Alessandra Campestrini all’inaugurazione della mostra.

Storie

Il Teatro Sociale in due secoli di storia

A Torre Mirana una mostra curata da Alessandra Campestrini, una giovane laureata UniTrento

30 gennaio 2020
Versione stampabile
di Marinella Daidone
Lavora presso l’Ufficio Web, social media e produzione video dell’Università di Trento.

Il Teatro Sociale di Trento ha da poco festeggiato i duecento anni dalla sua fondazione. Tra i diversi eventi promossi per celebrare questa ricorrenza c’è anche l’allestimento di una mostra promossa dal Comune di Trento e dalla Biblioteca Comunale e curata da Alessandra Campestrini, una giovane laureata UniTrento. La mostra, a ingresso libero, rimarrà aperta al pubblico fino al 2 febbraio. Ad Alessandra abbiamo rivolto alcune domande.

Alessandra, che cosa racconta al visitatore la mostra “Il Teatro Sociale in due secoli di storia”?

La mostra si propone di indagare l’interessante e poco conosciuta storia del Teatro Sociale di Trento, con una particolare attenzione per la varietà di spettacoli andati in scena in duecento anni di attività. Per fare ciò la mostra ospita una selezione di manifesti e locandine del XIX e XX secolo, riproduzioni di costumi di scena e i bozzetti preparatori realizzati da Alcide Davide Campestrini nel 1920 per la decorazione del soffitto del teatro.

Tra i materiali esposti si possono ammirare la locandina e i libretti del primo spettacolo del Teatro, che venne inaugurato con la Cenerentola di Rossini nel 1819, i manifesti delle grandi feste da ballo in maschera, che si svolgevano durante il Carnevale e coinvolgevano gran parte della popolazione, insieme a riproduzioni dei costumi per la Madama Butterfly, per la Traviata, il Rigoletto e ai costumi per le feste da ballo mascherato. Tra le numerose locandine il visitatore potrà trovare quella del 1895 dell’opera Cristoforo Colombo diretta dal maestro Arturo Toscanini e quella di uno spettacolo di varietà del 1927 che ha come protagonista Totò. Un video spiega il restauro del 2000 e in particolare l'impostazione della facciata che dà su piazza Cesare Battisti, realizzata dall'architetto Giovanazzi.

Ci puoi parlare del tuo ruolo di curatrice: da quale prospettiva hai affrontato questo lavoro e cosa hai fatto concretamente? 

Durante il tirocinio post laurea che stavo svolgendo presso l'Ufficio Cultura e turismo del Comune di Trento mi è stato chiesto di realizzare una mostra che potesse attirare l'interesse della popolazione locale e dei turisti, da allestire in Sala Thun di Torre Mirana. Mi sono rimboccata le maniche e ho proposto alla dirigenza alcune idee. Quella sul Teatro Sociale in occasione dei duecento anni dall'apertura ha subito riscosso successo.

Da qui è iniziata l'organizzazione vera e propria: dallo studio della storia del teatro, per realizzare una narrazione coerente, puntuale e interessante, sono passata poi all’allestimento della sala (ho scelto il colore delle pareti, il materiale da esporre, la disposizione dei pannelli). Contemporaneamente ho seguito la parte burocratica (aiutata dallo staff dell'ufficio che mi ha indirizzata nelle pratiche) per la realizzazione dei contratti con i vari soggetti interessati, l’ideazione del materiale pubblicitario, fino al montaggio vero e proprio della mostra, dai manichini con i costumi di scena ai libretti ottocenteschi da posizionare in teche coperte. Durante l'apertura della mostra ho tenuto delle visite guidate per i visitatori.

A soli 25 anni hai avuto la possibilità di metterti alla prova. Ci racconti come hai avuto questa opportunità?

Ho vinto un bando di selezione indetto dal Comune di Trento: l'Ufficio Cultura e turismo - Servizio Cultura, Turismo e Politiche giovanili - promuoveva un tirocinio post laurea della durata di sei mesi per la realizzazione di mostre. Ho colto al volo l’opportunità e, una volta selezionata, ho sfruttato la situazione mettendomi in gioco il più possibile: non avevo mai realizzato nulla di simile prima e non sapevo bene come fare, ma nonostante la paura di sbagliare fosse forte, ho preso l'esperienza come una sfida e ho cercato di dare il massimo. 

Il tuo percorso di studi si è svolto in gran parte all’Università di Trento. Ce ne puoi parlare?

Dopo la laurea triennale in Beni culturali a Trento, mia città natale, ho proseguito il percorso iscrivendomi alla magistrale in Arte (un corso interateneo delle università di Trento e Verona). È stata una scelta naturale, dettata dalla mia grande passione per la materia studiata e per la qualità degli insegnamenti e dei professori che l’Ateneo di Trento offre. La realtà piccola permette di creare interazioni tra compagni di corso e professori che in realtà numericamente più grandi sarebbero impensabili, così come la didattica, che permette molto spesso la “messa in pratica” delle nozioni studiate sui libri.

Cosa fai in questo periodo e quali sono le tue speranze per il futuro?

Attualmente sto concludendo il tirocinio all'Ufficio Cultura e ho iniziato a frequentare la Scuola di specializzazione in Beni storico artistici a Padova. Per il futuro, il mio più grande desiderio sarebbe quello di lavorare nel settore storico artistico, magari in un museo o in soprintendenza, occuparmi della ricerca, in particolare della storia dell'arte trentina.