Riccardo Donadon durante la prolusione. Foto di Roberto Bernardinatti, archivio Università di Trento

Eventi

GIOVANI E IMPRESE NELL'ETÀ DIGITALE

Riccardo Donadon, fondatore di H-FARM, ospite d’onore alla 54ma inaugurazione dell’anno accademico dell’Ateneo

28 gennaio 2016
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Daniela Costantini
di Daniela Costantini
Lavora presso la Divisione Comunicazione ed Eventi dell’Università di Trento.

“Studio e lavoro nell’età digitale” è  il tema della prolusione dell’imprenditore Riccardo Donadon alla cerimonia d’inaugurazione del 54° anno accademico dell’Università di Trento. Donadon, pioniere dell’Information Technology italiano, ha fondato H-FARM, il villaggio dell’innovazione digitale. Gli abbiamo rivolto qualche  domanda.

In base alla sua esperienza come imprenditore di successo, quali saranno le innovazioni rilevanti per il 2016?

Se possiamo dire con ragionevole precisione che il 2005 è stato l’anno di Facebook, il 2007 l’anno di Apple, e nel 2009 abbiamo iniziato a parlare di sharing economy, è molto difficile stabilire per l’anno appena iniziato quale sarà il tema che cambierà l’economia, perché saranno molteplici le innovazioni che daranno una svolta al mercato, imponendo la riscrittura di moltissimi modelli di business. Stiamo assistendo all’inizio di un percorso che porterà a una accelerazione innovativa violenta.
Pensiamo all’introduzione di concetti di condivisione di cose e servizi, da cui la nascita di realtà economiche come Airbnb, che ha rivoluzionato la concezione di hôtellerie, o quella di Uber, che ha messo in crisi uno dei modelli tradizionali di trasporto con autista, l’avvento dell’automotive e di auto che si guideranno in autonomia e ci faranno ripensare alla nostra concezione di città, fino a quello dell’IoT (Internet of Things). 
È proprio quest’ultimo uno dei temi che vedremo diventare protagonista nel 2016, insieme a quello dell’augmented reality, tecnologia che può aprire scenari importanti in ambiti pressoché infiniti che vanno dal turismo, alla medicina, fino alla formazione. 

Quali sono suggerimenti si sentirebbe di dare all’università italiana per supportare i giovani ad affrontare questi veloci cambiamenti?

L’Università di Trento è uno tra gli atenei più all’avanguardia, proiettato da tempo su questi temi. In generale, posso dire che questo è il momento in cui i digital native stanno entrando sul mercato, introducendo una diversa attitudine al consumo e nuovi modi di concepire la realtà. Oggi non è più corretto chiederci “quando” succederà, quanto tempo ci vorrà prima che queste tematiche si affermino e si diffondano, perché le stiamo già vivendo, piuttosto dobbiamo chiederci “come” cambieranno gli scenari, in che modo noi dovremo approcciarci (parlo della mia generazione) e come l’università saprà essere competitiva prevedendo le rivoluzioni future e preparando i giovani in modo adeguato.
Gli indicatori sono molto forti, ci dicono che le tecnologie esistenti sono già in grado di sostituire il lavoro umano per il 61% delle mansioni, nuovi lavori sono già nati: in H-FARM, ad esempio, abbiamo 550 ragazzi e pensiamo di arrivare a ospitarne tremila nel giro di tre o quattro anni e molti di loro fanno dei lavori che solo cinque anni fa non esistevano. Il 65% dei bambini che attualmente frequenta la scuola farà in futuro un lavoro che oggi non esiste, per questo a Roncade [sede di H-FARM, ndr] stiamo attuando investimenti sull’education molto forti.

È verosimile pensare a un rilancio dell’economia a breve, in Italia?

Sono ottimista pensando al futuro delle prossime due generazioni, sono le più fortunate in assoluto, perché hanno davanti a loro tante opportunità offerte dal cambiamento di questi anni.
E sono ottimista anche riguardo al ruolo molto forte che sicuramente avrà il nostro Paese su argomenti innovativi quali, ad esempio, l’intelligenza artificiale. Steve Jobs sosteneva che l’innovazione nasce all’incrocio tra la tecnologia e le arti liberali, umanistiche: è lampante quindi come l’Italia potrà essere protagonista dei nuovi scenari che si prospettano e svolgere un ruolo attivo nella trasformazione dei luoghi e degli strumenti di lavoro, dei modelli di business e dell’economia. Occorre fornire un role-model positivo ai giovani, nei confronti dei quali abbiamo una grande responsabilità, oltre a quella di consentire loro di rimanere in Italia, responsabilizzandoli e permettendo loro di affrontare queste nuove professioni. 

Quali sono gli elementi fondamentali perché una startup riesca ad avere successo?

Negli ultimi anni ho potuto assistere alla crescita, da parte dell’industria, della consapevolezza che per crescere e raggiungere i traguardi economici prefissati è necessario cambiare approccio relativamente alle interfacce e agli strumenti digitali (mi riferisco agli open software, al building-blocks approach, alle API’s), aprendosi a nuove tematiche e, soprattutto, ai giovani e a nuove idee. L’industria dovrà interpretare al meglio questo cambiamento e accogliere l’energia fresca e il pensiero differente dei nativi digitali, orientato alla soluzione più che al processo; allo stesso tempo i giovani dovranno saper ascoltare i bisogni delle imprese, capire ciò che queste vogliono realizzare per trasformarsi e per crescere, in un dialogo reciproco e produttivo. Dobbiamo imparare a mettere in moto un circolo virtuoso, che comprende anche finanziamenti e sostegno ai nostri giovani. Possono stupirci, hanno idee straordinarie.