Immagine: Jacopo Sacquegno.

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Io & Tech. Piccoli esercizi di Tecnologia

di Massimiano Bucchi

28 luglio 2020
Versione stampabile

La tecnologia è una presenza costante nella nostra vita quotidiana. Le notifiche scandiscono le nostre giornate, i servizi offerti dai colossi dell’economia digitale selezionano le informazioni a cui possiamo accedere, propongono i temi da discutere, suggeriscono nuovi contatti e reti sociali. Ma vivere con la tecnologia non significa comprenderla. A scuola non se ne parla quasi mai. Nei media se ne parla perlopiù per esaltarla, o per demonizzarla. Con il tono spigliato e ironico di chi conosce molto bene la materia, in questo libro Massimiano Bucchi ci accompagna tra sette semplici lezioni, dialoghi immaginari con le nostre App ed esercizi rivelatori da fare con lo smartphone. Per capire che la soluzione non è né accantonare o rifuggire le tecnologie né sottovalutare l’impatto che hanno su di noi, ma riconoscerne tanto i benefici quanto le controindicazioni. Non c’è rosa tecnologica senza spine. Prenderne coscienza è un primo passo, e nemmeno troppo piccolo.

Massimiano Bucchi è professore ordinario presso il Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale dell'Università di Trento.

Dall'introduzione

La tecnologia è una presenza costante nella nostra vita quotidiana, eppure nessuno ci insegna a comprenderla. A scuola non se ne parla quasi mai. Nei media se ne parla perlopiù per esaltarla, oppure per demonizzarla.
“Io e Tech” cerca di offrire alcuni spunti per capire come le tecnologie – quelle digitali, ma non solo – abbiano cambiato e continuino a cambiare le nostre vite.
Le notifiche sugli smartphone scandiscono le nostre giornate. I servizi offerti dai colossi dell’economia digitale come Google e Facebook selezionano le informazioni a cui possiamo accedere e quelle che ci sono precluse, ci propongono i temi di cui parlare con i nostri conoscenti, ci suggeriscono nuovi contatti e reti sociali. Piattaforme come Airbnb hanno ormai più potere di qualunque sindaco nel ridisegnare la geografia abitativa – e quindi umana – delle nostre città, destinando interi quartieri all’accoglienza turistica e allontanandone progressivamente i residenti.
Giganti della distribuzione come Amazon, catalizzando i nostri acquisti, ridefiniscono la mappa del commercio locale e quindi la struttura dei centri urbani, dove i negozi spariscono e sono sostituiti da bar o ristoranti.
I servizi di consegna a domicilio del cibo ordinato via internet riflettono e al tempo stesso configurano nuove abitudini alimentari, oltre che nuove categorie di lavoratori sottopagati. 
Ma occorre subito sgomberare il campo da un equivoco. Il rischio, appunto, di cadere in uno dei due estremi, antitetici ma ugualmente inutili, di cui sopra. Come esaltare a priori la tecnologia è ingenuo e ha contribuito a farci sottovalutare le potenziali conseguenze negative della rapida diffusione di alcune innovazioni, così demonizzarla in blocco non serve a nulla, né ci aiuta a comprenderla.
Tutti sappiamo che tecnologie, servizi e piattaforme come quelle citate hanno avuto un successo così repentino e straordinario proprio perché permettono, tra l’altro, di accedere a contatti, informazioni o prodotti che una volta sarebbero stati inaccessibili, o troppo costosi, per la maggior parte di noi.
Ecco una prima lezione da approfondire. La tecnologia dà e toglie allo stesso tempo. Da un lato crea, dall’altro distrugge. Se avete un hotel con un suo giro di clienti, Airbnb probabilmente vi toglie. Se siete un turista che prima era costretto ad accettare tariffe alte o servizi poco soddisfacenti, Airbnb vi dà certamente qualcosa che giudicate come positivo. I problemi arrivano quando tutti questi piccoli danni o convenienze si sommano su larga scala: allora i dolori non sono più solo per l’albergatore, ma per la città, per gli studenti universitari che non trovano case in affitto, per l’erario che non riesce a tassare un simile giro d’affari. Alla fine i problemi si riversano anche sugli stessi turisti, che pensavano di essere stati furbi (anzi “smart”, come si usa dire oggi) e che invece trovano luoghi di vacanza o di svago congestionati di altri turisti furbi come loro. 
Questo libro non invita ad accantonare o rifuggire le tecnologie. Primo perché sarebbe insensato, e secondo – come si spiegherà più avanti – perché è di fatto impossibile. Provate oggi a essere un adolescente senza smartphone, provate a fare il vostro lavoro senza internet: con pochissime eccezioni, non si può.
Ma questo libro non invita neppure ad accettare passivamente, o peggio ancora a sottovalutare in modo acritico, l’impatto che le tecnologie hanno su di noi e il modo in cui ci cambiano.
Il libro alterna alle lezioni alcuni dialoghi ed “esercizi”. Quanto più una tecnologia si diffonde e acquista un ruolo pervasivo nella nostra vita, tanto più cresce la sua capacità di rendersi necessaria e data per scontata. Questo contribuisce a rendere molto difficile, per gli utilizzatori, metterne a fuoco le implicazioni in termini di privacy e condivisione dei dati. Immaginare in forma di dialogo il nostro rapporto non sempre evidente con queste tecnologie può aiutarci a dargli concretezza.

Per gentile concessione della Casa editrice Bompiani.


Immagine tratta dal riassunto visuale del grafico Jacopo Sacquegno

Immagine di Jacopo Sacquegno