo il proprio “essere” per non correre il rischio di “colonizzare” l’altro. 

Lo scorso 20 novembre il Dipartimento di Psicologia e Scienze cognitive dell’Università di Trento ha ospitato Luigina Mortari, professoressa ordinaria di pedagogia generale e sociale dell’Università di Verona, filosofa e scrittrice, che ha dialogato con Massimo Cirri, psicologo e conduttore radiofonico della trasmissione Rai Radio 2 “Caterpillar”. L’evento “Chi si prende cura di chi cura?” è stato promosso dal corso di laurea in Educazione professionale dell’Università di Ferrara sede di Rovereto nell’ambito delle attività di tirocinio. 
Un evento molto partecipato che ha coinvolto studenti e studentesse, docenti, dirigenti, coordinatori e coordinatrici, supervisori degli enti sedi di tirocinio, educatori professionali, operatori sociali e sanitari.
L’incontro è stato introdotto dai professori dell’Università di Trento Remo Job, Silvia Nicoletta Fargion e Paola Venuti e dalla presidente dell’Associazione Nazionale Educatori Professionali (ANEP) del Trentino-Alto Adige Anna Giacomuzzi.
Comitato scientifico: Remo Job, Stefano Bertoldi, Monica Broch, Diego Giacometti, Paola Nicoletta Scarpa, Diego Valentini.