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L'elefante di Carlo Magno. Il desiderio di un imperatore

di Giuseppe Albertoni

28 ottobre 2020
Versione stampabile

Nell’anno 802 giungeva ad Aquisgrana per l’imperatore Carlo Magno un dono davvero fuori dal comune: un elefante, di nome Abul Abbas, che il califfo di Baghdad Harun al-Rashid aveva inviato a seguito della richiesta che lo stesso Carlo Magno gli aveva espressamente fatto qualche anno prima. Ma perché quell’inconsueto desiderio di Carlo? E che significato dare allo scambio di doni fra l’imperatore e il califfo? Quella dell’elefante di Carlo Magno può apparire la storia di una stramberia, l’avventura un po’ triste di un povero animale finito a morire nel freddo clima germanico, ma in realtà tutta la vicenda, se attentamente interrogata, svela molto dei rapporti diplomatici del tempo, della politica del dono, del significato politico che il possesso di un elefante, come attributo di regalità, poteva avere, e anche dell’immagine che allora l’Europa cristiana si faceva del mondo.

Giuseppe Albertoni è professore ordinario di Storia Medievale presso il Dipartimento di Lettere e Filosofia dell’Università di Trento

Dall'introduzione (pagg. 7-8)

Un elefante fu richiesto da un re. Questa frase potrebbe sembrare l’inizio di una fiaba, ma la ritroviamo, sia pure con una diversa formulazione, nella prima biografia di Carlo Magno, la Vita Karoli, composta da Eginardo attorno all’830, a un quindicennio circa dalla morte del primo imperatore franco. Nel narrare il rapporto di amicizia che legava Carlo Magno al califfo Harun al-Rashid, ricordò infatti come quest’ultimo gli avesse inviato «dietro sua richiesta, anche un elefante, l’unico che in quel momento aveva».
Eginardo, che di Carlo Magno era stato uno dei principali collaboratori e confidenti, non disse nulla delle ragioni che si nascondevano dietro questa richiesta, testimoniata solo dalla sua affermazione e da quella di un testo agiografico coevo. Altre narrazioni storiche raccontano solamente l’arrivo dell’elefante in Italia nell’801, l’anno successivo all’incoronazione imperiale di Carlo Magno, e fanno cenno al lungo viaggio che gli permise di giungere nell’estate dell’802 ad Aquisgrana, presso il palazzo che Carlo Magno aveva scelto da tempo come sua principale residenza.
Molti di coloro che hanno studiato la storia di Abul Abbas – questo era il nome dell’elefante – hanno trascurato tuttavia la circostanza che fosse stato richiesto, circostanza ignorata o ritenuta un orpello retorico. La tesi principale di questo libro, invece, è che solo se prendiamo in considerazione questa richiesta possiamo comprendere il motivo del desiderio di Carlo Magno, che fu in primo luogo un desiderio politico. Lo faremo ricostruendo dapprima il racconto dell’arrivo di Abul Abbas proposto dalle fonti coeve, di cui cercheremo di comprendere le strategie narrative e le ristrette comunità di lettori alle quali erano destinate. Tratteggeremo poi il contesto geopolitico che fece da sfondo al lungo viaggio dell’elefante Abul Abbas e di coloro che furono inviati a prenderlo da Carlo Magno, tra i quali ebbe una funzione decisiva l’ebreo Isacco.
Ma quale percezione e rappresentazione del mondo avevano nelle loro menti Isacco e le molte persone che in quella lontana fase storica attraversarono l’Europa, l’Africa settentrionale e l’Asia? Proveremo a rispondere a questa domanda nel terzo capitolo, mentre in quello successivo ricostruiremo le conoscenze fisiologiche sugli elefanti in età carolingia e i diversi significati simbolici che furono loro attribuiti, fra cui uno, a mio avviso, fu decisivo per la richiesta di Carlo Magno: la rappresentazione, di tradizione antica e orientale, dell’elefante come animale regio e imperiale, l’animale che si inginocchia davanti al re.
Emblema vivente della nuova identità imperiale di Carlo Magno, l’elefante Abul Abbas morì di morte improvvisa nell’810. Successivamente il suo ricordo iniziò ad attenuarsi in un nuovo contesto politico nel quale il modello imperiale romano evocato da Eginardo e da altri autori del tempo fu gradatamente superato. L’elefante Abul Abbas iniziò ad apparire come una lontana ed esotica stravaganza, benché altri sovrani nel Duecento e in età moderna avessero accanto a sé un elefante. Ma mai questo elefante fu frutto di una richiesta.

L'elefante di Carlo Magno. Il desiderio di un imperatore di Giuseppe Albertoni, Il Mulino, 2020, pp.184